rassegna stampa roma

Venditti: “Sì, una storia d’amore”

(Il Romanista – M.Macedonio) – «Sono stati tutti e due, Daniele e la società, all’altezza di questa città». Ne fa soprattutto una questione di orgoglio e fierezza, Antonello Venditti, nell’esternare la propria gioia per il...

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) -«Sono stati tutti e due, Daniele e la società, all’altezza di questa città». Ne fa soprattutto una questione di orgoglio e fierezza, Antonello Venditti, nell’esternare la propria gioia per il rinnovo contrattuale di Daniele De Rossi.

«Hanno avuto tutti e due grande rispetto l’uno per l’altro. Direi pure l’espressione di un grande amore, dall’una come dall’altra parte». Una storia che continua, quella di Daniele in maglia giallorossa, perché non poteva essere altrimenti. «E’ il mio Beckenbauer – sostiene Antonello. – Sapendo, tutti noi, che stiamo vivendo il momento più importante, più bello e maturo della sua vita. E non soltanto dal punto di vista calcistico. Con lui la Roma acquista tre giocatori in uno. Perché è come se avesse un centrocampista, un libero e un difensore in più. Anche domenica si è visto come, con lui in campo, la Roma fosse tutta un’altra storia. Corta, compatta, aggressiva. Bella. E io sono felice».

Tra i motivi che hanno spinto Daniele a restare, come ha detto lui stesso in conferenza stampa, c’è anche la grande stima nei confronti del tecnico e il credere fermamente in questo progetto.Sono sempre stato uno di quelli che ha visto in Luis Enrique un grandissimo allenatore. Naturalmente, non ha ancora tutta l’esperienza necessaria, ma forse è proprio questo che affascina. Perché il progetto Roma non comincia solo da lui, ma da tutti. Dalla società, che è nuovissima, dai giocatori e dal tecnico, che devono crescere insieme a noi. Sono convinto che Luis Enrique è persona che crescerà. E mi dispiace pensare che verrà il giorno in cui sarà diventato talmente forte che più di qualcuno proverà a portarcelo via.

Lo stesso Daniele l’ha definito “il migliore, a livello tattico, con cui sono mai stato”. Quello che “ha riacceso la fiammella di cui tutti i giocatori hanno bisogno”. Ammetto di non aver mai visto un attaccamento così convinto da parte dei giocatori ad un tecnico, ma direi pure all’idea che lui propone di una squadra di calcio. Mi piace questo tornare a pensare al gioco del calcio, che è la cosa più semplice e difficile di tutte, perché lo si può interpretare in tanti modi. E trovo che il suo sia un modo bello di interpretarlo. Per persone che hanno voglia, innanzitutto, di “giocare” al calcio. (...)

Daniele ha dato atto al tecnico di averlo saputo valorizzare, impiegandolo in un ruolo che lui ama, perché gli dà tante responsabilità, che sono la cosa più importante per lui, tanto da averlo trasformato rispetto a quello che avevamo visto negli ultimi due anni. Quella è la sua posizione. Perfetta, ma se anche gli altri sono perfetti. Perché la sua posizione determina quella degli altri. E le altre determinano la sua perfezione.

Una scelta di cuore, ma anche di testa. Ha detto di non essere rimasto per fare il turista ma perché si aspetta molto da questa società, convinto che con questa squadra si potrà andare lontano. Ha ragione. A parte le perplessità che ho espresso su alcuni giocatori, da Jose Angel, sul quale ho ancora dei dubbi, a Kjaer, che rappresenta al momento un problema, penso che a questa squadra serva poco: un esterno sinistrobasso, e non è detto che Marquinho non possa giocare in quel ruolo, e poco altro, a cominciare da un centrale, visto che Burdisso non è stato ancora rimpiazzato. Trovo poi che, a centrocampo, quello con Gago, De Rossi e Pjanic, sia un trio di levatura mondiale. La cosa importante, per Luis Enrique, è avere, come lui dice, ventidue giocatori, e per ogni ruolo un sostituto reale, e non adattato. Purtroppo, la Roma è partita in ritardo. Sabatini ha però fatto grandi cose. E anche se abbiamo lasciato l’Europa League e la Coppa Italia, abbiamo guadagnato una prima sessione di mercato molto importante. (...)

Può dirsi, Daniele, il vero “acquisto” di questa Roma? Soprattutto sapendo che, come lui stesso ha ammesso, è stato tentato a lungo da più di un grande club internazionale. Non osavo neanche pensare che potesse andar via, anche se a tratti l’ho temuto. Mi confortava sapere, come ha fatto Luis Enrique, che se uno sta bene in un determinato ruolo e solo in quello riesce a dare il massimo e si diverte, cambiare è poi brutto e difficile. Daniele è uno che vive la città, vive Trigoria. E penso che l’idea di dover rinunciare, ad esempio, agli amici, sia a volte più forte del voler andare in un Paese o in una città sconosciuti, anche se ti riempiono di soldi. Perché ci sono cose nella vita che i soldi non ti possono dare. L’amicizia, l’affetto, il linguaggio, il fatto di sentirti protetto. O anche maledetto. Perché Roma è fatta anche di contrasti, e così come ti protegge, a volte ti maledice.

Daniele ha detto ancora che ciò che può dare con questa maglia, non l’avrebbe potuto dare con nessun’altra. Perché è di Roma e della sua gente che ha bisogno per giocare a pallone in una determinata maniera. Perché questa è casa sua.Lo capisco. E’ successo anche me. Anch’io non potrei immaginarmi in un’altra città. Anche a me, in passato, è capitato di fare delle scelte, magari dolorose sul piano economico, ma che mi hanno reso felice dal punto di vista, ad esempio, dell’affetto. Anch’io ho rinunciato, per Roma, a tante altre occasioni, ma non mi sono mai pentito. Anch’io ho sempre scelto Roma, perché Roma è casa mia. E dove si sta meglio? A casa, naturalmente. Anche se pure lì esistono gli screzi, perché nessun posto è perfetto. Ma c’hai Roma che ti fa compagnia. E anche se a volte questa città è spietata, quando è generosa ti dà veramente tutto. (...)

Dopo una trattativa così lunga, come definiresti la sua scelta?Trovo che sia stato anche un grande gesto di coraggio. Perché vuol dire che vuole stare qui, dare tutto qui, ma soprattutto vincere qui. Come quando fai una tournée in America e ti propongono di rimanerci un anno. E lì per lì ti dici “sì, bello, il sogno americano…” che magari ti piace anche. Ma poi, riflettendo, ti chiedi “perché perdere il contatto con i valori veri della vita? Penso al linguaggio e a quelle piccole cose che solo il tuo quartiere può darti, o i tuoi amici e i tuoi amori. Perché è più bello non pensare di essere diversi da quello che siamo.

Infine, la clausola rescissoria. Che non c’è. Ed è significativo, contrariamente a quanto in molti andavano sostenendo, che Daniele non abbia voluto riservarsi una possibile “via di fuga”, domani o in un prossimo futuro.Lui è una persona di una correttezza enorme. Un uomo di poche parole ma grande chiarezza. A differenza di Francesco, che quando parla è divertente e ironico, Daniele si esprime invece in maniera sempre molto schietta. Sai che non ti tradirà mai e che, nello stesso tempo, odia essere tradito. Uno da patti chiari e amicizia lunga. E oggi, a maggior ragione dopo questo rinnovo, so che con lui i patti sono chiari. E l’amicizia sarà lunga.