Il punto è: Dybala piangerà? E se sì, sarà di gioia o di malinconia, di rivalsa o di tenerezza, di emozione o di soddisfazione o magari di dolore, visto che, scrive Emanuele Gamba su La Repubblica, Dybala ha già pianto molte lacrime e di ogni tipo? Ma se stavolta invece non piangesse, sarebbe perché la scorza da cui s’è fatto rivestire in questo inizio di nuova vita lo ha corazzato a livello emotivo, tant’è che sta imparando a guardare le cose con un minimo di durezza, con quel tocco di professionale disincanto che non aveva mai preso piede nel suo calcio spontaneo (lui gioca come in cortile, come vorremmo giocare tutti) così amato dalla gente, mica solo juventina.
La Repubblica
Dybala coi lupi fra pianti e rimpianti
“Paulo ha faccia di bambino ma non lo è” diceva ieri Mourinho, richiamando a sua insaputa un vecchio giudizio di Allegri: “Dybala ha lo sguardo di un bambino, ma sa essere un killer“. Non per la spietatezza, ma per la lucida determinazione.
Nel giorno del suo ritorno a Torino, con le ferite del distacco ancora aperte, Dybala ha senz’altro l’anima in tumulto, perché della Juve era innamorato davvero e la separazione è stata un trauma.
Da allora, Dybala ha messo coperture e lucchetti al suo mondo interiore, anche se una furtiva lacrima gli è sfuggita anche la sera della festa romana tra le luci del Colosseo quadrato: lì ha riscoperto l’emozione liquida ma è riuscito, se non a trattenerla, almeno a contenerla.
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