(Il Romanista - F.Cassini)La sorpresa non è tanto che Francesco Rocca sia stato inserito nella Hall of Fame romanista votata dai tifosi, quanto piuttosto che lui stesso ne sia rimasto sorpreso. «Sono rimasto stupito dalla votazione - ha detto a Rete Sport -, però il popolo è sovrano. Sono passati tantissimi anni, addirittura trentasei, non pensavo di essere rimasto così tanto nel cuore della gente. Nello stupore c’è tanta felicità, c’è la contentezza di aver reso felice tanta gente. Malgrado abbia giocato solo due anni. Non ho mai evidenziato il sacrificio del mio ginocchio, perché sono i rischi del mestiere. Ho fatto quello che dovevo, ho svolto il mestiere nel modo in cui credevo. La verità è che secondo me tanti altri giocatori hanno dato tanto alla Roma, e forse più di me. Però, ripeto, questa scelta dei tifosi mi ha sorpreso e mi riempie di gioia. Rimarrò nella storia anche avendo giocato solo due anni, e per me è eccezionale».
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Rocca: «Non credevo mi volessero tanto bene»
(Il Romanista – F.Cassini) La sorpresa non è tanto che Francesco Rocca sia stato inserito nella Hall of Fame romanista votata dai tifosi, quanto piuttosto che lui stesso ne sia rimasto sorpreso.
Rocca ha poi fatto il punto sulla sua esperienza in campo prima e in panchina poi. «Professionalmente sono stato un atleta mal gestito. Nessuno mi toglierà mai dalla testa che i miei 6-7 kg in più abbiano coinciso con la fissazione dell’articolazione del ginocchio. Quando si parla di professionalità di un allenatore, io tengo conto anche di questo. Deve tener conto della situazione fisica dei suoi giocatori. Io non ho avuto fortuna come allenatore per un semplice motivo: non sono mai sceso a compromessi con nessuno. Sento parlare in giro di moralità, rispetto per le regole, esempi per i giovani. Ma se scendi a compromessi, ecco che non sei più credibile. Credo di aver fatto solo il mio dovere, ma nell’arco di trent’anni di panchine questa caratteristica mi si è ritorta contro. Non rinnego nulla, ma credo sia doveroso nel mondo dello sport essere corretti, leali, professionali. Nessuno dei miei giocatori ha mai riportato un infortunio muscolare. Ho scelto di essere corretto con i ragazzi perché ho sofferto troppo nel corso della mia vita, e non voglio vedere la stessa sofferenza negli altri. Quando mi sono fatto male la prima volta, avevo 22 anni: un bambino. Da allenatore la mia missione è stata di essere d’esempio per gli altri, ma in pochi lo hanno creduto. Sono stato oscurato volutamente ma solo perché volevo essere un esempio positivo nel mondo dello sport. Non ho mai voluto "vendermi": se alleno una squadra ho due referenti: uno è il presidente, perchè mi paga, l’altro è il pubblico che viene a vedermi. Io non vorrei neanche un dirigente con la pancia. Non ce l’ho con le persone sovrappeso, ma se devi essere d’esempio per i ragazzi, devi essere il primo a stare in forma. Spero di poter insegnare ancora ai ragazzi, perché davanti si troveranno un esempio immacolato, non uno che vuole fregarli. Io li faccio lavorare duro, ma i migliori giocano con me. Vi sembrano strane le mie considerazioni? Per qualcuno lo sono state. Sembra che solo evocare il mio nome spaventi». Anche Zeman è famoso per i suoi allenamenti duri: «Non entro nel merito di quello che fanno gli altri. Ognuno cerca di fare il meglio per se stesso. Sono contento per il boemo, ma ha allenato quattordici squadre. Le opportunità le ha avute, a me non ne hanno data neanche una. Ma oggi ho ricevuto l’attestato di stima più grande. È l’unico che abbia mai ricevuto. Io sono convinto che se un soggetto è troppo ben voluto dal popolo, non lo è ugualmente dalle alte sfere».
Mai stato vicino alla panchina della Roma? «Mai. Mi era stato proposto un ruolo che non ritenevo adatto. Io alla Roma non ho mai chiesto niente, come era giusto che fosse. Non ho cercato mai la pietas umana, sarebbe stato vergognoso per me. Ho voluto fare il mio mestiere senza chiedere nulla. Stando in Federazione ho avuto la possibilità di lavorare per ventotto anni a contratto annuale: e questo mi rende orgoglioso. Significa che al termine di ogni anno il mio lavoro è stato giudicato positivamente».
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