(Il Romanista - M.Izzi) Ho sentito parlare per la prima volta di Alessandro Florenzi nel novembre 2010. Il giovanotto aveva appena ricevuto la prima convocazione nell’Under 20 della sua carriera. L’Italia giocava a Figline Valdarno, in provincia di Firenze.
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Un ragazzino cresciuto fra lo “Straordinario” di Rocca e il “Favoloso” di Ago
(Il Romanista – M.Izzi) Ho sentito parlare per la prima volta di Alessandro Florenzi nel novembre 2010.
Prima dell’ inizio della gara bella parata degli sbandieratori in costumi d’epoca, poi la partita. Florenzi subentra nella ripresa e per una decina di minuti, assieme ad un certo Insigne, regala un soffio di futuro al pubblico. Quello che mi colpì, di questa vicenda fu però la bella storia romanista a fargli da cornice. Innanzitutto perché a convocare Florenzi era stato Francesco Rocca, in secondo luogo perché il ragazzo appena messo piede a Coverciano fa un incontro che sa di presagio: «E’ un sogno – raccontava Alessandro - Coverciano è talmente grande che mi sono perso … e che emozione incontrare De Rossi e Aquilani».
Insomma, Florenzi, Rocca, De Rossi e Aquilani, una favola moderna, un rosario fatto di passione, classe, forza. Di Rocca, un altro romanista che si è affacciato prestissimo alla prima squadra, è stato detto tutto ma pensando a Florenzi e a quel suo debutto viene facile ricordarne gli inizi. Era poco più che un bambino quando Locatelli, uno dei talent scout juventini, al termine di un’amichevole tra il Bettini Quadraro e il Genazzano, acquistò il 40% del suo cartellino. Anzalone, con una delle sue mosse più meritorie riuscirà però ugualmente a far suo il giocatore. Rocca finisce sotto le cure di Liedholm.
A quel tempo arrivava sul fondo come un treno e metteva al centro. Nils lo sprona a diventare imprevedibile: «Centinaia di volte - raccontava Kawasaki – mi ha fatto provare, una volta arrivato in prossimità della linea di fondo, ad arrestarmi, girarmi e ripartire con un doppio passo. La prima volta mi è riuscito proprio nell’esordio in Nazionale, a Zagabria, nei confronti di Zungul».
Era il 28 settembre 1974. Fulvio Bernardini chiamò in nazionale, per quello che oggi si chiamerebbe stage, cinque romanisti: Prati, Morini, Cordova, Spadoni e … Rocca. Venne organizzata una sgambata amichevole contro la Nazionale Under 23, Prati segnò cinque reti, Rocca fu semplicemente devastante, incontenibile. Bernardini lo portò a Zagabria a giocare contro la Jugoslavia. Francesco aveva appena compiuto 20 anni, nessuna esperienza internazionale neanche a livello di club. Il tecnico azzurro rimase impressionato dalla sua modestia, da quel chiamarlo: “Signor dottore”.
Abbiamo parlato del Rocca ventenne, ponendolo accanto ai 21 anni di Florenzi, ci piace far diventare la coppia un terzetto affiancandovi Agostino Di Bartolomei. Quando Ago aveva 20 anni era alle prese con una delusione. Liedholm lo schierò per tre domeniche di fila nella formazione titolare, poi, prima del derby, lo rispedì in primavera, senza neanche portarlo in panchina. Quando gli venne chiesto il perché disse: «Sto adottando con lui gli stessi metodi che ho impiegato per la maturazione di Antognoni. In questa fase delicata del suo sviluppo, gli giova di più giocare a corrente alternata. Entro due anni sono comunque convinto che diventerà uno dei più forti registi italiani». Agostino studiava da regista (sapevate che Florenzi ha iniziato da trequartista?), a 11 anni (il 12 ottobre 1966), non lo sa quasi nessuno, aveva messo in croce il padre perché lo portasse a Firenze a vedere un’amichevole tra Fiorentina e Manchester United: «Non sapevo staccare gli occhi da Charlton. Ogni suo movimento era un esempio per un manuale di calcio. Fantastico». Storie di calcio di fuoriclasse e di speranze che crescono, studiano e imparano.
Tutto per tornare a Florenzi e a quell’Italia–Germania del 17 novembre 2010, giocato allo stadio “Del Buffa”. I nostri perdono la gara di misura: 2-1, Florenzi però se la cava alla grande e sfiora il gol con un colpo di testa che solo il riflesso strepitoso del portiere Giefer, riuscirà a negare. Rocca un tipo per niente facile a lasciarsi andare ai complimenti commentò la prova del capitano della primavera giallorossa dicendo solo: «E’ stato straordinario». A maggio del 2011 sarebbe arrivato il suo debutto in A, oggi, dopo il gol con l’Inter (“li abbiamo stracciati”) questo momento “straordinario”, come direbbe Rocca o forse: “Fantastico” come lo battezzerebbe Ago.
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