(Il Romanista) DE ROSSI Un’assenza da sola non può giustificare la terribile prestazione di lunedì a Siena, anche perché Luis Enrique è il primo a ricordare che non contano i singoli ma la squadra.
rassegna stampa roma
Se la rivoluzione non ha l’età
(Il Romanista) DE ROSSI Un’assenza da sola non può giustificare la terribile prestazione di lunedì a Siena, anche perché Luis Enrique è il primo a ricordare che non contano i singoli ma la squadra.
Non può spiegare tutto l’assenza di De Rossi, ma parecchio sì. Perché De Rossi è De Rossi. Quello di quest’anno è anche di più. E’ tecnica, è fisico, è presenza emotiva. Insomma, è semplicemente lui. Un giocatore che sarebbe fondamentale per qualunque squadra, a maggior ragione in questa Roma e in quel ruolo nel quale ci sta tanto bene che sembra quasi un vestito fatto su misura per lui. Quando manca De Rossi la Roma a dir poco balbetta. In campionato Daniele ha giocato 19 delle 23 partite fin qui disputate. Fatta eccezione per la partita con l’Inter di una settimana abbondante fa (e che partita!), tra infortuni e squalifiche manca dal minuto 54 della sfida di pallanuoto del Massimino del 15 gennaio, nella quale era stato decisivo con il gol che aveva rimesso subito in piedi il match. Da allora ha saltato le partite contro Cesena, Bologna, Cagliari e Siena. Risultato? Una vittoria (...), un pareggio e due sconfitte. E non è andata meglio nelle altre competizioni. In coppa Italia Daniele è mancato nella partita contro la Juventus e ci ricordiamo come è andata a finire. Non c’era neppure nella doppia sfida contro lo Slovan in Europa League. Insomma, un disastro. E non è neanche colpa di chi si è trovato a sostituirlo, vedi Viviani lunedì sera che nel secondo tempo ha pure fatto vedere una bella reazione. Il fatto è che il ruolo è delicato e che lui è un valore aggiunto. Per fortuna da domenica dovrebbe tornare in pianta stabile. Se dovesse essere emergenza dietro, potrebbe giocare al centro della difesa. Ma il suo ritorno è comunque un conforto.
EMERGENZA DIFESA Oggi alla ripresa degli allenamenti se ne saprà di più sulle condizioni di Juan e sul problema che lo ha costretto a lasciare il campo di Siena dopo un tempo. Si spera che non si tratti di nulla di grave, ma resta comunque il fatto che non è la prima volta che la difesa della Roma nel mezzo si trova in emergenza. Sulla carta a inizio stagione Luis Enrique poteva contare addirittura su cinque giocatori per due maglie. Più che sufficienti. Ma nel tempo le cose sono cambiate. E molto. Perché Cassetti, al dilà di qualche problema fisico, di fatto non è mai entrato nella rotazione per le maglie da titolare. A novembre poi c’è stato il crac del ginocchio di Burdisso. Una colpo durissimo, perché la Roma ha dovuto rinunciare all’improvviso non solo a un titolare, ma anche a un leader. Se a questo si aggiungiungono le prestazioni pessime di Kjaer soprattutto nell’ultimo periodo, ecco che a disposizione restano di fatto solo due giocatori, per di più con tutte le incognite relative alla tenuta fisica di Juan. E meno male che Heinze sta disputando una stagione a grandissimi livelli! A gennaio la società ha scelto di non tornare sul mercato in quel ruolo, puntando forte sui giocatori attualmente in rosa. Per ora la scelta non sembra aver pagato e già da domenica contro il Parma, nel caso in cui Juan non recuperasse, potrebbe essere emergenza assoluta. Con De Rossi costretto a giocare da centrale, come peraltro già successo nella partita di campionato contro la Juventus, con ciò che questo comporta sul peso specifico del centrocampo.
