È morto a 88 anni il presidente “gentiluomo” Gaetano Anzalone. E' stato un pezzo di storia della Roma, quella degli anni Settanta. Una Roma in cerca di qualcosa che non sapeva neppure lei cosa, scrive Enrico Sisti su La Repubblica.
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Addio ad Anzalone, il presidente della “Rometta”
Amava il calcio ma amava anche le corti, il bordocampo, la vita intorno. A suo modo un precursore delle vanità moderne
Generoso e vulnerabile, si caricò sulle spalle la complessa eredità di Alvaro Marchini, che nel suo breve regno provò a strizzare l’occhio tanto alla Dc quanto al Pci. Lui no. Lui aveva un colore solo. Preferiva riagganciarsi ad Evangelisti e cercare una sponda con Andreotti. Amava il calcio ma amava anche le corti, il bordocampo, la vita intorno. A suo modo un precursore delle vanità moderne. Ingaggiò Liedholm, acquistò i terreni di Trigoria, il cui centro sarebbe stato inaugurato nel suo ultimo anno di gestione, dal Tre Fontane spuntarono Di Bartolomei e Conti, svendette alla Juventus Capello, Spinosi e Landini, che dei tre per un momento parve il più talentuoso, creò il brand del “lupetto” e accese in città i primi Roma Shop, anche qui anticipatore. Dei tanti acquisti il più simbolico fu Prati: il “breve incontro” di Pierino con la Roma ha lasciato forti strascichi emotivi. Il terzo posto del ’75 venne salutato come un capolavoro. E lo era. Peccato che la sua luce venisse attenuata dal contemporaneo scudetto della Lazio. Anzalone non fu neppure fortunato: quando “incassò” il patrimonio Pruzzo rischiò addirittura la B.
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