(Il Romanista - V. Meta) - Da un’amichevole a porte chiuse ai cinquantamila dell’Olimpico. È una parabola vertiginosa quella percorsa da Nico Lopez in poco meno di otto mesi, da un gol alla Berretti del Frosinone in un gelido pomeriggio a ridosso dell’Epifania fino a quello che ha evitato alla Roma di cominciare il campionato con una sconfitta. In mezzo un’esperienza in Primavera in cui ha raccolto più gol che presenze (17 in 14 partite fra campionato e Torneo di Viareggio) e l’intera preparazione con Zeman, fino a diventare il diretto concorrente di Lamela: «Né lui né Erik hanno ancora capito che cosa voglio da loro - ha detto il tecnico -, ma intanto Nico Lopez segna». Sintesi quasi profetica: contro il Catania il ventenne argentino e il non ancora diciannovenne uruguagio hanno tirato in porta una volta ciascuno, solo che Lamela ha centrato Osvaldo e Lopez la porta. Un gol sotto la curva Sud era il desiderio che aveva espresso appena firmato il contratto con la Roma lo scorso autunno, quando Sabatini lo ha portato a Trigoria prendendolo dal Nacional Montevideo per poco più di un milione e mezzo di dollari. Nella valigia tanti sogni e un soprannome, "conejo", per via di quegli incisivi prominenti che gli erano valsi l’accostamento a Daniel Fonseca. Un arrivo in punta di piedi, al punto che fino all’esordio (con gol, ovviamente) nella Primavera di De Rossi al Viareggio contro la Virtus Entella gli unici ad averlo visto giocare erano i suoi nuovi compagni di squadra. Il suo inserimento è coinciso con la partenza per Pescara di Gianluca Caprari, da cui ha ereditato maglia e ruolo ma non i successi, perché la rincorsa al secondo scudetto consecutivo si è fermata in un derby in semifinale che neanche il suo ingresso a metà ripresa è riuscito a raddrizzare. La rete con cui ha bagnato l’esordio in Serie A è stata in fondo una prodezza annunciata, visto che Lopez è un tipo da prime volte: in Primavera è andato a segno nella prima amichevole, nella prima gara ufficiale e anche nella prima in campionato, un piovosissimo Roma-Pescara il sabato di Pasqua davanti a non più di una cinquantina di spettatori. «Ha un senso del gol innato - la prima cosa che disse di lui Alberto De Rossi -, vede la porta con tale facilità che segna tanto anche di testa, pur non essendo un gigante». Che la Primavera fosse una dimensione temporanea e anche piuttosto ristretta per il suo talento lo avevano capito tutti, a Riscone lui ha convinto Zeman lavorando senza risparmiarsi e il resto lo hanno fatto le giocate e la personalità, la stessa che gli ha permesso di inventarsi sombrero e relativo diagonale alla fine di una partita che sembrava persa. Una serata indimenticabile che Nico ha condiviso con la sua famiglia, che lo ha seguito dall’Uruguay a Roma per non lasciarlo solo e che domenica era andata all’Olimpico a vederlo, forse senza aspettarsi un simile exploit: «Il gol lo ha dedicato a loro - hanno detto i suoi procuratori, Pablo e Dario Betancourt a gazzettagiallorossa. it -. Zeman lo sta trattando da professionista importante e con il Catania ha fatto quello che ha sempre fatto prima nel Nacional e poi nella Primavera, dove in sei mesi lo hanno aiutato a inserirsi velocemente. Adesso deve solo stare tranquillo». Intanto, però, la sua prodezza potrebbe aver sovvertito le gerarchie: per la trasferta di Milano rientrerà lo squalificato Destro e il suo primo concorrente potrebbe essere proprio il coniglio saltato fuori dal cilindro di una notte d’estate.
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Nico Lopez il coniglio magico
(Il Romanista – V. Meta) – Da un’amichevole a porte chiuse ai cinquantamila dell’Olimpico. È una parabola vertiginosa quella percorsa da Nico Lopez in poco meno di otto mesi, da un gol alla Berretti del Frosinone in un gelido...
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