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«Non è stata una grande partita»

(Il Romanista – M.Macedonio) Non era probabilmente così che Zdenek Zeman si aspettava di cominciare la sua nuova avventura sulla panchina giallorossa.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) Non era probabilmente così che Zdenek Zeman si aspettava di cominciare la sua nuova avventura sulla panchina giallorossa. Né, c’è da crederlo, se lo aspettavano i tifosi. Anche se qualcuno, scaramanticamente, incrociava le dita dopo nove vittorie consecutive. Tutte, però, in altrettante amichevoli.

Di sicuro, tutti si aspettavano qualcosa di più da questa squadra, se è vero che anche nelle quote dei bookmaker la vittoria della Roma era una delle più basse in assoluto tra quelle offerte nel palinsesto di questa prima giornata. E dire che l’occasione era delle migliori per interrompere una serie negativa: un successo alla prima di campionato mancava infatti dal 2007 (se si esclude il recupero della gara con il Bologna, lo scorso anno, causa sciopero dei calciatori, ndr). E purtroppo, continua a mancare.

Non si nasconde, comunque, il tecnico, ai microfoni delle varie televisioni come in sala stampa. «Nell’insieme, non è stata una grande partita – ammette Zeman. - Soprattutto nella prima mezzora, siamo stati troppo lenti, non siamo ripartiti mai, abbiamo fatto solo possesso, sbilanciandoci e offrendo spazi all’avversario. Dispiace per il gol in fuorigioco, anche se non influisce sulla prestazione, che non mi è piaciuta. Nel secondo abbiamo fatto certamente meglio, anche se abbiamo sofferto fino all’ultimo».

Sembrano essere mancati, gli fanno notare, soprattutto alcuni movimenti. «Sì, Totti non ha fatto tagli dentro e giocato troppo sulla linea da dove tutto è più difficile. Deve stare quindici metri dentro il campo, e oggi non gli è riuscito. Lamela è uno che ogni tanto ci va ma non ha ancora i tempi. Dobbiamo lavorarci». Ci è mancata la profondità, ribadirà il tecnico in sala stampa, spiegando di voler portare in panchina solo chi merita. «Non è un premio – sottolinea – anche perché i cambi sono rimasti tre. Lo capirei se fossero diventati cinque. Solo in quel caso, potrei portare giocatori in più». Tornando alla partita, è mancata anche la precisione nel passaggio, gli dicono dallo studio di Sky. Anche se l’idea di giocare velocemente c’è. «Non ci è riuscito – continua il tecnico. E se giochiamo in orizzontale, la squadra avversaria riesce a riorganizzarsi. Se non ci si smarca a metà campo, è tutto più difficile».

Resta il fatto che il Catania ha potuto presentarsi almeno tre-quattro volte davanti al portiere. Serve una fase difensiva più attenta? «Abbiamo subito due gol su due azioni viziate da fuorigioco. Può succedere. Ma se valuto la mia fase difensiva con quella degli avversari trovo che sia sempre meglio la mia. Di sicuro, abbiamo subito di meno. Anche se non c’è dubbio che il risultato deve venire sulla prestazione, e oggi non abbiamo fatto bene. Possiamo recriminare su quel gol, ma cambia poco. Io critico la mia squadra così come critico gli arbitri, quando sbagliano. Non credo che non sia possibile farlo e che non si possa parlare con gli arbitri e dire quello che non va». Può aver influito, sulla prestazione, la giovane età di qualche giocatore? «Penso di sì. Oggi hanno esordito cinque giocatori nuovi, che non sono abituati ad uno stadio così. E lo stadio di Roma qualche emozione la dà. Resta il fatto che abbiamo lavorato cinquanta giorni su cose diverse da quelle viste oggi».

Dallo studio gli ricordano una vecchia intervista in cui sosteneva che non avrebbe mai vinto scudetto, non essendo quasi interessato. «Non è proprio così. Voglio vincere dimostrando di essere migliore di altri. E bisogna dimostrarla sul campo, la superiorità. E’ il campo che dovrebbe sempre parlare, ma non sempre questo è successo in passato». Gli riportano una dichiarazione di Gianni Petrucci che definisce Zeman colui che dice quello che la gente pensa e non ha il coraggio di dire. «Sono d’accordo e sono contento. Lui è il numero uno dello sport e penso che anche lui voglia uno sport pulito e andare avanti per migliorarlo. Se leggete le intercettazioni, lo capite anche voi».

Sembrano quasi rimproverare a lui i due pesi e le due misure utilizzate nei processi sul calcio scommesse, non prendendo in considerazione, finora, alcuni tronconi. «Io non c’entro in niente – risponde Zeman. – Perché lo dice a me? Se deve rimproverarmi qualcosa, io non c’entro. Se fossi al posto di Conte? Io penso che un allenatore squalificato, dopo tre mesi dovrebbe tirarsi fuori. Io dopo tre mesi mi sospendo. E solo se la società vuole, posso pensare di andare avanti. Parlo per me». Una giustizia sportiva che va riformata? «E’ difficile. Credo comunque che senza niente non si squalifica qualcuno così. C’è chi dice che dieci mesi sono pochi, o tanti. Ma non sapendo cosa è veramente successo, non posso dire. Dico però che se uno denuncia qualcosa non è credibile, ma se non lo fa è squalificato per omessa denuncia».