LA GIOVENTÙ Che siano la mejo gioventù ci sono pochi dubbi. Perché giocatori come Lamela, Pjanic, Borini, Viviani e Bojan scarsi non sono. Tutt’altro.(...) La loro giovane età però è un dazio da pagare, come hanno ammesso spesso sia Baldini sia Sabatini. Luis Enrique è uno che non guarda la carta d’identità, lo ha detto e ribadito decine di volte e le sue scelte (vedi Piscitella al posto di Bojan a Catania) lo confermano, però è innegabile come l’inesperienza di tanti giocatori sia qualcosa che non si può sottovalutare. Non è solo un fatto d’età, ma anche di adattamento: Lamela viene dal campionato argentino, Bojan e José Angel dalla Spagna, Pjanic dalla Francia, Borini dall’Inghilterra e Viviani addirittura dalla Primavera. È normale che abbiano bisogno di tempo e che la continuità di rendimento sia qualcosa che devono ancora trovare.
GLI ESTERNIProbabilmente qualcosa di più sul mercato in questo senso si poteva fare. Perché a destra c’è il solo Rosi (o Taddei), a sinistra lo stesso Taddei e José Angel. Nessuno fornisce al momento delle garanzie, forse solo il brasiliano è quello che mediamente riesce ad interpretare meglio il gioco e la filosofia di Luis Enrique. In estate si interverrà, e anche in maniera massiccia, su questo. Andranno via sicuramente Cicinho e Cassetti: entrambi in scadenza di contratto, non rientrano più nei piani dell’allenatore e in campo non si vedono praticamente mai. (...) Il brasiliano era partito forte all’inizio della stagione, Luis Enrique in ritiro era pronto a dargli una possibilità e ne aveva chiesto la conferma, si parlava addirittura di rinnovo, poi però Cicinho ha mancato tutte le occasioni che gli si sono prospettate. Diverso è il discorso per quanto riguarda Cassetti: fin dal ritiro Luis Enrique lo ha utilizzato come difensore centrale, ruolo che Marco, a 35 anni, non sente suo. Era e si sente un terzino, l’allenatore la pensa diversamente e quindi, complice anche qualche problema fisico, anche per lui il campo è diventato un miraggio.
pesospecifico del centrocampo.LA GIOVENTÙChe siano la mejo gioventù ci sono pochidubbi. Perché giocatori come Lamela,Pjanic, Borini, Viviani e Bojanscarsi non sono. Tutt’altro. Chi più, chimeno, chi con più esperienza e chi abituatomeno ai grandi palcoscenici, sonogiocatori che, adesso e soprattuttoin futuro, potranno essere molto utilialla Roma. La loro giovane età però è undazio da pagare, come hanno ammessospesso sia Baldini sia Sabatini. Luis Enriqueè uno che non guarda la carta d’identità,lo ha detto e ribadito decine divolte e le sue scelte (vedi Piscitella al postodi Bojan a Catania) lo confermano,però è innegabile come l’inesperienzadi tanti giocatori sia qualcosa che nonsi può sottovalutare. Non è solo un fattod’età, ma anche di adattamento: Lamelaviene dal campionato argentino,Bojan e José Angel dalla Spagna, Pjanicdalla Francia, Borini dall’Inghilterra eViviani addirittura dalla Primavera. Ènormale che abbiano bisogno di tempoe che la continuità di rendimento siaqualcosa che devono ancora trovare.GLI ESTERNIProbabilmente qualcosa di più sul mercatoin questo senso si poteva fare. Perchéa destra c’è il solo Rosi (o Taddei), asinistra lo stesso Taddei e José Angel.Nessuno fornisce al momento delle garanzie,forse solo il brasiliano è quelloche mediamente riesce ad interpretaremeglio il gioco e la filosofia di Luis Enrique.In estate si interverrà, e anche inmaniera massiccia, su questo. Andrannovia sicuramente Cicinho e Cassetti:entrambi in scadenza di contratto, nonrientrano più nei piani dell’allenatore ein campo non si vedono praticamentemai. Al massimo fanno parte, se e quandova bene, della lista dei convocati. Ilbrasiliano era partito forte all’iniziodella stagione, Luis Enrique in ritiroera pronto a dargli una possibilità e neaveva chiesto la conferma, si parlava addiritturadi rinnovo, poi però Cicinhoha mancato tutte le occasioni che gli sisono prospettate. Diverso è il discorsoper quanto riguarda Cassetti: fin dal ritiroLuis Enrique lo ha utilizzato comedifensore centrale, ruolo che Marco, a35 anni, non sente suo. Era e si sente unterzino, l’allenatore la pensa diversamentee quindi, complice anche qualcheproblema fisico, anche per lui ilcampo è diventato un miraggio.
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