rassegna stampa roma

Diritti tv, il piano Lotti per cambiare il calcio

Sul modello Premier League la quota uguale per tutti si vuole portarla al 50 per cento, e questo significa soldi in meno per i grossi club (Juve, Inter, Milan) e soldi in più (intorno ai 5 milioni) per i club medio-piccoli

Redazione

Matteo Renzi l'ha promesso. Luca Lotti, uno dei suoi uomini più fidati, ci sta lavorando: la riforma della legge Melandri cambierà il mondo del calcio. Ci sarà più equilibrio? E' proprio quello che vuole il governo.

Lotti è appassionato di sport, ha giocato a calcio a Firenze (in seconda categoria), è in ottimi rapporti col n.1 dello sport, Giovanni Malagò. Tempo fa si era parlato di lui come probabile sottosegretario con delega allo sport: non se n'è fatto nulla, ma Lotti di sport continua a occuparsi con la massima attenzione e passione. Sui diritti tv è già a buon punto. A Palazzo Chigi sono stati sentiti molti dirigenti del calcio: da Cantamessa a Campoccia, poi Romei (braccio destro di "Viperetta" Ferrero) e altri ancora, tutti particolarmente interessati ai diritti tv.

Ci sono due strade che sta seguendo il governo: una è legata ad una proposta di legge firmata dalle deputate (Pd) Lorenza Bonaccorsi e Daniela Sbrollini: la proposta è quasi pronta, poi sarà aperto un tavolo delle trattative. Seconda soluzione, cui sta lavorano Lotti col suo staff: intervenire sulla ripartizione dei proventi dei diritti. Adesso è al 40 per cento in parti uguali, 30 in base alla storia del club e 30 per cento in base al bacino d'utenza. Sul modello Premier League la quota uguale per tutti si vuole portarla al 50 per cento, e questo significa soldi in meno per i grossi club (Juve, Inter, Milan) e soldi in più (intorno ai 5 milioni) per i club medio-piccoli. Ma si potrebbe anche prevedere che una parte dell'aumento venga destinata al vivaio. Così si investirebbe davvero sul calcio.

Inoltre si potrebbe intervenire sul bacino d'utenza: ora è calcolato in base al numero di tifosi, in futuro si potrebbe prendere in considerazione il numero degli abitanti. Per la Juve sarebbe un danno: ha 11 milioni di tifosi ma una città, Torino, più piccola rispetto a Milano e Roma. Insomma, è prevista battaglia. Un'altra soluzione sarebbe quella di considerare i biglietti venduti, ovviamente in base all'indice di riempimento dello stadio. Sono ipotesi sulle quali si sta lavorando: queste modifiche delle ripartizioni potrebbero essere messe in una revisione della legge 91, che è datata 1981, e ormai superata. Lo scopo del governo, lo ricordo, è quello di avere un sistema-calcio più equilibrato, con meno divario fra i club. Una revisione necessaria della legge Melandri, che pure ha avuto i suoi meriti.

Sull'argomento è intervenuto anche Carlo Tavecchio, presidente Figc: "Dico con ferma chiarezza che la parte che riguarda la mutualità (10%, circa 120 milioni all'anno, ndr) non può essere affidata a un ente che non sia la Figc, che ha nel proprio ambito tutte le componenti che ne usufruiscono. Non si capisce perché debbano essere attribuiti a una Fondazione la cui maggioranza è della Lega Serie A, è evidente che qualcosa non va. Nelle nostre consultazioni con chi sta preparando la norma chiederemo con forza questo cambiamento".

Già fatto, la Figc ha un filo diretto con Palazzo Chigi: la Fondazione sarà cancellata e di quel 10 per cento se ne occuperanno a via Allegri.

Venerdì, intanto, è prevista un'assemblea di Lega a Milano: si parlerà della multa dell'Antitrust (quasi 2 milioni) e della possibilità di fare ricorso, ma si parlerà anche della situazione dei diritti tv. Anche perché il prossimo anno è previsto il nuovo bando d'asta e fra i presidenti c'è legittima preoccupazione: Sky e Mediaset, dopo la sentenza dell'Antitrust, pagheranno le stesse cifre di adesso, oltre 900 milioni all'anno?

Fulvio Bianchi/SpyCalcio