rassegna stampa roma

Bravo Prandelli, si è messo in discussione

Cerca di capire se e dove ha sbagliato e come rimediare.

finconsadmin

Si è scatenata, nelle ultime ore, la caccia alla formazione dell'Italia. A  cui evito volentieri di partecipare: i dubbi, e perplessità, sono stati d'altronde espressi prima del Mondiale, su certe scelte, e non possono, non devono, essere sempre e solo i  risultati a orientare elogi e critiche.

Troppo facile aspettare gli eventi, esaltarsi ed esaltare i protagonisti per una vittoria, cambiare completamente registro per una sconfitta. Il calcio è, nella sua semplicità, conoscenze ed esperienza. E possono sbagliare i critici, come può sbagliare un allenatore (anche se molto più raramente) ma l'importante è che sia una partita alla pari. Senza pregiudizi e, soprattutto, senza il vantaggio di parlare - come si dice - a carte viste. Avete presente certe scenette davanti ai bar di una volta? Quattro sono con le carte in mano, ognuno ignaro di ciò che può fare l'avversario o il compagno, poi c'è sempre qualcuno in piedi. Che ha il quadro complessivo e, prima o dopo, sa sempre cosa fare. E non capisce come hai fatto a sbagliare... No, meglio dirle prima le cose. E soprattutto mettendosi solo nella prospettiva del ct.

Insomma, si discute molto. E questo è comunque indicativo delle qualità, indiscutibili, tecniche e umane del nostro commissario tecnico. Prandelli può piacere o non piacere, ma ha una dote fondamentale: è uno che si mette in discussione, esercizio sempre difficile. Cerca di capire se e dove ha sbagliato e come rimediare. E' lungo l'elenco di allenatori - e non solo - di gente che è convinta di aver sempre e comunque ragione. E per non rinnegare se stesso, per non ammettere a se stessi e agli altri di aver commesso un errore, va dritto per la sua strada. Con esiti spesso disastrosi. Prandelli no, sembra voler uscire dal coro.

E dunque l'unico suggerimento, magari banale, che gli si si possa dare stavolta è di abbandonare le vesti dell'allenatore per tornare a indossare quelle del selezionatore. Quante volte, gli stessi tecnici, dicono ai loro giocatori: facciamo le cose semplici, perchè spesso sono anche quelle più giuste. Ecco, a Prandelli va chiesto di fare le cose semplici. Se ad esempio il campionato gli ha detto che in questo momento la certezza maggiore è affidarsi ai tre della Juve, non ci pensi più e da buon selezionatore riparta da lì. Se l'esperienza gli dice che la cosa più semplice dare fare, nei momenti di difficoltà, è rimettere i giocatori al loro ruolo più congeniale, bene riparta da Darmian a destra e da Marchisio nel ruolo di interno e non di esterno. Se bisogna sfruttare il momento magico di Immobile, che dura da un anno, lo faccia, senza preoccuparsi del fatto che appena tre giorni alla soluzione più scontata ha preferito quella più tortuosa, con l'affollamento sulla trequarti con Insigne, Cassano e Cerci.

L'Uruguay è nettamente alla nostra portata, anzi - scacciati i fantasmi di Cavani e Suarez - siamo complessivamente e decisamente più forti. Dunque, possiamo e dobbiamo farcela. Per poi riconquistare autostima, accorgendoci di aver eliminato due squadre campioni del mondo (!): Inghilterra e Uruguay. In fondo, alla vigilia, pensavamo di poterne e doverne far fuori una. Pensate che soddisfazione, invece: tutte e due, in un colpo, eliminate dall'Italia. Non sarebbe, diciamolo con semplicità, alla fine un mezzo trionfo.