Il cerchietto rosso sul fotogramma, quello che spazza via l'ultima barriera per l'avvento della tecnologia nel calcio, non è tanto quello che mostra, e proprio bene, di quanto il pallone avesse varcato la linea di porta a Marassi. Basta spostare un po' la visuale e soffermarsi, nella stessa immagine, su quell'omino in giallo che si piega un po', per guardare meglio, per non perdersi proprio nulla di quanto sta accadendo. È il famoso addizionale, il giudice di porta, un arbitro che trascorre la sua partita ad aspettare un momento così, in cui dare un senso alla propria esistenza e al proprio gettone di presenza. Quello di Genova di chiama Daniele Chiffi. E' posizionato (si dice così) come gli hanno insegnato ai corsi degli arbitri, piantato sulla linea di fondo campo, appena fuori l'area piccola, perfettamente allineato ai due pali della porta. E' un po' piegato per mantenersi in asse, per mettere il pallone colpito dal palermitano Morganella e deviato dalla traversa nel radar del suo campo visivo e valutare quello: che tocchi almeno un pezzetto della linea di porta, oppure no.
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Gol fantasma e l’inutile arbitro di porta
"Il vecchio Tavecchio ha corretto il tiro, e ora preme sull'acceleratore: l'anno prossimo si cambia, ci sarà "l'occhio di falco"
Nel primo caso non è gol. Nel secondo, sì. Chiffi dunque si piega, aguzza, scruta, valuta. E sbaglia. Non vede. Quindi ufficializza, oltre l'ingiustizia subita dal Palermo, l'inutilità sua, del suo gettone di presenza da mille euro, del suo ruolo e perfino dei paroloni di Michel Platini, il presidente dell'Uefa che non perde mai occasione per ribadire che quella degli arbitri di porta è la soluzione migliore. Ecco, Michel, no. Non lo è, perché anche loro, come i colleghi arbitri in capo, non vedono, sbagliano, creano ingiustizie palesi e sospetti, fanno insomma casino. E visto che oltretutto costano cari, non si capisce proprio perché qualcuno dovrebbe continuare a pensare che siano meglio rispetto alle telecamere, che vedono meglio, non sbagliano, non fanno casino, non creano sospetti.
Lo ha capito perfino uno come Tavecchio, che non è proprio un genio dell'innovazione e che, poverino, all'inizio aveva fatto anche lui un po' di confusione, straparlando di un'Italia pronta per la moviola in campo, quando la moviola con i gol fantasma non c'entra nulla. Poi il vecchio Tavecchio ha corretto il tiro, e ora preme sull'acceleratore: l'anno prossimo si cambia, ci sarà "l'occhio di falco", gli arbitri invece di due assistenti addizionali avranno a disposizione un orologio che li avvertirà dopo cinque-sei secondi se una palla è entrata o no, e tutti saremo più sereni. Resta solo una cosa da fare: convincere la Lega calcio, quindi i club, a pagare le spese di installazione e manutenzione dei sistemi video negli stadi. Si rassegni Platini, e si consoli: il conto non lo pagherà lui.
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