rassegna stampa roma

Zeman contro il brutto del calcio

(Il Romanista – P.A.Coletti) – Si riparte. Finalmente. Alle 18 di oggi prende il via il campionato 2012/13.

Redazione

(Il Romanista - P.A.Coletti) - Si riparte. Finalmente. Alle 18 di oggi prende il via il campionato 2012/13. Una serie A che vede come assoluta protagonista la Juventus, più fuori dal campo che "sul campo". Una Juve tornata, dopo Calciopoli, ad occuparsi più di quello che succede nelle aule dei tribunali, sportivi questa volta, che del modulo con cui la squadra di Carrera (non Conte) affronterà il Parma questa sera. Con Agnelli preoccupato di ripristinare lo "stile" bianconero. [...]

Un campionato che la sorte ha voluto che iniziasse proprio con i bianconeri in campo. Per dovere di cronaca la prima partita si giocherà alle 18 a Firenze con Fiorentina-Udinese. Ma è alle 20.45 che inizierà il vero campionato, quello di vertice. Con la squadra da battere, con la Juve di Carrera, la Juve dei 28 scudetti. «28? Sono pure troppi» le parole di Zeman. Il Boemo, il Maestro, il grande antagonista è tornato. Quello che inizia oggi sarà soprattutto il suo campionato. Zeman da Praga non poteva scegliere un momento più appropriato per tornare. Zeman è sinonimo di correttezza, lealtà, calcio pulito. Il Boemo incarna la speranza di tutti i tifosi italiani, la voglia di uscire dal torpore nel quale il calcio italiano è piombato da calciopoli al calcioscommesse. Juve-Roma. Il duello ideologico, morale e calcistico che Zeman quest’anno può vincere anche dove i bianconeri si sentono più forti: "Sul campo". Non è una rivincita.

Zdenek da quando denunciò l’abuso di farmaci ha sempre vinto, ha sempre avuto ragione. Mentre gli altri parlano di «caccia alle streghe» o di «vergogna» e di «giudici tifosi». Parole bianconere in libertà. Parole criticate dai massimi vertici dello sport italiano. Due giorni fa il presidente del Coni Petrucci: «Basta con questi attacchi ai giudici e alla giustizia sportiva. In queste settimane assisto a esibizioni muscolari che mostrano il lato peggiore di uno sport che non merita mortificazioni». [...]

«Abbiamo un’idea diversa di sport. Negli ultimi anni loro non hanno offerto esempi positivi» un altro stoccata estiva di Zeman. Un modo per fare aprire gli occhi. Zeman come il viatico per l’espiazione dei peccati del calcio italiano.  Di questa ritrovata esigenza di un calcio pulito non ne parlano solo i quotidiani sportivi ma anche i giornali politici. Sulla Repubblicadi giovedì è apparsa una brillante vignetta di Altan che innalza un «Forza Roma» come soluzione ai problemi economici mondiali. Il Manifesto di ieri, a firma di Alberto Piccinini, recitava: «Considerare il presidente bianconero Andrea Agnelli che denuncia la "caccia alle streghe" ai bianconeri come una parodia dell’Avvocato, è molto più che fargli un piacere. Ma l’apparizione dello spauracchio numero uno della Juventus, Batman Zdenek Zeman, in maglia giallorossa e nuovamente sul palcoscenico del massimo campionato, no che non è una parodia. È uno scherzo del tempo. Una grande trovata di sceneggiatura. Ai tempi in cui Conte e la quasi totalità degli allenatori di serie A (Allegri, Ciro Ferrara, Stroppa, Mazzarri, Montella) facevano i giocatori con alterne fortune, chi bravo chi meno, Zeman era già in panchina. [...]

Zeman è il sopravvissuto di una "teoria del calcio" sua e solo sua che ci riporta a un’epoca lontana, anni Ottanta, quando la zona era un’eretica utopia ("tetro ginnasiarca", sempre nel giudizio di Brera), il nostro campionato il più bello del mondo, Berlusconi e Agnelli vincevano sempre ma i "poveri" (fossero Maradona, il Foggia, o la Roma di Falcao e il Verona di Bagnoli) si potevano togliere qualche soddisfazione. Almeno la soddisfazione di discutere di calcio. Oggi che ci è rimasto? I "discorsi motivazionali", certo. Abbiamo abbastanza orrore della psicologia aziendale per considerarli una cosa seria. Dunque ci resta solo Zeman, il 4-3-3 e i gradoni. Se non si è tifosi romanisti (o juventini) non si faticherà almeno a simpatizzare». Quando un tifoso non si sente rappresentato dai proprio colori il calcio si può dire morto. E’ il caso di Marco Travaglio, bianconero Doc, che sul Fatto Quotidiano di ieri ha scritto una lettera aperta a John Elkann per esprimere il suo dissenso nei confronti della gestione della società da parte di Andrea Agnelli. «Gentile John Elkann, Le scrivo da appassionato di calcio, ma soprattutto da juventino che aveva appena smesso di vergognarsi di esserlo dopo la dipartita di Moggi & C. grazie allo scandalo di Calciopoli – è l’incipit della lettera del giornalista -. Ora, se possibile, gli juventini Oggi alle 18 con Fiorentina-Udinese parte la Serie A.E stasera c’è subito la Juventus,campione in carica e soprattutto di polemiche.Anche i quotidiani non sportivi eleggono il tecnico giallorosso simbolo del possibile riscatto del nostro pallone  perbene (...) sono costretti a vergognarsi ancor più di prima. Mai infatti, nemmeno negli anni bui di Calciopoli, la Juventus si era spinta a tanto: manipolava arbitri e campionati, ma non negava alla giustizia sportiva il diritto di fare il suo dovere». Travaglio si chiede: «Che direbbe, se fosse vivo, Gianni Agnelli? Era tutt’altro che una mammoletta. Ma quando Boniperti usava Moggi come osservatore, non lo faceva entrare in sede: l’Avvocato lo chiamava "il nostro stalliere" e mai l’avrebbe promosso non dico direttore generale, ma nemmeno magazziniere. Quando, nel 1980, la società fu coinvolta nello scandalo scommesse per un famigerato Bologna-Juve, non si ricorda una sola parola dell’Avvocato, di Boniperti giù giù fino al vicemassaggiatore, contro la Figc e i suoi organi inquirenti e giudicanti. [...]»