"Ho sbagliato". Può sembrare un paradosso sentirlo dire, ma è comunque rassicurante ascoltarlo. Perché l’ambiente Roma non era abituato ad ammetterlo e perché è onesto ammetterlo. Come ha fatto Daniele De Rossi al termine della partita di Firenze. Ha sbagliato. È vero. Ma ammetterlo, vuole dire capirlo. E questo - scrive Piero Torri su 'La Repubblica' - fa tutta la differenza del mondo nei confronti del mondo esterno, ma soprattutto verso quello interno, leggasi spogliatoio. Perché è attraverso gli errori che si cresce, a condizione, appunto, di prenderne coscienza. Come ha fatto De Rossi a Firenze, dove probabilmente ha preso atto che pur essendo stata costruita per giocare con una difesa a tre, questa Roma si esprime meglio a quattro.
La Repubblica
Daniele De Rossi o la rassicurante sorpresa di dire “ho sbagliato”
Oltre ai risultati che fin qui promuovono con un ottimo voto l’esordiente o quasi De Rossi come allenatore, è comunque la sua onestà intellettuale e la sua capacità di prendersi responsabilitàad altri sconosciute, a rappresentare la migliore garanzia possibile in questo finale di stagione. I ventidue punti conquistati nelle nove partite di campionato con il Sedici al timone lo certificano in maniera incontrovertibile. È vero, sta per finire la parte più semplice (sulla carta) del calendario. Sassuolo in casa e, dopo la sosta, il Lecce in Salento. Poi sarà uno sprint con tanti e decisivi scontri diretti (Lazio, Bologna e Juventus all’Olimpico, Napoli e Atalanta in trasferta), ma presentarsi a questo tour de force, con la consapevolezza della propria, indiscutibile, forza e l’onestà di aver capito dove si è sbagliato, può davvero rappresentare l’arma in più.
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