(Il Romanista - M.Izzi) - Sono veramente tanti i momenti della storia della Roma in cui un C.d.A. ha segnato momenti cruciali per le vicende del Club. Momenti in cui, in una sala riunioni più o meno grande, si è deciso del destino agonistico degli anni a venire.
rassegna stampa roma
Storie di consigli in giacca e cravatta, di scene teatrali e di amministrazioni
(Il Romanista – M.Izzi) – Sono veramente tanti i momenti della storia della Roma in cui un C.d.A. ha segnato momenti cruciali per le vicende del Club. Momenti in cui, in una sala riunioni più o meno grande, si è deciso del destino...
La “Rometta” e la “Magica Roma” sono nate sempre dalle stesse aride carte bollate a cui spettava il pollice verso o levato. In 80 righe non mi è possibile, fino in fondo, darvi un’idea completa di quanto siano cambiati questi fondamentali snodi dagli anni ’40 ad oggi, ma posso provare a darvi un’idea. I C.d.A. della Roma, in origine, erano delle autentiche corride. Il tutto si deve far risalire a Pietro Baldassarre. Nel giugno 1944 venne nominato Commissario Straordinario e per poter convocare, legalmente, un’Assemblea, depositò al CONI uno statuto provvisorio. Lo statuto venne contestato dall’Avvocato Pierfelice Crostarosa che chiedeva l’ammissione alla riunione e il diritto di voto attivo anche per i 500 soci vitalizi dell’AS Roma. (...)
E in più di un’occasione, lo raccontava spesso anche il presidente Sensi, che a quelle “corride” aveva presenziato, Sacerdoti, si presentava da “dimissionario”, e usciva nuovamente acclamato alla presidenza, dopo aver annunciato un esotico colpo di mercato. Sfortunatamente, non sempre questo caos è stato accompagnato dalla solidità che Renato Sacerdoti è sempre riuscito a regalare alla sua gestione. Il 13 dicembre 1964, ad esempio, dopo la vittoria con il Messina, il compianto presidente Marini Dettina, rimasto da solo a fronteggiare un bilancio disastrato, fu costretto a convocare d’urgenza un C.d.A. che ufficializzerà il suo affiancamento ( Franco Evangelisti e Anacleto Gianni). E infatti non accadrà, ma si continueranno a vedere Assemblee come quella tenuta all’Ambra Jovinelli del 18 luglio 1965. Sei ore di riunione con la bagarre dell’opposizione fuori dalla sala e il: «volantinaggio degli attivisti», come ricorda Enrico Mania nel suo magistrale: “Una città una squadra”. Da quegli anni, ci separa una muraglia infinita di cambiamenti, cambiamenti, che se possibile si sono moltiplicati in un abisso nell’ ultimo ventennio. Anche qui ricorro ad un esempio che dovrebbe servire più di un trattato. Quando il 27 ottobre 1994, Franco Sensi presentò a Trigoria il primo bilancio esclusivamente derivante dalla sua gestione, il fascicolo di relazione proposto all’approvazione poteva contare su 45 pagine. (...)
Quel giorno si ratificherà il passaggio del capitale sociale da 15.000.000.000 milioni di lire a 52.000.000.000 milioni di euro. Anche sulla spinta dell’ingresso in Borsa e di una campagna abbonamenti che aveva portato a 44 mila i tesserati sempre presenti (record assoluto), il valore di produzione del Club aveva raggiunto i 200 miliardi, con una crescita in termini relativi del 70% rispetto all’ esercizio precedente. In tre minuti scarsi di lettura, davanti a 38 azionisti estremamente attenti si sancì un investimento per l’acquisizione dei diritti pluriennali delle prestazioni dei calciatori che aveva toccato i 184 miliardi di lire, con un capitale investito netto di 258 miliardi. C’erano in quei dati i segreti di un successo atteso per quasi venti anni. Alla riunione di ieri il compito tremendamente difficile ma esaltante, di tracciare una “nuova frontiera”, verso quelle vittorie che i romanisti sognano, attendono e soprattutto meritano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA