rassegna stampa roma

«Stadio da 60.000 entro il 2016»

«Quando si fanno certi investimenti, il rendimento potenziale è fondamentale. Nello sport non esiste come in Borsa l’investimento mordi e fuggi. Se vuoi guadagnare devi costruire e puntare sui risultati di lungo periodo».

Redazione

«Quando si fanno certi investimenti, il rendimento potenziale è fondamentale. Nello sport non esiste come in Borsa l’investimento mordi e fuggi. Se vuoi guadagnare devi costruire e puntare sui risultati di lungo periodo». È la filosofia di James Pallotta, è il modus operandi del finanziere bostoniano, proprietario da uno anno dell’As Roma, di cui dallo scorso 27 agosto è anche presidente. Pallotta viene intervistato da "Il Sole 24Ore" quando in agenda aveva ancora la partenza per Londra. Avrebbe dovuto partecipare a "Leader in Football", il forum sul calcio cui dodici mesi fa era stato invitato il suo predecessore DiBenedetto, sempre in qualità di numero 1 della Roma. Ma impegni urgenti lo hanno costretto a tornare a Boston. Per la società sono andati Pannes, Barror (uno degli uomini di fiducia di Pallotta) e il capo del marketing, Winterling. Ne hanno approfittato per incontrare ieri i manager della Disney, con i quali hanno concordato la data del ritiro invernale a Orlando.

IL PROGETTO TECNICO «La squadra è sottovalutata, come è più in generale sottovalutata l’Italia», spiega Pallotta, «ma io sono ottimista, con le riforme e un sistema economico ben più vitale di quanto si percepisca all’estero, l’Italia uscirà bene dalla crisi». Pallotta ha un chiodo fisso. Un meraviglioso chiodo fisso. È la Roma tricolore. «Vogliamo far capire a tutti che questo è il principio di una nuova storia per la Roma e per il calcio italiano». È tanto fisso, il chiodo, che quando gli viene chiesto del delisting, e cioè se la Roma ha intenzione di abbandonare Piazza Affari, il presidente appare quasi infastidito: «È prematuro parlarne. Abbiamo progetti più importanti e urgenti come stadio e scudetto. Quello che posso dire per ora è che sono contrario alle squadre quotate». È un connubio che non funziona, per Pallotta. «Una seduta in Borsa, come una singola partita, non esprime il valore di una squadra. Non è un caso se nove anni fa, dopo l’acquisto della squadra di basket dei Boston Celtics, abbiamo deciso di delistarla da Wall Street».

LO STADIO DI PROPRIETÀ Entro fine anno, la Roma avrà deciso dove far costruire lo stadio. «Io avrei usato il Colosseo per il nuovo stadio di Roma ma mi hanno detto che era occupato. Scherzi a parte, siamo quasi pronti: abbiamo già avuto numerosi incontri con il Sindaco di Roma e con gli uffici tecnici del Comune: abbiamo esaminato 100 siti, ne abbiamo selezionati 12 e infine con l’advisor Cushman & Wakefield siamo arrivati a una short list di 3 aree. Ora siamo alla scelta finale: lo stadio, che avrà 60mila posti, negozi e ristoranti, è stato progettato da un architetto di fama mondiale come Dan Meis e dovrà essere pronto per i campionati europei del 2016». Sono rimaste tre aree in lizza. La soluzione maggiormente coccolata è Ostiense, nella zona del Gazometro. I tempi della bonifica non sarebbero eccessivi, e non andrebbe stravolta la viabilità del quartiere. Uno stadio nel cuore di Roma è il pensiero della Roma, anche se Pallotta non si sbilancia. Lancia però una stoccata agli scettici del progetto americano. «A seconda della scelta, l’investimento potrebbe anche superare i 200 milioni di euro. Vi sembrano programmi da azionista di passaggio?».

IL BILANCIO Il progetto di bilancio relativo all’esercizio 2011 è stato approvato dal Cda con una perdita secca di 58,4 milioni di euro. Ventotto milioni peggio dell’anno scorso (-30,7 milioni). Pallotta si attende un bilancio in rosso anche per il 2012: «Si chiuderà con una perdita significativa. Le risorse arriveranno da un incremento dell’esposizione per anticipazioni su contratti in essere e con interventi degli azionisti. I risultati (finanziari, ndr) non ci sono piaciuti, ma sono stati comunque migliori delle nostre previsioni. Quest’anno faremo di più sia sui risparmi che sui ricavi: le vendite di biglietti solo salite in valore e nuove risorse arriveranno dalle sponsorizzazioni internazionali, come quelle con Disney e con Volkswagen. Sul merchandising le cose potrebbero andare anche meglio se ci fosse una lotta più incisiva alla contraffazione, un fenomeno che in altri Paesi è quasi inesistente non riguarda solo noi ma tutte le squadre». In questo percorso, gli americani saranno accompagnati da Unicredit: «I rapporti con loro sono ottimi, e finché la banca resterà con noi saremo contenti».

SOROS Spunta un’altra prova dell’esistenza di Soros, o meglio dell’esistenza dell’offerta che il magnate americano, ma di origini ungheresi, fece quattro anni fa per la Roma. È la testimonianza di Pallotta. Per Mr James è la seconda volta. «L’operazione - rivela (nuovamente) il presidente - mi era stata suggerita da George Soros, perché è stato molto vicino a comprare la squadra: in quel momento stavamo valutando l’acquisto di un’altra squadra europea. Ma davanti alla Roma non ho avuto dubbi. È chiaro che una nostra esperienza di successo in Italia può fare da traino ad altre operazioni del genere dagli Stati Uniti».