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Da piazza Epiro a Trigoria. Totti e il padre, sceriffo nell’ombra

Francesco Totti Instagram

Presente ma non incombente, sempre pronto a stimolare il futuro capitano. Il rito della porchetta anche nei ritiri. La malattia e il Covid che lo ha portato via

Redazione

La sua vita è stata per anni stretta in quel quadrilatero di vie dell’Appio Latino, in quella via Vetulonia che nell’immaginario della romanità e del romanismo è rimasta mitica. Lorenzo Totti, per tutti Enzo, da quelle parti era semplicemente “lo Sceriffo” da prima che il più piccolo dei suoi due figli, un certo Francesco, facesse impazzire i tifosi della Roma, come riportano Matteo Pinci e Francesca Ferrazza su La Repubblica.

La Roma, la squadra per cui faceva il tifo anche Enzo, da sempre, trasmessa dal suo di papà, Gianluca, scomparso quando Francesco era davvero piccolo, appena un bambino. Se ne è andato in un reparto Covid dell’ospedale Spallanzani, dove era stato portato dopo aver scoperto di essere positivo. Isolato, come tutte le vittime di questo tremendo virus, che ha aggravato il suo corpo già provato dal diabete, ma non solo. La sua vita per anni è stata tutta in pochi metri: casa, dove Enzo ha ospitato anche il suocero malato, chiedendo ai vicini di far posto a una poltrona letto per far dormire lì Francesco. E poi il bar del signor Lustri, la spesa al mercato di piazza Epiro, il meccanico Catalani, i corsi di nuoto per i figli a via Mauritania.

Enzo seguiva la Roma in trasferta per ammirare da vicino i gol del figlio, vedendone crescere la fama ma senza mai farsene travolgere. E in ritiro allestiva splendidi tornei di carte con gli intimi, proprio a due passi dai campi di montagna in cui sudavano i calciatori. Che lo conoscevano e avevano imparato a volergli bene: De Rossi, su tutti, ma anche Perrotta, o il tecnico Spalletti, che era stato suo vicino di casa. “Una persona perbene”, dice di lui chi lo conosceva, senza tradire il minimo dubbio. Generoso, anche. Basti chiedere a Cassano, che ospitò come un padre nella casa all’Axa, la prima in cui si erano trasferiti, diventando per lui insieme alla moglie l’unico surrogato di famiglia che avrebbe avuto per anni. Una generosità che tracimava in feste organizzate senza preavviso negli spogliatoi della squadra: Francesco il compleanno l’ha festeggiato per anni, a Trigoria, affettando la porchetta intera portata dal papà, anche a costo di indispettire qualche allenatore.

Era presente Enzo, ma invisibile: non perché oscurato dal figlio, ma al contrario per non rubare nemmeno un raggio della luce che da lui emanava.