Daniele, Dan e pure José: tre protagonisti per una rivoluzione

Daniele, Josè, Dan. Un allenatore entrante che ha cominciato la sua seconda carriera romanista, baci, applausi, ovazioni, lacrime, da Capitan futuro ad allenatore con un grande futuro alle spalle, un bentornato che non poteva essere che un'emozione forte, condita da tre punti contro il Verona, scrive Piero Totti su La Repubblica. Un allenatore uscente che ha lasciato tra le lacrime, uno Special One che per la prima volta nella sua grande carriera ha capito di non aver capito. Non tanto con una piazza che lo ha salutato con lo stesso trasporto delle notti di Tirana e Budapest, quanto con una proprietà che lo ha spiazzato e cacciato, c'è chi racconta che quando martedì scorso è stato chiamato negli uffici della presidenza a Trigoria, lui sia andato convinto che gli avrebbero proposto il rinnovo del contratto per poi trovare sul tavolo la lettera di licenziamento, stupore, rabbia, urla, insulti. E un presidente che dopo anni di silenzi e consensi, si è trovato pesantemente sul banco degli imputati, alla faccia dei circa novecento milioni già investiti in una Roma che da anni ha conti che definire traballanti è un esercizio di ottimismo, costando troppo rispetto a un fatturato che senza Champions (e stadio) continua a essere troppo basso rispetto a spese che si fa una dannata fatica a ridimensionare, colpevole di aver mandato via Mou, l'uomo dei sogni per quasi tutto un popolo. Sono, Daniele, Josè e Dan, i tre protagonisti principali di una rivoluzione romanista che è appena cominciata e, si spera, non sia finita. Di De Rossi si è detto di tutto e di più. Di Josè, figuratevi, siamo stati inondati da fiumi di parole che hanno fatto il giro del mondo. Di mister Dan, al contrario, si è parlato con il contagocce, se non per insultarlo e criticarlo.

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