rassegna stampa roma

Quattro, zitti e tutti a casa

(Il Romanista-C.Zucchelli) L’umiliazione più grande. Su un campo dove in serie A non aveva mai perso, la Roma ne prende 4 (a 2) dal Lecce. E, dopo Colantuono a Bergamo,

Redazione

(Il Romanista-C.Zucchelli) L’umiliazione più grande. Su un campo dove in serie A non aveva mai perso, la Roma ne prende 4 (a 2) dal Lecce. E, dopo Colantuono a Bergamo,

un altro allenatore chiede ai suoi di fermarsi per non umiliare troppo gli avversari. Lo fa Serse Cosmi al minuto 15, quando gli schiaffi presi dalla Roma erano già 4. I giocatori gli danno retta, per mezzora si limitano all’ordinaria amministrazione e negli ultimi 2 minuti la Roma fa vedere di essere, quantomeno, scesa in campo: 2 gol, entrambi molto belli, prima con Bojan e poi con Lamela, che fanno venire ancora più rabbia per quello che poteva essere e non è stato.

 

Difficile trovare un primo tempo peggiore di quello di ieri al via del Mare, difficile capacitarsi di un cappotto del genere contro una squadra che in casa aveva ottenuto solo due vittorie in questa stagione e difficile comprendere, dopo una settimana di proclami «crediamo al terzo posto» l’atteggiamento con cui la Roma (non) è scesa in campo. L’assenza di Totti, l’uomo più forte e con più personalità della squadra, pesa eccome ma non può essere un’attenuante per una squadra che in trasferta viaggia sulla media di due gol a partita. Ieri Di Michele e soprattutto Muriel hanno fatto quello che volevano, Cosmi sembrava indemoniato (...) Benussi ha fatto pochi ma decisivi interventi, Giacomazzi incitava il pubblico ogni qual volta c’era un minuto di silenzio. E la Roma? Praticamente non pervenuta. Non scesa in campo, se si esclude un tiro di Bojan da fuori area nel primo tempo e le due inutili reti allo scadere.

Luis Enrique lascia in panchina Pjanic e mette Marquinho a centrocampo con Gago e De Rossi. In attacco ci sono Bojan, Lamela e Osvaldo, in difesa Rosi è preferito a Taddei a destra mentre a sinistra c’è José Angel. Fin dai primi minuti si capisce che non è giornata: il Lecce ci mette l’anima - e anche i piedi - la Roma non ci mette niente e infatti al 21’ viene punita da Muriel: fuorigioco sbagliato, Heinze si addormenta e l’attaccante del Lecce batte facilmente Stekelenburg. Il pallone è - inutilmente - nei piedi dei romanisti, ma è il Lecce a essere pericoloso. Di Michele al 44’ trova il raddoppio su una grande giocata di Giacomazzi e di sinistro manda i salentini al riposo più tranquilli e consapevoli. Nella ripresa il copione non cambia. Anzi, dopo 4 minuti arriva il terzo gol: Muriel tira da casa sua di sinistro dopo essere passato in mezzo a Heinze e De Rossi, Stekelenburg è sorpreso e non ci arriva. La Roma non reagisce, il Lecce invece vola e al 10’ contatto in area tra Heinze e lo stesso Muriel. Orsato assegna il rigore su segnalazione dell’assistente Copelli, sul dischetto si presenta ancora Di Michele che chiude i conti. I salentini si divertono, provano colpi di tacco e giocate, Cosmi chiede di darsi una regolata. E i giocatori lo ascoltano. Pure troppo.(..) La Roma negli ultimi tre minuti decide di far vedere qualcosa in più e prima con Bojan, bel tiro di piatto su assist di Lamela, e poi con l’argentino - punizione a giro - accorcia le distanze. Due reti belle quanto inutili. Imbarazzanti, quasi. Perché non servono a niente e, anzi, fanno aumentare ancora di più il rammarico. Al fischio finale Luis Enrique fa in tempo a complimentarsi con Cosmi poi va diretto negli spogliatoi. Senza degnare di uno sguardo i suoi giocatori.