rassegna stampa roma

Governo Tavecchio, gli attori staranno all’opposizione…

Resta fuori, delle grandi, solo la Roma: ma questa Roma, made in Usa, ha idee e coraggio

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Carlo Tavecchio resterà alla guida del calcio italiano più di due anni: dal prossimo 11 agosto sino all'inizio del 2017 perché, per regolamento, si può votare sino al 15 marzo dell'anno successivo a quello olimpico. Non sarà, credo proprio, un re travicello: ma dovrà imparare a parlare in pubblico perché le gaffe su chi mangia le banane in futuro dovrà evitarle. Perché non ha letto il suo programma, che è chiaro e dettagliato? Si è lasciato prendere dall'entusiasmo, dalla commozione per l'ovazione dei delegati della sua Lega (Dilettanti), della Lega Pro, e anche per l'appoggio, molto più forte del previsto, della Serie A (per lui 18 firme su 20). L'11 agosto, e Tavecchio accetti il suggerimento, eviti di andare a braccio e legga un testo.

Ma veniamo alla sostanza: la Lega di A ha tradito Albertini e appoggia Tavecchio. Solo la Juve e la Roma sono contrarie. La Lega di A ha preparato una piattaforma, votata all'unanimità, da sottoporre adesso ai due candidati presidenti: la Roma aveva dei dubbi, non tanto sul merito ma piuttosto sul metodo. Era meglio, secondo i dirigenti giallorossi, farla avere prima di approvarla a Tavecchio e Albertini: ma poi anche la Roma ha votato a favore. Buon segno, la Lega, in passato sempre divisa, ora è compatta. Ne va dato atto. Così come per i diritti tv (e se arriverà un miliardo e 200 milioni sarà un miracolo di questo tempi), ora i presidenti si compattano sul nuovo n.1 della Figc. In consiglio federale sono entrati, come si sa, l'inamovibile Lotito e Gino Pozzo.

Andrea Agnelli ha fatto un passo indietro: per coerenza, spiega, avendo appoggiato la candidatura Albertini, ma forse c'era anche di mezzo il problema dell'articolo 29 dello statuto che gli vietava qualsiasi carica a meno che rinunciasse al contenzioso, oltre 400 milioni, con la Figc. Peccato, Agnelli nel governo del pallone (la Juve manca dal 2006, da Giraudo) avrebbe portato idee e la sua decisione di fare un passo indietro è piaciuta poco ai club che lo appoggiavano (e che poi sono passati, armi e bagagli, con Galliani-Lotito). Comunque, la Juve è entrata nel consiglio di Lega, così come Fiorentina e Inter escluse in passato. Resta fuori, delle grandi, solo la Roma: ma questa Roma, made in Usa, ha idee e coraggio, sembra di essere tornati al tempi di Franco Sensi che incuteva timore a tutti. Ora c'è Mauro Baldissoni che porta avanti istanze di riforma, e che è nettamente contrario all'investitura di Tavecchio (ancor più dopo la gaffe dell'altro giorno). Tavecchio ha oltre due anni per "svegliare" il calcio italiano come sostiene: non sarà facile, ma credo che qualcosa potrà fare, se, ovviamente, avrà la collaborazione di Leghe e componenti. Una sua proposta però già rischia di tramontare: Tavecchio vorrebbe che nell'assemblea elettiva dell'11 agosto si parlasse anche di riforma dello statuto. Tolta l'elezione del presidente, di fatto resiste un diritto di veto, e nemmeno tanto occulto: il futuro inquilino di via Allegri vorrebbe quindi portare il quorum dal 75% al 65% per le modifiche statutarie. Ma sindacato calciatori e assoallenatori (30% fra tutti e due) si oppongono, temono di essere stritolati dalle Leghe, ormai più che compatte fra loro. Tavecchio quindi rischia di governare con l'opposizione degli attori del calcio, giocatori e allenatori che scendono in campo. Lo sa, ma ha con sé Macalli, Lotito, Abodi e anche gli arbitri, elogiatissimi nell'assemblea di Fiumicino, voteranno per lui (2%).

Anche sul fronte stranieri, ci sarà da trovare una soluzione: Albertini vuole almeno 8 giocatori selezionabili per la Nazionale in una rosa di 25 e via al tetto per gli extracomunitari (come la Germania). Per Tavecchio invece bisogna tentare di mettere un freno all'uso indiscriminato di comunitari (ma sarà quasi impossibile convincere la Ue) e sul fronte extra si deve prendere gente solo di un certo livello, come fa l'Inghilterra (è quello che ha tentato di ieri venerdì...). Se Tavecchio avrà un governo forte, allora potrà lasciare il segno: non dipende solo da lui.In un'intervista al Foglio, Giovanni Malagò, n.1 dello sport italiano, ha detto: "Il calcio ha bisogno di meno avventurieri, di meno gente con conflitti di interesse che entra nel calcio per fare soprattutto altro. Questo sport, oggi in crisi, ha bisogno di una classe dirigente all'altezza". Nessun nome, anche se li ha ha ben chiari in mente. A lui non sarebbe spiaciuto Albertini, ma lavorerà con Tavecchio per il bene del calcio. Presto confronteranno le loro idee. Con buon senso. E zero gaffe...