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rassegna stampa roma

Cambiare per stupire: le tre metamorfosi cercando lo scudetto

La guarigione di Ruediger, la trasformazione tattica di Spalletti ed il talento di Nainggolan, sono state le chiavi per la svolta nel campionato della Roma

Redazione

Allegri, Spalletti e Sarri ci stanno insegnando come sia raffinata l’arte dell’adattamento (che per altro è la stessa che sta consentendo a Conte di dominare la Premier), di quanto importante sia essere elastici, anche resilienti, di sicuro creativi.

Spalletti è sempre stato il meno “italiano” dei nostri allenatori, ma l’esperienza all’estero ne ha evidentemente attenuato l’eresia, riportando a fior di pelle il codice genetico. L’uomo che importò il 4-2-3-1 e il falso 9 (Totti) oggi è diventato uno speculatore, gioca al risparmio, bada al sodo: gli anni in Russia gli hanno insegnato a non vergognarsene, prima invece qualche pudore ce l’aveva. La sua Roma è incompleta e imperfetta, e la formula di partenza (trequartisti a profusione, difesa alta e i terzini a spingere) regalava bellezza ma acuiva sia l’incompletezza sia l’imperfezione. Fino al 30 ottobre era la squadra che segnava di più in serie A, ma da quella domenica (0-0 a Empoli) è divenuta quella che incassa di meno: la guarigione di Ruediger, grande ed eclettico difensore, è stata il pretesto per una trasformazione tattica che ha indirizzato quella mentale: Spalletti ha insegnato alla Roma a essere paziente, ad aspettare il momento, a sfruttare i talenti versatili che ha, in particolare quello di Nainggolan, come riporta Gamba su La Repubblica. La partenza di Salah per la Coppa d’Africa è stato un ulteriore giro di vite difensivo, e chissà cosa accadrà quando tornerà. In un certo senso sta facendo il percorso inverso di Allegri, ma per entrambi la ricerca del meglio non poteva che andare in questa direzione.