rassegna stampa roma

Delitto Ciro Esposito, il silenzio della Sud dopo la condanna

La Curva giallorosso ancora non ha espresso la sua opinione sulla sentenza di condanna nei confronti di De Santis

Redazione

«Ventisei anni è una condanna eccessiva». C'è silenzio dopo la condanna a 26 anni di reclusione per Daniele De Santis per l’omicidio di Ciro Esposito. Forse appariranno nuove manifestazioni di solidarietà da quella fetta della Sud che non aveva preso le distanze da Gastone.«Daje Daniè», recitavano due striscioni esposti durante Roma-Juventus dell’11 maggio. Era apparso anche un fascio littorio, a dimostrare l’appartenenza politica del «camerata» cresciuto nella sezione di via Ottaviano. La maggioranza dei tifosi romanisti però non ha mai condiviso queste prese di posizione, stringendosi al dolore della famiglia Esposito. Un gruppo di ultrà arrivò addirittura a Scampia per consegnare una lettera alla madre.

«I messaggi di solidarietà ai ragazzi deceduti o arrestati - sottolinea Lorenzo Contucci, avvocato e profondo conoscitore della sottocultura ultrà – vengono esposti da sempre in tutte le curve italiane, perché fanno parte del linguaggio proprio degli ultrà». «È vero, ma sono stati un errore - afferma un vecchio ultrà – quelle prese si posizione non hanno fatto altro che peggiorare la posizione di Daniele, facendolo percepire come una persona peggiore di quella che è, e allo stesso tempo hanno danneggiato irreversibilmente anche la Curva Sud. Perché diciamolo la sentenza di oggi (ieri, ndr) non fa altro che confermare le tesi del primo giorno: Daniele è l’assassino e Ciro l’eroe. Ma le coltellate a De Santis chi gliele ha date? ». Dello steso avviso è l’avvocato Fabrizio Grassetti, presidente dell’Unione tifosi romanisti. Certo è che la tragedia di Ciro, oltre a distruggere due famiglie ed inasprire la rivalità tra Roma e Napoli, ha sconvolto anche l’universo del tifo giallorosso.

(L. Monaco)