(Il Romanista - M.Izzi) - L’appuntamento si è consumato ieri sera alle 22:40 sugli schermi Rai 3 nella storica trasmissione “Sfide” (quanto di meglio propone il palinsesto televisivo per quello che riguarda i racconti di “epica sportiva”). Condotto da Alex Zanardi, i telespettatori hanno assistito al racconto della vicenda umana e sportiva (difficile trovare il confine in una storia così intensa, sofferta e affascinante) di Agostino Di Bartolomei. Lo special conclude idealmente un anno (dal 31 ottobre 2011 al 26 novembre 2012) che non è stato solo ricco di iniziative tese a ricordare e raccontare la figura del capitano del secondo scudetto, ma addirittura straordinario. [...]
rassegna stampa roma
Semplice e altruista, Agostino è immortale
(Il Romanista – M.Izzi) – L’appuntamento si è consumato ieri sera alle 22:40 sugli schermi Rai 3 nella storica trasmissione “Sfide”
L’aspetto interessante della fioritura di queste belle iniziative è proprio legato all’analisi dei motivi profondi che l’hanno innescata. Il DG della Roma, Franco Baldini, proprio durante la cerimonia del battesimo del Campo Di Bartolomei ha dichiarato: «Il calcio ha bisogno di eroi, chi meglio di Agostino Di Bartolomei per quello che riguarda i colori giallorossi?». L’analisi ci sembra perfetta, Di Bartolomei è un “eroe” autentico, inteso nel senso più profondo e “omerico” che questo implica. Incarna cioè, con tutti i limiti che sono propri di qualsiasi essere umano, un distillato di qualità morali che vengono additate come esemplare modello ai giovani. Nella mia analisi, senz’altro soggettiva e per questo parziale ed incompleta, mi sento di poter indicare alcune di queste qualità. Inizio da quella del calciatore, una caratteristica tecnica che sfocia anche nella dimensione umana di Ago. Di Bartolomei era semplice.
Non è un caso che sia stato a lungo un incompreso a livello “di critica”, e dei “poeti letterati” della stampa sportiva ufficiale, mentre ebbe fin da subito un feeling indistruttibile con i tifosi. [...]Il miracolo tecnico era che Agostino, come uno stradivari, sia stato l’unico ad avere la forza di realizzare quello che tutti vedevano. Ad essere sorpresi, spesso o quasi sempre, erano i suoi avversari, soprattutto quelli delle squadre straniere che non potevano capacitarsi che quel calciatore fosse in grado, appena superata la linea di centrocampo di colpire a rete con una simile violenza. Ricordo un’immagine, impressionante del portiere del Catanzaro Zaninelli che stava ancora controllando la barriera mentre la palla era già finita in rete. Fu il boato dell’Olimpico a indicargli che la Roma aveva segnato.
C’è poi tra le qualità “immortali” di Agostino il suo altruismo. Ago era il capitano in campo, ma anche fuori. Chiedete ai suoi compagni di squadra. Si occupava di dare a tutti una mano per trovare una casa adatta, per indicare un sarto di valore, per risolvere le mille malinconie dei più giovani. Agostino è il capitano che lascia a Pruzzo l’onore di battere il calcio di rigore della giornata dello scudetto, 15 maggio 1983. Agostino, l’altruista, è per questo, ancor più di Falcao, il direttore di un’orchestra irripetibile. Scriveva di lui Fulvio Bernardini: «Di Bartolomei ha consacrato la sua gara con una prestazione sbalorditiva e non soltanto perché ha segnato una doppietta. I suoi appoggi lunghi e corti, la sua direzione nel particolare del possesso di palla, o ragnatela o melina non distruttiva, chiamatela come volete è sempre una mossa del collettivo e Agostino da buon capitano la dirige. Quando un giocatore fa una prestazione come quella di Agostino, te ne torni a casa e nell’intimità della famiglia ti rilasci sereno e felice. Io l’ho provato e me lo ricordo ancora». [...]
© RIPRODUZIONE RISERVATA