(Il Romanista - M.Macedonio) «Stekelenburg? Uno dei migliori portieri che ci siano in circolazione» sostiene in maniera inequivocabile Luciano Tessari,una carriera da allenatore legata soprattutto a Nils Liedholm, con cui condivise, da vice, la seconda avventura del Barone a Roma, dal ’79 all’84, e poi al Milan nei tre anni successivi, ma che da calciatore ha vestito la maglia giallorossa, come portiere, per buona parte degli anni 50. «Se fossi io l’allenatore – dice - Stekelenburg sarebbe il mio preferito. Perché è un portiere attento, intelligente, e sempre piazzato in posizione ottima, che per me è una grande dote. Forse Zeman voleva un portiere che giocasse di più fuori dall’area. Ma basti dire che io persi il posto, negli anni 50, proprio perché mi posizionavo spesso al limite dell’area di rigore. E l’allora allenatore della Roma, ma anche il direttore sportivo, che veniva dal Milan, si spaventavano, perché pensavano che esponessi la squadra a dei rischi. A quei tempi si giocava molto in contropiede e, pertanto, si ricorreva spesso ai lanci lunghi. Io, in realtà, costringevo la squadra avversaria a cambiare assetto tattico, perché tutte le palle lunghe le prendevo io. Evidentemente, ero all’avanguardia tra i portieri italiani.
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«Stek il meglio in circolazione»
(Il Romanista – M.Macedonio) «Stekelenburg? Uno dei migliori portieri che ci siano in circolazione» sostiene in maniera inequivocabile Luciano Tessari,
Tornando all’olandese, mi sembra che sia invece molto bravo nelle uscite. Anche quelle a terra, che per un portiere così alto diventano molto più difficili: perché il tempo di reazione è più lungo e, mentre vai a terra, possono scavalcarti con un pallonetto o farti passare la palla sotto. Lui invece è posizionato sempre bene nell’uomo contro uomo. Il ruolo del portiere è oggi più che mai penalizzato. Nessuno lo dice ma sembra quasi che si sia costretti a mettere un tappeto rosso di fronte all’attaccante che avanza. Mi chiedo cosa mai debba fare un portiere in uscita, essendo inevitabile, come è sempre stato, l’impatto con l’avversario, o con il pallone. Una volta si era meno punitivi nei nostri confronti. E infatti eravamo quasi dei kamikaze. Io c’ho rimesso una volta uno zigomo, una volta due dita. Dalla tribuna non ci si rende conto di cosa significhi andare incontro, magari con la testa, ad un avversario che arriva in corsa. Da questo punto di vista, Stekelenburg mi sembra uno dei migliori in assoluto nel buttarsi sui piedi dell’attaccante. Almeno nelle partite che gli ho visto fare. Non capisco le critiche che gli sono state mosse, e soprattutto perché, avendo sempre fatto bene, perlomeno con la maglia della Roma. Ricordando che anche lui, come tutti coloro che giocano in questo ruolo, delicatissimo, ha bisogno di sentire la fiducia del tecnico e dei compagni, senza essere messo in discussione al minimo errore. Il suo rendimento ne risentirebbe, al pari di quello degli altri due o tre messi in competizione. Perché se c’è un modo per rovinare i portieri è proprio questo. Se posso infine esprimere un rammarico è che una volta eravamo il Paese che, più di altri, sfornava portieri di primissima grandezza, mentre oggi se ne trovano sempre di meno. E mi sembra così strano che si debba ricorrere a portieri stranieri, anche se bravi come l’olandese, perché non ve ne sono più di italiani».
Non giustifica le critiche nei confronti di Stekelenburg anche Alberto Ginulfi, il “portierone” della Roma di Helenio Herrera, che qualcuno ricorda ancora per aver parato un rigore a Pelè in un’amichevole con il Santos all’Olimpico nel ’72 (chi scrive era quella sera in curva sud, insieme ad altri sessantamila che riempirono lo stadio), ma che rimane uno dei più grandi portieri che abbiano vestito la maglia giallorossa. «L’anno scorso giocava con una difesa che faceva acqua – dice Ginulfi - e lo costringeva a fare tutto da solo. E’ vero che quello del portiere è un ruolo a parte, ma se avesse avuto un po’ più di copertura, sarebbe stato più sicuro. Comunque, è uno che non si discute. Uno dei migliori in circolazione. Ricordo che fece un ottimo Mondiale, mentre quando è arrivato a Roma ha pagato quello che ha pagato un po’ tutta la squadra. Le sue caratteristiche migliori? Esce molto bene ai piedi, e copre discretamente la porta. Certo, se gli arrivano a tre-quattro metri, possono fargli gol. Ma così li fanno a tutti, non solo a lui. Tenuto poi conto della sua altezza, è abbastanza veloce nell’andare a terra. Domenica scorsa ha preso due-tre palloni che non erano affatto facili. Quanto alla serenità che deve avere un portiere, dico che un po’ di competizione non fa mai male, perché può essere uno stimolo ed evita che ci si adagi. E’ anche una questione di carattere. Ed è comunque vero che la fiducia è importante, fin da quando si entra in campo. Perché l’errore può starci, anche se passa meno inosservato, e soprattutto lo si paga di più, di quello dell’attaccante. Ad ogni buon conto, con Stekelenburg la Roma ha fatto lo scorso anno un ottimo acquisto. E quando sento parlare di ballottaggio con altri, dico che non esiste proprio. E’ lui il titolare, e su questo non ci piove
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