(Il Romanista - M.Macedonio) E’ la scena che più di altre ha marcato la serata di sabato all’Olimpico: quella in cui il capitano, insieme a molti dei suoi compagni, si è diretto sotto la Sud, al termine della gara, per raccogliere i fischi e le contestazioni della tifoseria giallorossa.
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«Un gesto da Capitano e uomo vero»
(Il Romanista – M.Macedonio) E’ la scena che più di altre ha marcato la serata di sabato all’Olimpico: quella in cui il capitano, insieme a molti dei suoi compagni, si è diretto sotto la Sud, al termine della gara, per raccogliere i...
«E’ stato un gesto di grande rispetto nei confronti della curva e di tutti quei tifosi che con infinita passione continuano a sostenere la squadra e la maglia» dice Paolo Cento, presidente del Roma club Montecitorio. «Un’assunzione di responsabilità per una stagione negativa (...) e che ha confermato come Francesco Totti non sia solo il capitano della squadra, ma il simbolo stesso di questa città». Scuse che sono venute al termine di una partita in cui, almeno nel primo tempo, la squadra non aveva demeritato. «Sì, ma è altrettanto vero che, nel secondo, aveva perso ogni razionalità, evidenziando tutti i limiti emersi in questa stagione. Sulla quale il giudizio non può che essere negativo». A parere di Cento, andando sotto la curva, Totti ha anche rotto un’ipocrisia. «E’ quella che, nel corso di questa settimanaho riscontrato da più parti (...). Penso infatti che sia sacrosanto e giusto che i giocatori rispondano direttamente ai tifosi del proprio comportamento in campo. Altrimenti, in un mondo del calcio sempre più impazzito, e che fa anche un po’ schifo, dove tutti parlano - dai dirigenti delle società fino al Ministero dell’Interno – dicendo ognuno la sua, gli unici che quando lo fanno sono sempre criminalizzati sono i tifosi. Che sono invece quelli che pagano il biglietto, ma di cui si preferisce parlar male per occultare il vero marcio che c’è, da Calciopoli al calcioscommesse. Quello di Totti e compagni è stato il riconoscimento della centralità della curva, e dei suoi tifosi. Una forma di rispetto verso coloro che, se non ci fossero, sarebbe ormai morta la parte sana del calcio. Un atto anche simbolico. Perché è chiaro che quelle scuse sono estese a tutti i tifosi. A chi va allo stadio e a chi non può andarci, perché i biglietti costano troppo. Un gesto, che è anche un atto di grande dignità, e non una forma di sottomissione, a conferma del rapporto vero che esiste tra tifosi e giocatori. In una stagione negativa come questa, è una delle poche note positive. E aggiungo che avrei gradito che vi fosse andato anche Luis Enrique. Rispetto la sua scelta, ma se è vero che ci si può permettere di non andare anche dopo venti vittorie consecutive, l’altra sera era importante e doveroso esserci ».
Condivide il significato di quell’atto anche Fabrizio Grassetti, presidente dell’UTR. «Quello di Totti, in qualità di capitano (...) era il gesto giusto da fare. In una partita in cui, indiscutibilmente, la squadra aveva combattuto, è stato comunque importante che lui andasse sotto la curva facendo arrivare un messaggio chiaro: “Io ci sono, questa è la mia faccia”. Mi è sembrata anche una forma di protezione nei confronti dei compagni. Ed è significativo che l’abbia fatto proprio colui che non è stato mai fischiato, né nel riscaldamento, né alla lettura delle formazioni, né durante la partita. Anzi!». Non è invece d’accordo, Grassetti, sul fatto che anche il tecnico dovesse essere lì. «Non credo fosse opportuno. Penso anche che un allenatore debba farlo solo in casi eccezionali, come fece ad esempio Mazzone al derby. Diverso è il caso dei giocatori. Ho interpretato il gesto di Totti come il voler ristabilire un rapporto diretto tra tifosi e squadra. Sono dell’idea che al termine di ogni partita, che si vinca o si perda, e a maggior ragione in trasferta, la squadra debba andare sotto la curva a salutare i propri tifosi, come si fa in tanti stadi in Europa. Per una forma di rispetto ma anche per sottoporsi al giudizio del pubblico. Sarebbe una bella abitudine da introdurre».
Sulla stessa lunghezza d’onda Francesco Lotito, presidente dell’AIRC. «Come hanno detto Baldini e lo stesso Luis Enrique, bene ha fatto Totti ad andare sotto la curva. Mi è sembrato un gesto nobile, perché rivolto a recuperare un rapporto, quello diretto con i tifosi, che si era andato certamente deteriorando in queste ultime partite, dopo la tanta pazienza manifestata nel corso della stagione». Per Lotito restano forti le perplessità riguardo all’andamento della squadra. «Hanno fatto bene i giocatori a scusarsi, ma mi auguro che ciò non significhi dover continuare a puntare su uno stesso gruppo e una stessa guida tecnica. I numeri parlano più di ogni altra considerazione: e questi dicono che anche l’Atalanta, al netto della penalizzazione, con l’organico che ha, ha fatto finora meglio della Roma».
Chiude la carrellata di pareri Vittorio Trenta, esponente storico della tifoseria giallorossa, fin dai tempi del CUCS. «Quello di Totti (...) è stato l’atteggiamento di un capitano vero. Quello di chi si assume le proprie responsabilità e insieme ai compagni va sotto la curva a prendersi anche i fischi e gli insulti. E ammetto che, da una squadra che era finora mancata proprio nella personalità, mi ha colpito in positivo vederla avere il coraggio di presentarsi al cospetto dei tifosi. Non so quanti l’avrebbero fatto. A Genova c’era andato solo Sculli… Qui, invece, c’erano proprio quei giocatori che più di altri sono stati contestati quest’anno. Aggiungo però, per chiarezza, che se il coraggio e la personalità manifestate sabato scorso le avessero espresse in campo anche durante l’anno, non ci sarebbe stato bisogno di andare sotto la curva e la squadra avrebbe oggi ben altra posizione in classifica».
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