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Pizarro è del City. Ma per 6 mesi

(Il Romanista-C.Zucchelli) Quella notte, tra il 18 e il 19 agosto del 2006, David Pizarro non la dimenticherà facilmente. Anche adesso. Soprattutto adesso, visto che da ieri è un giocatore del Manchester City,

Redazione

(Il Romanista-C.Zucchelli) Quella notte, tra il 18 e il 19 agosto del 2006, David Pizarro non la dimenticherà facilmente. Anche adesso. Soprattutto adesso, visto che da ieri è un giocatore del Manchester City,

anche se manca ancora l’ufficialità (si attende l’esito delle visite mediche).

 

Prestito per 6 mesi: con questa formula va via il Pek, al termine di una giornata che l’ha visto in Inghilterra insieme al suo procuratore, Bozzo, per le visite mediche e per ricevere il permesso della federazione inglese relativo al permesso di soggiorno. Ha tentato fino all’ultimo di capire se c’erano o meno i margini per restare alla Roma. Qualche giorno fa, dopo aver giocato una partita con la Primavera disse: «Spero con tutto il cuore di rimanere». In privato aveva poi aggiunto: «Ma non dipende da me». La scelta è stata della società e di Luis Enrique, come poi ammesso ieri dallo stesso allenatore. Uno abituato a dire le cose in faccia, come Pizarro. Forse è anche per questo, per un carattere a volte troppo simile, che non si sono presi. Quasi mai. Pur avendo stima l’uno dell’altro il feeling, tecnico e personale, non è mai scattato. (...)

I primi contatti risalgono al 2005, anno in cui lascia l’Udinese e resta in bilico tra Inter e Roma per un’estate intera. Mancini, che da oggi torna ad essere il suo allenatore, lo convince ad accettare i nerazzurri. Il rapporto con l’Inter non decolla e dodici mesi dopo arriva a Trigoria. Dal maestro Spalletti. Come detto, tutto - o quasi - accade in una notte di mezza estate. È il 18 agosto. Pizarro decide di restare all’Inter dopo mesi trascorsi a corteggiare - e a farsi corteggiare - la Roma. È un venerdì. Nel tardo pomeriggio Francesco Totti lo chiama. Ci parla. Spalletti fa lo stesso. Da Roma Rosella Sensi si mette in contatto con Moratti. Le due società si accordano per la comproprietà, tutto è nelle mani del giocatore. Le parole di Totti sono provvidenziali. Pizarro cambia idea quando molti giornali sono già in stampa. Per tutti è necessaria una ribattuta. Il titolo della prima pagina del "Romanista" è "Adesso uno più forte", poi viene cambiato in "Pizarro chiama, vuole venire". Il Corriere dello Sport titola "Pizarro dice no, la Roma resta a mani vuote". In seconda edizione diventa "Clamoroso Pizarro: dice no alla Roma ma poi nella notte ci ripensa". Il Messaggero: "Pizarro, no alla Roma. E i giochi si riaprono", diventa "Pizarro, no alla Roma. Ma poi ci ripensa". La Gazzetta dello Sport: "Roma, no di Pizarro", trasformato poi in "Roma, ni di Pizarro". Nessuno si aspettava una retromarcia tanto netta del cileno. L’Inter era in ritiro a Maiorca, tutti pensavano che sarebbe rimasto almeno un altro anno a Milano. (...)

In poche ore tutto è cambiato. Anche i convincimenti della signora Pizarro, Carolina, che era stata persuasa pure da Mancini a restare a Milano «perché lì i bambini stanno bene, perché la nostra vita ormai è lì». Anche la Roma, sapendo l’importanza della dimensione familiare per il cileno, s’era mossa per tempo: in quei giorni di Ferragosto, quando Pizarro mandava messaggi solo in un senso, a lui e alla sua famiglia era stato spiegato, per esempio, come si arriva da Trigoria al Colosseo, qual è il miglior ristorante di Roma per mangiare la paella e cose del genere. Cose che contano. Andate a chiedere adesso a Carolina e ai suoi figli cosa pensano di Roma. E della Roma. Ne sono tifosi. Come il padre. Quello che sull’aereo che lo portava in Inghilterra ieri pensava sì al suo futuro ma anche al passato. Ai tre trofei vinti con la Roma, e con Spalletti in panchina, ma soprattutto a quelli che non ha vinto. «Voglio vincere qui questo maledetto scudetto», diceva due estati fa da Riscone di Brunico. Catania 2008 e Verona 2010 sono i suoi più grandi rimpianti, quello che è successo negli ultimi due anni sono invece le più grandi delusioni dei tifosi.

I problemi con Ranieri lo scorso anno, il mancato ritorno in Cile dalle vacanze, il rapporto mai sbocciato con Luis Enrique: segnali di un carattere spigoloso, che diventa duro quando viene messo in discussione. A Roma è successo quando il ginocchio ha iniziato a dargli problemi. Da intoccabile a riserva di lusso, una parabola che Pizarro, legato ai giallorossi da un contratto fino al 2013, non ha accettato. Per questo se ne va. Per dimostrare a se stesso e agli altri di essere ancora un giocatore importante. A Roma, con i suoi pregi e i suoi difetti, con 209 presenze e 16 gol, lo ha fatto.