rassegna stampa roma

Nuove maglie e vecchi colori. Il bambino e lo scalino a vicolo del Gallo

(Il Romanista – M.Bianchini) Oggi è il 10 giugno 2012. Sembra un giorno qualsiasi.

Redazione

(Il Romanista - M.Bianchini) Oggi è il 10 giugno 2012. Sembra un giorno qualsiasi.

Ma la memoria di coloro i quali ancora frequentano questo mondo, non riesce a fare a meno di ricollegarsi a quel lontanissimo 10 giugno del 1940 che segnò l’inizio di una delle più grandi tragedie dell’umanità. In una Roma deserta, ammucchiata quasi per intero sotto il fatidico balcone di Palazzo Venezia da dove Benito Mussolini annunciò con l’enfasi del delirio la dichiarazione di guerra , venne oltraggiata la vita della gente. Soprattutto dei bambini, venuti al mondo nella sottile età del "limbo", i quali non riuscivano a comprendere cosa stessero combinando gli adulti.

Nel contesto drammatico di quei giorni, tuttavia trovarono spazio, con la loro ingenua semplicità, i sogni che si stavano ritagliando d’istinto i fanciulli di fresca fede romanista. Ecco un aspetto che pochi si sono posti e che riguarda la linfa del nostro tifo. Vi racconto la storia di un bambino, forse uguale a tante altre. Egli, in quel funesto pomeriggio del 10 giugno 1940, oltre ad una angoscia impalpabile, intuì pure il pericolo che incideva sulle sue giovani spensieratezze colorate di giallorosso. Già da due- tre anni , accompagnato dal papà di provata fede romanista, aveva imparato a conoscere le esplosioni di gioia che si manifestavano al Campo Testaccio. Egli rimaneva sorpreso e anche un po’ spaventato.

Ancora non capiva perché quei 22 giovanotti in maglietta e calzoncini, inseguissero e si contendessero un pallone con tanto ardore. Il dilemma gli venne chiarito da una ragazza che sventolava il suo prezioso fazzoletto giallorosso, confezionato artigianalmente . I Roma Store sarebbero apparsi dopo oltre mezzo secolo. Visto che il genitore era ferocemente distratto dalla partita, la premurosa compagna di stadio spiegò con sorprendente chiarezza cosa stava accadendo sul campo. Da appassionata romanista, non mancò di rivolgere un particolare riferimento ai ragazzi in maglia giallorossa che duettando fra loro, non perdevano mai di vista il pallone da scagliare in fondo alla porta avversaria. In un baleno fu tutto chiaro.

La Roma aveva acquisito un giovanissimo tifoso che coltiverà la sua fede per tutta la vita. Fra quei ricordi fumosi, spiccano le grandi mani di Guido Masetti, la potenza di Amadei , l’impressionante velocità di Naim Krieziu e di tanti altri i quali facevano sussultare il cuore soltanto perché indossavano la maglia con gli amati colori. Poi scoppiò la guerra. Quell’amato papà che conduceva il bambino allo stadio, fu spedito in Africa Orientale , dove fu fatto subito prigioniero, lasciando la moglie e tre figli di pochissimi anni. Momenti che non è facile raccontare. Ma fra tanta malinconia, che tenerezza ricordare quel minuscolo fanciullo seduto sul gradino del palazzo in vicolo del Gallo, una stradina che collega Piazza Farnese con Campo dei Fiori, il quale aspettava notizie della sua Roma, che potessero giungergli da qualcuno. Erano echi frammentari , confortati da qualche ritaglio del "Littoriale" , un quotidiano sportivo dell’epoca.

Non era molto, ma quanto bastava per mantenere viva la passione romanista che ebbe il suo epilogo d’entusiasmo quando i pochi risparmiati dal conflitto, portarono anche a vicolo del Gallo l’entusiasmo per la conquista del primo scudetto. Quella notte il bambino pianse di felicità, accontentandosi di poter costruire solo con la fantasia, sulle rimembranze di Testaccio, le giocate che avevano condotto al titolo tricolore. Incombeva la fame, il timore dei bombardamenti, l’angoscia dell’isolamento totale dal resto del mondo. Ma il ricordo di quel pallone piroettante fra i giocatori in maglia giallorossa, alleggeriva l’animo e si rivelò prezioso per riempire i vuoti tristezza . In qualche modo, per sopravvivere.

Tutto questo torna in mente , quando sono riapparsi i colori storici della nostra maglia , quasi in coincidenza con la data di quel 10 giugno 1940. Un bambino riuscì a sconfiggere il terrore che suscitava il fragore delle armi e le sue tragiche conseguenze, rifugiandosi nei sogni giallorossi. Ricordi gelosi che i "profani" non potranno mai capire. Infatti, essi sono riservati soltanto a chi possiede vene in cui scorre sangue romanista. Soprattutto in quelle dei giovani, ai quali lasciamo immaginare cosa ha significato per un bambino, privo di qualsiasi mezzo di informazione, attendere notizie della Roma sul gradino solitario di Vicolo del Gallo.