Il guaio di Virginia Raggi sono stati i suoi fedelissimi. Perché in almeno due occasioni i suoi più fidi scudieri l’hanno trascinata davanti ai pm, scrive Vincenzi su La Repubblica, quando non addirittura in un’aula di tribunale.
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Dal falso sullo strapotere di Marra al ruolo di guru affidato a Lanzalone
I suoi più fidi scudieri hanno trascinato la sindaca Raggi davanti ai pm
Estate 2016, Raggi è stata da poco eletta. Nomina capo del personale Raffaele Marra. Ai vertici del Movimento non piace perché è uomo della passata amministrazione. Lei lo vuole a tutti i costi. E lui rimane. Fino al 16 dicembre, quando finisce in carcere con l’accusa peggiore per un dipendente pubblico: corruzione. Il 2 febbraio 2017 viene interrogata sulla nomina di Marra senior e sulla promozione (con stipendio triplicato) a suo capo segreteria di Salvatore Romeo che le ha curiosamente intestato una serie di polizze vita. Da quella vicenda e dall’abuso, la prima cittadina ne esce: il 28 settembre la procura chiede il rinvio a giudizio per falso. Cade l’abuso e Raggi, incomprensibilmente, esulta: il falso è reato punito ben più severamente dell’abuso d’ufficio. A ridosso della decisione del gip, il 3 gennaio, la sindaca, con una mossa piuttosto insolita, chiede il giudizio immediato. È chiaro che l’obiettivo è di spostare le lancette oltre le elezioni politiche del 4 marzo. Quel processo è iniziato appena tre giorni fa.
Da un guaio giudiziario al prossimo. Nel vuoto lasciato da Marra e Romeo, riesce a infilarsi Luca Lanzalone, secondo la ricostruzione della sindaca, arrivato trionfalmente a Palazzo Senatorio su consiglio dei ministri Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. Avvocato amministrativista, nell’aprile 2017 Lanzalone viene nominato alla presidenza di Acea e diventa uomo di riferimento della sindaca. Per lo stadio della Roma, certo, ma anche per molto altro. Fornisce pareri su tutto, nomine comprese: è stata la stessa Raggi a dire ai magistrati che fu Lanzalone a consigliarle Franco Giampaoletti come direttore generale del Campidoglio. Per qualche tempo, tutto sembra filare liscio.
Ma, ancora una volta, Raggi ha puntato sul cavallo sbagliato: il 13 giugno Luca Lanzalone viene arrestato. La procura lo accusa di avere ricevuto utilità da Luca Parnasi, il costruttore dello stadio della Roma. Questa volta la sindaca è testimone, non indagata. Ma, nel giro di pochi giorni, si trova, di nuovo e per due volte, faccia a faccia con il procuratore aggiunto Paolo Ielo, lo stesso che l’ha trascinata a processo. E che ora vuole capire quanto e quale potere avesse Lanzalone. E per quale motivo.
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