(Il Romanista - D.Galli)Cronaca vuole che nessuno sia ancora salito nella stanza di Sabatini per chiedere la cessione a gennaio. Nemmeno Burdisso. Cronaca vuole che se ogni anno la Roma è un gruppo unito, quest’anno lo è davvero, e se era vero prima è verissimo adesso. Ce ne sono a iosa di episodi, di aneddoti, di segnali dal passato, dal presente e di auspici per il futuro. Ma prima ancora c’è un principio base, l’abc di Garcia, la sua norma fondamentale, la Costituzione dell’uomo Rudi: non esistono seconde linee, e se esistono sono tali solo per minutaggio, perché giocano meno. Però giocano e in qualche caso anche parecchio. Chiedete a Marquinho (329 minuti), chiedete a Dodò, che lunedì a Milano disputerà la sua quarta partita dall’inizio e di minuti ne ha accumulati già 534. Questo tecnico non lascia dietro nessuno, ognuno diventa indispensabile, ognuno deve e sa farsi trovare pronto quando l’occasione chiama, quando Rudi gli dice: vai, entra, spacca la partita o difendi la tua squadra.
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Questa Roma promossa in blocco
(Il Romanista – D.Galli) Cronaca vuole che nessuno sia ancora salito nella stanza di Sabatini per chiedere la cessione a gennaio. Nemmeno Burdisso.
Numeri. Tredici diversi marcatori, questa Roma non ha una primadonna, mischia in questa sua cooperativa di puro spettacolo artisti, operai del pallone, guitti e genera guizzi. Segnano tutti, segnano anche quelle che continuavano a chiamare riserve. Tre esempi. Bradley gioca a Livorno, poi un infortunio con la nazionale lo spinge nelle retrovie, lo toglie dalla scena, lo getta nel dimenticatoio. I romanisti quasi si dimenticano di questo onesto, grande, infaticabile professionista della mediana che piombato nel silenzio lavora ancora di più. Lavora e si riprende i suoi spazi vitali, lavora e a Udine decide la partita, spunta dal nulla, sullo schermo della tv si apprezza Strootman che serve una palla a? A chi? A una maglia che sbuca da dietro il sipario per bucare la porta bianconera e consentire alla Roma di centrare la nona vittoria consecutiva da inizio campionato. È un record eguagliato (e che sarà poi unicamente della Roma con il successo sul Chievo), è un premio alla costanza di quest’americano, è un primo riconoscimento della validità della teoria garciana: tutti sono indispensabili. Teorema, questo, sposato anche dalla squadra. In volo verso Roma hanno messo in testa a Michael il cappello del capitano dell’aereo. Uno per tutti, tutti per uno. Non è uno slogan un po’ retrò, è un sentimento diffuso dentro Trigoria. È come funziona questa Roma qua.
E prendete Borriello. Prendete il centravanti ruota di scorta, che alla Roma pareva costretto a restare in attesa di tempi migliori. Il miracolo di Rudi è stato quello di fargli credere di non essere tutto ciò che al resto del mondo sembrava, è stato quello di farlo contare sul serio, di dargli la maglia che gli spettava. Borriello ha ricambiato contro il Chievo, lo ha fatto con un tuffo nella storia per centrare il padre di tutti i record.
Poi c’è la favola Destro. Infortunatissimo, a momenti sembrava dovesse essere rottamato. Garcia lo ha atteso, lo ha incoraggiato, la squadra non l’ha isolato, gli è stata vicina. Ecco, Mattia che fa? Prende e ti batte la Fiorentina. Stile Wolf in Pulp Fiction: mi chiamo Destro, risolvo problemi.
La canzone di Testaccio esalta gli undici atleti che Roma chiamò. Questi sono di più. Sono tutti. Capita che in allenamento il mondiale Maicon sproni il baby Ricci, capita che il leader De Rossi si avvicini a Jedvaj e gli spieghi in inglese i movimenti, le tattiche, le strategie, che gli insegni cosa significhi indossare questi colori. Che lo prepari per quando verrà il suo momento. Perché verrà. Perché il giorno dell’esordio di Tin non è lontano. Perché questo mister te fa senti’ importante anche se nun conti gnente proprio perché non è vero che nun conti gnente. Non è vero per Rudi. Non è vero per Sabatini. Non è vero per questi giocatori così belli, così fichi, così uniti, così titolari, così imbattuti. Così affamati.
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