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Una bufera rischia di spazzare via il Fair Play Finanziario dell’Uefa di Platini

Un tribunale belga ha infatti stabilito, almeno provvisoriamente, che non si può imporre un limite di 30 milioni al deficit di un club di calcio, ma che può sforare almeno fino al precedente limite di 45

Redazione

Spendete pure, tanto un cavillo si trova. Cioè se trovate altri Kondogbia che costano quasi 40 milioni di euro – l’acquisto più costoso nel calcio italiano dopo l’affare Higuain al Napoli – comprateli pure. L’Uefa e il Fair Play Finanziario se ne faranno una ragione, e non è detto che questa spada di Damocle debba penzolarci sulla testa vita natural durante. Non è tutto così scontato infatti… Del resto anche l’Inter era/è nel mirino dell’Uefa, già sanzionata addirittura con un documento accordo che comunque consente ancora una certa operatività: cioè comprare va bene, purché contemporaneamente si vendano altri giocatori e si contenga dunque il deficit (al di sotto del limite 30 milioni). E infatti per l’operazione Kondogbia i contabili di Thohir hanno programmato una spesa di una 15 di milioni per i prossimi 5 anni, tra ammortamento del costo della clausola rescissoria, più bonus vari e l’ingaggio profumato da pagare al calciatore francese. Mettici Murillo, mettici Miranda, Felipe Melo e magari Salah – che chiede Mancini – e fai presto a far sballare paurosamente i conti.

E’ così? E’ finita? Il mercato sarà sempre condizionato dal FFP voluto tanto da Monsieur Platini per eliminare lo strapotore di quei potentati economico-finanziari che se ne infischiano dei bilanci e dell’equilibrio ma sono unicamente interessati al boom del proprio club e del proprio marchio, si chiamino Manchester City o Paris Saint Germain? No, non è finita. Un tribunale belga ha infatti stabilito, almeno provvisoriamente, che non si può imporre un limite di 30 milioni al deficit di un club di calcio, ma che può sforare almeno fino al precedente limite di 45.

L’Uefa ha già annunciato preoccupata che farà ricorso, si va al secondo grado. Ma intanto la notizia già campeggia su tutti i media internazionali, in particolare l’Equipe che la sbandiera come il primo sasso tolto dal muro del Fair Play Finanziario. Del resto i club di calcio sono società per azioni, che vivono e prosperano nel libero mercato internazionale. Né più né meno come aziende o industrie che costruiscono automobili o telefonini, caffè o pannolini per bambini. Sapete chi è l’avvocato che ha concepito, su interesse di alcuni calciatori e procuratori locali, questo ricorso? Jean Luis Dupont, lo stesso della famosissima sentenza Bosman (Jean Marc, centrocampista che senza essere un campione anzi, ormai è un modestissimo lavoratore con problemi addirittura di alcolismo e indigenza, rivoluzionò il mercato del calcio) che dal 1995 consente a tutti i calciatori comunitari ed equiparati di muoversi liberamente nei campionati europei, come comunissimi lavoratori. Senza essere obbligati insomma da tetti o limitazioni al tesseramento.

Il Fair Play Finanziario ha dunque le ore (i mesi, dai…) contati? Forse no, forse sono solo i limiti del deficit che non saranno così assillanti e tassativi, di certo quando l’avvocato Dupont scende in campo, il calcio trema e il sistema rischia di saltare. Altro che Kondogbia a 40 milioni, il Milan si potrebbe comprare Cristiano Ronaldo (vuoi che Galliani non prenda un aereo per provarci?) e nessuno potrebbe dire nulla. Chissenefrega di questo FFP.