L'appuntamento è a Market Street, centro di Manchester, all'ingresso di uno dei tre negozi ufficiali del club. I tifosi italiani del City si radunano qui all'inizio di ogni lunga giornata sportiva che li porterà, alla fine, all'Etihad Stadium per la partita della "loro" squadra. Sono Citizens d'adozione, d'importazione. Arrivano da ogni spicchio d'Italia, stregati dalla luna blu, radunati dai social network che li hanno aiutati a conoscersi e organizzarsi (un sito web, un gruppo Facebook).
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“Basta con la A, tifiamo City”, ecco gli italiani British style
Arrivano da ogni spicchio d'Italia, stregati dalla luna blu, radunati dai social network che li hanno aiutati a conoscersi e organizzarsi.
Talvolta folgorati dagli Oasis o da Jimmy Grimble, musica e cinema legati ai destini del club. Hanno abbandonato la Serie A e le beghe intestine del nostro calcio e preferiscono volare a tifare una squadra di Premier, anche a 40 sterline per un posto non di prima fila. Non una squadra qualsiasi, poi: il City, avversario della Roma in una gara da dentro o fuori. "Però all'Olimpico molti di noi non ci saranno, è una questione di sicurezza: è ancora una delle poche città in cui prima della gara si continua a usare il coltello, mentre in Inghilterra il giorno della partita è una lunga festa", spiega Renato Tubère, torinese, dipendente d'albergo, mentre scava il primo solco fra la dimensione da cui è fuggito e quella in cui vive adesso.
È lui il presidente di Italian Blue Mooners, branch italiano del Manchester City. "Siamo l'equivalente di un club di tifosi, ma con molti più vantaggi rispetto alla Serie A. Ognuno di noi ha una season card, che garantisce diritti e accessi privilegiati, con un canale riservato on-line per acquistare i biglietti. Io posso comprarli per tutti quelli del gruppo, è molto semplice, pensate che ai cancelli ormai ci riconoscono. La tessera del tifoso, in Italia, serve invece solo a schedare il pubblico, a non perdere diritti che sarebbero già garantiti dalla Costituzione. E a volte neanche basta per assistere a una partita in trasferta".
Fra gli Italian Blue Mooners ognuno ha una storia curiosa da raccontare. Renato è diventato tifoso del City per caso: seguiva il Milan, sbagliò settore in una trasferta, temeva gli hooligan e invece scoprì l'amore per la seconda squadra di Manchester, molto povera e poco vincente, allora.
Poi Andrea e Laura, 21 anni, giovanissima coppia milanese. Lei racconta d'aver pianto all'ultimo scudetto del City e di non patire neanche più il freddo inglese, lui mostra il tatuaggio con la data del 18 maggio 2014, il giorno del trionfo, e svela d'aver scelto i Citizens perché da bimbo, fra le maglie straniere collezionata dal fratello, quella era l'unica della sua taglia. "La Premier ti dà sensazioni uniche, c'è un'atmosfera unica che respiri per tutto il giorno della gara, mentre ti avvicini allo stadio. A San Siro, l'ultima volta che sono andato, mi stavo addormentando". Poi c'è Roberta, 22 anni, beneventana, che lavora da poco per un tour operator a Cheltenham e ha una passione per Joe Hart: ha scoperto il City mentre guardava la BBC per perfezionare la lingua.
Matteo, triestino, 45 anni, project manager, da ragazzo seguiva il calcio inglese su Tmc e tifava per il Napoli di Maradona. Alessio, 39 anni, operaio in fonderia a Cremona, in un test estivo a Pinzolo fra Cremonese e City si gemellò con i tifosi Blue, e dice orgoglioso: "Teniamo ai Citizens da tempo insospettabile, quando la squadra viveva momenti bui. Perciò ora non ci sentiamo in colpa per amare un club pieno di soldi e vincente: i successi di oggi ce li siamo tutti meritati. Questo ci distingue dai tifosi dello United, che le vittorie sono abituate a ereditarle". Paolo, 47 anni, torinese, responsabile pricing per uno spedizioniere a Genova, dà un'ulteriore spiegazione: "In Italia è più facile fare il passaporto che comprare un biglietto, io abito a Sestri Levante e tifo Toro ma mi è stata vietata Torino-Sampdoria, mi spiegate perché?". E poi c'è la questione delle tv, dicono: "In Italia le televisioni hanno svuotato gli stadi, tutte le partite sono in diretta, non si è investito nelle strutture e la gente, stufa dei divieti, della violenza, dello spettacolo scadente, non ci va più. In Inghilterra le tv sono molto meno invasive". Dalla Sicilia alla Toscana, dalla Puglia al Friuli: anche all'Olimpico ci sarà un gruppetto di italiani che tiferà City. "Io sono convinto che questa Roma sia da scudetto, lo merita", dice Renato, blu dipinto di blu.
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