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Gare truccate con la complicità dei club, l’inchiesta ora punta al secondo livello

(La Repubblica-G.Foschini/M.Mensurati) Il vero salto di qualità offerto dall’indagine barese sul calcioscommesse non ha a che vedere col gesto surreale di Andrea Masiello,

Redazione

(La Repubblica-G.Foschini/M.Mensurati) Il vero salto di qualità offerto dall’indagine barese sul calcioscommesse non ha a che vedere col gesto surreale di Andrea Masiello,

colpevole di essersi venduto un derby calciando la palla dentro la propria porta. Il vero salto di qualità dell’indagine ha a che vedere con il ruolo delle società nel gestire e organizzare le partite truccate. Gli investigatori coordinati dal procuratore Antonio Laudati sono convinti che una buona parte delle gare truccate in serie A nel periodo oggetto della loro indagine – le stagioni 2009-2010 e 2010-2011 – siano state messe in piedi con la complicità più o meno esplicita dei club. Tanto che hanno aperto un apposito filone d’indagine. Del quale si intravedevano già numerose tracce nelle centinaia di omissis di cui sono pieni gli atti. LE ACCUSE ALLA SAMP - La partita Bari-Sampdoria del 23 aprile 2011 sarebbe stata combinata, secondo gli inquirenti proprio con il contributo di uomini riconducibili alla dirigenza. «A metà settimana – mette a verbale Marco Rossi, ex difensore del Bari oggi a Cesena – Masiello mi ha detto che ci sarebbero stati 400mila euro in caso di sconfitta». Ora gli investigatori stanno cercando di capire chi c’era dietro il difensore. E hanno appuntato due fattori: il primo è che la partita era stata “richiesta” anche dai tre ultras, indagati per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Il secondo è che agli atti ci sono due incontri tra il calciatore doriano (ed ex Bari) Stefano Guberti e ad Andrea Masiello. Le modalità degli incontri (Guberti aveva abbandonato il ritiro della squadra in entrambe le occasioni senza nessun problema, senza multe né rimproveri), l’entità della cifra messa a disposizione e, soprattutto, “importanti riscontri testimoniali” lasciano pensare agli inquirenti che l’ala della Sampdoria non avesse agito di testa propria e che probabilmente il “mandante” andava cercato tra i referenti della società blucerchiata. L’AGGRESSIONE DI PARMA - C’è poi una seconda partita, quella tra Parma e Bari. Anche in questo caso a parlare è il giocatore Marco Rossi. Racconta di essere stato aggredito negli spogliatoi dal collega del Parma Morrone al grido di «gli accordi non erano questi». Anche in questo caso il sospetto è che di questi accordi ne sapessero di più negli uffici della società emiliana che negli spogliatoi. L’OMESSA DENUNCIA - Oltre al “problema società” il mondo del calcio si troverà nei prossimi giorni ad affrontare anche un’altra emergenza, effetto collaterale del calcioscommesse. Ed è l’emergenza “omessa denuncia”. Molti giocatori infatti erano venuti a conoscenza delle manovre illecite. E però non le hanno denunciate. Atteggiamento che nell’ultimo processo sportivo è stato punito con un anno di squalifica. Il problema potrebbe riguardare pezzi grossi del calcio italiano come l’allenatore del Palermo Bortolo Mutti, o come i nazionali della Juventus Pepe e Bonucci. Una lista alla quale da oggi si unisce l’allenatore in seconda della Juve, Cristian Stellini. LA TELEFONATA TRA EX COMPAGNI - Il 3 febbraio 2012 il calciatore Marco Esposito chiama il suo ex compagno (giocavano insieme nel Bari fino a tre stagioni fa) Stellini il quale nel commentare le notizie giornalistiche sull’inchiesta dice: «Erano stati i tifosi stessi ad andare dai giocatori a dire: “Adesso che avete rotto i coglioni, siete retrocessi, adesso perdete le prossime due partite...” L’anno prima – dice ancora Stellini al telefono - ti ricordi... tu non c’eri a Bari... l’anno prima noi giochiamo a Genova, Bari- Genoa... però quello che ti stavo dicendo, arriva uno e mi dice: “In tutta Italia mi dicono che voi fate così”. Io gli dico: “Guarda che non è vero niente, gli dico, io non so niente e quindi...”. Quello mi fa: “Però sai, visto che ormai la voce si è sparsa in giro, tutta Bari ha deciso di scommettere”. Io: “Che cazzo me ne frega”. E lui: “Se dovete fare un favore, qua c’è gente che ha messo tanti soldi, fateci la cortesia”. Io gli dissi: “Guarda l’unica cortesia che posso fare e che se puoi togliere i soldi che hai messo toglili, perché noi giocheremo la partita per vincere”. La partita finì 3 a 0 per il Bari. L’ASSEDIO DA ROMPERE Sempre nel corso della telefonata, Stellini dimostra di sapere davvero molto di quello che succedeva ai giocatori del Bari: «La società non li proteggeva, li faceva andara piedi dallo stadio al campo. I tifosi li hanno minacciati, hanno fatto casino. Avevano gli zingari alle calcagna, gli zingari che gli chiedevano probabilmente di fare le truffe. Io glielo avevo detto ad Andrea... Bisogna trovare la lucidità per fermare la cosa e dire: “Ok ragazzi, siamo nella merda più totale, facciamo una cosa, chiamiamo l'Aic, denunciamo tutta questa cosa. Denunciamo tutto, qui gli zingari vengono a romperci il cazzo, a Bari ci vengono a rompere il cazzo”, perché “vogliono che gli diciamo se vinciamo, perdiamo o pareggiamo per scommettere. I tifosi ci hanno chiesto di perdere per scommettere? Oppure facevi una bella lettera alla società...”».