(Il Romanista-G.Carlotti) Antonio Bongi non è un semplice tifoso ma una vera e propria leggenda vivente: stakanovista della Roma che non ha perso una partita della squadra del cuore dalla fine degli anni ’60 fino ad oggi,
rassegna stampa roma
Storie di romanisti in trasferta
(Il Romanista-G.Carlotti) Antonio Bongi non è un semplice tifoso ma una vera e propria leggenda vivente: stakanovista della Roma che non ha perso una partita della squadra del cuore dalla fine degli anni ’60 fino ad oggi,
megafonista della Curva Sud ed autentica “memoria storica” della squadra, al punto tale che ex giocatori come Giannini o Desideri spesso gli telefonano per chiedergli informazioni su questa o quella partita, su questo o quel marcatore, su questo o quell’arbitro, come in un grande gioco a quiz nel quale è sempre lui, Bongi, a snocciolare nomi di giocatori, minutaggio, date, punteggi. «Io sono il più grande conoscitore della storia della Roma, assieme all’Avvocato Grassetti» esordisce il grande Antonio al tavolino di un bar in Via di Vigna Stelluti. (...) Quella di “ricordarsi bene”, in effetti, è la più grande preoccupazione di Bongi, a partire dalla prima trasferta della sua vita: «Fu il 14 dicembre 1969 a Firenze. Ero assieme a mio padre, tifoso viola. Era la Roma di Herrera, ma la Fiorentina aveva appena vinto lo scudetto. Ne nacque una partita combattutissima con goal di Amarildo per la Fiorentina, pareggio per la Roma di Cappelli, di nuovo vantaggio viola con Chiarugi, e pareggio finale giallorosso con rete di Cappellini».
Controlliamo immediatamente su internet grazie all’immancabile iPhone: tutto straordinariamente corretto. In rete troviamo perfino un ritaglio di giornale d’epoca che titola “La Fiorentina raggiunta per due volte dalla Roma.” Sbalorditivo. Ma non finisce qui: come una specie di slot machine impazzita, Bongi passa a ricordare un Genoa Roma: «Prima giornata del campionato di serie A 1976. Ero in trasferta con Pino Cerboni a Genova, ma al termine della partita venimmo aggrediti dai tifosi della Fossa dei Grifoni nei pressi della stazione di Porta Principe. Fuggimmo in un cinema dove proiettavano il film “Totò il monaco di Monza”. Consegnammo 10.000 Lire alla cassiera perché non rivelasse la nostra presenza a nessuno e restammo confusi tra il pubblico della sala per tutto il pomeriggio e tutta la sera, guardando il film almeno cinque volte. La partita era finita 2 a 2 ma il dato curioso è che proprio in quell’occasione Roberto Pruzzo aveva segnato il suo primo goal in serie A. Peccato indossasse la maglietta sbagliata: quella del Genoa. Gli altri goal furono di Damiani, sempre per il Genoa, mentre per la Roma segnarono Prati e Rossetti (autorete)». Controlliamo anche questa: tutto perfetto.
La slot machine riparte e si ferma su Dundee - Roma del 1984. «Era l’11 aprile. Lo stadio si chiamava Tannadice Park. Il portiere della Roma Tancredi aveva preso due goal abbastanza stupidi da parte dei giocatori scozzesi Dodds e Stark e si era –per così dire - un po’ depresso. Così io, Fausto Iosa, Geppo, Molinari e Trenta, che eravamo seduti a pochi metri dietro la rete, cominciammo a parlargli per consolarlo». Inutile controllare anche questa: tra l’altro non ne abbiamo il tempo perché siamo già ad un Torino - Roma del 1973. «Era il 14 Ottobre: seconda giornata di campionato. La partita era finita 1 a 0 per loro con goal di Pulici. All’uscita dello stadio fummo aggrediti con caschi e catene dai tifosi torinesi, che ci rubarono 10 striscioni tra i quali quello preziosissimo con l’effige di Giuliano Taccola, giocatore romanista prematuramente scomparso. Io riuscii a salvare lo striscione dei Boys prima di salire sul pullman, che venne immediatamente colpito da una sassaiola tanto che dovemmo ritornare a Roma senza il lunotto posteriore. I tifosi torinesi, correttamente, pochi giorni dopo ci restituirono l’effige di Giuliano Taccola che era stata ricamata sullo striscione per rispetto di quel giovane ragazzo. Erano altri tempi. C’era la scazzottata ma c’era anche il momento del silenzio, e del rispetto reciproco. Poi il calcio è sempre andato peggiorando... Ad esempio ricordo un Napoli Roma del 2001: dagli spalti dei tifosi partenopei ci piovve addosso di tutto: lastre di marmo divelte dai bagni, sacchi di urina, topi morti. Uscimmo dallo stadio tra lacrimogeni della polizia e macchine in fiamme».
Improvvisamente Bongi si ferma e si fa serio serio: «Con me, quel giorno, come in tante altre occasioni, c’era un ragazzo di nome Roberto Venturelli, soprannominato da tutti "Er Cocacola". Vorrei ricordarlo perché era un vero trascinatore che, con la sua presenza costante, ha guidato centinaia di cori del Commando Ultrà. Quella di Roberto è stata una grave perdita per me, mi manca molto». Poi, dopo una breve pausa: «…Comunque quel Napoli Roma finì 2 a 2 con goal di Amoroso per il Napoli, Batistuta e Totti per la Roma e pareggio finale del napoletano Pecchia. Era il 10 Giugno e per me è stata la peggior trasferta di sempre».”
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