Serata surreale in un Olimpico mezzo vuoto (23 mila i presenti), infreddolito e immerso in una dura contestazione, scrive Francesca Ferrazza su La Repubblica.
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DiFra salvo per un giorno: “Siamo tutti in discussione”
Tra papere di Olsen, giocatori terrorizzati, campo appesantito dalla pioggia e panchina che più traballante non si potrebbe, la Roma riesce a battere il Genoa
Eppure, tra papere di Olsen, giocatori terrorizzati, campo appesantito dalla pioggia e panchina che più traballante non si potrebbe, la Roma riesce a battere il Genoa (3-2). Di Francesco respira, seppur a fatica, contando tre punti in più in classifica e qualche altra ora di sopravvivenza, mentre i tifosi sembrano sempre più esasperati e disamorati. La contestazione più evidente è nata nella notte tra sabato e domenica, con decine di striscioni e volantini attaccati per tutta la città con un unico bersaglio: Pallotta. “Go home”, “Vattene” e altre scritte pesanti nei confronti del presidente giallorosso, bersaglio principale, insieme al resto della dirigenza, del tifo più caldo. “Presidente, società e giocatori non siete degni dei nostri colori”, la scritta enorme esposte sul ponte Duca d’Aosta prima della sfida del Genoa, che ha visto la curva sud restare in una silenziosa protesta per dieci minuti (con le prime file lasciate vuote), e uno striscione emblematico (“21 punti in 15 partite, ve svejate?”), prima di partire con i cori di sostegno alla squadra, colorando parte del settore con 600 bandierine.
Squadra fischiata durante il riscaldamento (unici risparmiati Zaniolo e De Rossi, che si è preso l’applauso dei circa trentamila presenti), fischi che si becca anche l’allenatore, che dai cori e dagli striscioni di protesta è stato invece risparmiato.
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