(Il Romanista - M.Macedonio) E’ subito Capitano, in questa sera di gennaio dall’avvio che non t’aspetti. Ed è subito storia, infatti.
rassegna stampa roma
Per il Capitano e per il Presidente
(Il Romanista – M.Macedonio) E’ subito Capitano, in questa sera di gennaio dall’avvio che non t’aspetti. Ed è subito storia, infatti.
Con la Sud che intona il coro di sempre: tanto perché sia chiaro, per l’ennesima volta, che ce n’è uno solo, di Capitano. Ed è lui solo. L’uomo simbolo di questa squadra. Quello che da diciannove anni, ma forse da sempre, è tutt’uno con questa maglia e con i suoi tifosi. Sette minuti e Nordhal è già alle spalle: 211, recita ora la classifica dei marcatori di sempre in serie A, e accanto c’è il nome di Francesco Totti. Non c’è neanche il tempo di annunciarlo, il suo secondo gol, che arriva quello di Borini per il 3-0 in meno di 500 secondi di gioco. Mai successo - andiamo a memoria - che lo speaker dello stadio ne “chiamasse” due insieme (...)
Nel giorno in cui l’Olimpico ricorda Dino Viola, a undici anni dalla sua scomparsa (era il 19 gennaio del ’91, come recita anche lo striscione in curva Sud, accanto alla dedica “Come te nessuno mai”, firmata “I tuoi ragazzi”), la Roma ha una di quelle partenze brucianti, come non ne ricordavamo da tempo. O forse come non se ne sono mai avute, verrebbe da dire. Potrebbero infatti essere quattro, cinque, forse anche sei o sette i gol all’attivo già soltanto nella prima mezz’ora. Sembra esserci una sola formazione in campo, e si stenta a riconoscere nel Cesena la squadra che non più tardi di una decina di giorni fa ha impegnato il Napoli al San Paolo in Coppa Italia, e ha fatto complessivamente bene nel periodo, vincendo a Palermo e battendo Genoa e Novara in casa (...).
E anche i suoi tifosi, appollaiati nello spicchio superiore del settore ospiti, sembrano a loro volta storditi. Per non dire ammutoliti, fin dal primo giro di lancette dell’orologio. Prova a reagire nel secondo tempo, la squadra di Arrigoni, non pienamente cosciente, forse, di come la Roma l’avesse letteralmente graziata nel primo, Trova infatti il gol del 3-1, ma “mal gliene incolse”, Ci pensa Juan a ristabilire subito le distanze, sotto la Sud. Tanto per essere chiari.
Ma è il giorno di Francesco Totti, questo ragazzino di 35 anni che, quando esce dal campo, poco prima della metà della ripresa, lasciando il posto ad un “coetaneo” di 19, riceve – una volta ancora – l’ovazione di un intero stadio, tutto in piedi ad applaudire l’ennesimo record della sua storia di calciatore. Non è stracolmo, l’Olimpico, come pure ci si sarebbe aspettati in un giorno e in un orario che avrebbero meritato altra partecipazione. Si equivalgono, o quasi, i biglietti “staccati” (circa sedicimila) e il numero di abbonati, poco sotto la soglia dei diciasettemila. Pjanic arrotonda, tra gli “olè” della curva, e Luis Enrique procede da ulteriori cambi.
Dopo Bojan per Lamela e Viviani per Totti, entra in campo anche Kjaer per Juan. Sventola triste l’ultima bandiera bianconera in curva Nord, mentre la Sud chiude in festa. E’ quasi un’ubriacatura. Accompagnata, non a caso, dal coro della “società dei magnaccioni”, con cui si chiude la partita. Martedì c’è un’altra squadra con gli stessi colori da affrontare. E c’è da credere che l’avvertimento è arrivato...
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