La vita dell’illustre tifoso Colin Shindler non ha pace. Scrittore, autore televisivo, docente di American and British film and cultural history a Cambridge, nel ‘98 raggiunse la popolarità con “La mia vita rovinata dal Manchester United”, memorie di un ebreo ortodosso cresciuto nella Manchester anni ‘50 con l’amore per il City, l’altra squadra della città, povera e disgraziata. Adesso però che il suo club, rianimato dai petroldollari, è ricco e titolato, Shindler non l’ama più come una volta. E due anni fa ha scritto “La mia vita rovinata dal Manchester City”.
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Colin Shindler: “Io e il mio City: ora che è ricco lo amo di meno”
«Nutro verso Totti una profonda ammirazione da tanti anni. Come Steve Gerrard a Liverpool, è un punto fermo della Roma da sempre, sembra ringiovanire col tempo. È abile, molto intelligente, per nulla penalizzato dall’età: il suo cervello è...
Shindler, è davvero così difficile tifare City oggi?
«Non lo è per il 99 per cento dei supporters . Poiché io ho delle forti convinzioni etiche sulla politica degli attuali proprietari, trovo duro amare la squadra per cui tifo da sessant’anni. È triste. Se garantissero più democrazia al popolo di Abu Dhabi e ai loro docenti universitari, se trattassero le donne con un minimo di decenza, se la smettessero di finanziare Hamas… ».
C’è un giocatore che ama, oggi?
«Direi ammiro, più che amo. Su tutti Agüero: l’infortunio arriva all’apice della carriera. Poi Kompany e Silva. E Hart, perché è uno dei due inglesi su undici titolari. Cosa che preoccupa solo me e pochi altri tifosi ».
All’Olimpico la sfida fra Garcia e Pellegrini: un francese che ha conquistato Roma e un cileno che si è preso la parte blu di Manchester.
«Conosco davvero poco Garcia per un giudizio approfondito. Pellegrini mi piace, con cautela. È bravo, ma viene dal Cile e ha lavorato in Spagna: preferirei un manager inglese, però ai proprietari non interessa e non accadrà mai. Mi piace il suo stile non urlato, ma come tutti è un bad loser, non sa perdere. Prendete il commento dopo il ko di Barcellona nell’ultima Champions: disse che l’arbitro veniva da un piccolo Paese, la Svezia, il che lo rendeva inadatto ad arbitrare una gara così importante. Ecco, io l’ho trovato decisamente di cattivo gusto ».
Totti invece lo conosce bene: con il gol all’andata è diventato il più anziano a segnare in Champions.
«Nutro verso Totti una profonda ammirazione da tanti anni. Come Steve Gerrard a Liverpool, è un punto fermo della Roma da sempre, sembra ringiovanire col tempo. È abile, molto intelligente, per nulla penalizzato dall’età: il suo cervello è rimasto giovane e geniale ».
Un altro che toglierebbe a Garcia?
«Gervinho. L’avevo visto all’Arsenal, è molto più pericoloso adesso di allora. Credo che il trasferimento da Garcia gli abbia fatto bene, a Londra non era molto apprezzato. Che è poi il motivo per cui Wenger l’ha lasciato andare».
Come finirà all’Olimpico?
«Ma è matto? Vuole che faccia un pronostico? Non prevedo mai un risultato, è inutile e ti fa sembrare uno stupido quando sbagli!»
Provi almeno a immaginare che partita sarà.
«La Roma all’Olimpico di solito è favorita, invece dico che avrà bisogno di tutto il suo potenziale per farcela. Il City, infortuni a parte, viene da un periodo eccellente: non mi sorprenderei se vincesse, e di sicuro un gol lo farà. Questo vuol dire che la Roma non può accontentarsi del pareggio».
Nell’ultimo libro lei definisce Balotelli «uno dei giovani talenti con un’età anagrafica molto lontana da quella mentale». Ora è sotto inchiesta per razzismo. Non le manca, vero?
«No, tranquilli, Mario non mi manca per niente e anzi se lascerà Anfield a gennaio dubito che mancherà ai tifosi del Liverpool! È una vergogna l’ultimo caso in cui è coinvolto: io non penso minimamente che lui sia antisemita, non nel senso del termine che io intendo, ma dopo tutto quello che era accaduto ad Anelka, beh, solo un matto poteva mettersi nei guai e Balotelli ha dimostrato di essere matto. Cosa che noi tutti già sapevamo».
Nel libro lei “prova” a venderlo allo United.
«Un tifoso dello United, dopo due errori di Berbatov, mi dice: ve lo diamo per 50 pounds. E io: solo se vi prendete Balotelli in cambio. Si ride, è così che dovrebbe andare fra rivali».
L’Italia si è ripresa Mancini, altro ex del City.
«Fra i giocatori qui era divenuto impopolare. Ma la folla lo amava perché ha riportato il titolo dopo tanti anni. Io lo ammiro professionalmente ma non mi dà un particolare impatto emozionale, come molti protagonisti del City attuale ».
Non rimpiange neppure Tevez?
«Sul piano dell’empatia, stesso discorso. In due anni al City almeno si è dimostrato un finalizzatore eccezionale. Ma non gli perdono il deplorevole comportamento a Monaco di Baviera, quando si rifiutò di entrare: una grave mancanza di rispetto ».
Lo United è in disgrazia, Ferguson non allena. Non è che adesso “gli altri” le stanno un po’ simpatici?
«Assolutamente no: la mia fortissima antipatia per lo United resiste! Okay, Ferguson è andato via, ma la mia allergia è cominciata molto prima del suo arrivo e continuerà per tanti anni dopo il suo addio. Provo un enorme piacere nelle loro sconfitte. Vedere lo United perdere, oggi, è la gioia più grande che io abbia avuto mai dal calcio. Ci sono ancora due partite in cui davvero voglio che il City vinca. I due derby».
Ultimamente capita spesso.
«Quattro vittorie di fila, una cosa meravigliosa. Lo confesso: non mi interessa se il City vince lo “scudetto”, come dite voi, o la Champions. Voglio solo che continui a battere lo United».
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