rassegna stampa roma

«La responsabilità è mia»

(Il Romanista-C.Zucchelli) La cosa più preoccupante è anche la più sincera. Luis Enrique dice: «Tranne gli ultimi 5 minuti non siamo mai stati in partita. E dopo il primo gol non c’era più niente da fare. È stato un colpo troppo grosso».

Redazione

(Il Romanista-C.Zucchelli) La cosa più preoccupante è anche la più sincera. Luis Enrique dice: «Tranne gli ultimi 5 minuti non siamo mai stati in partita. E dopo il primo gol non c’era più niente da fare. È stato un colpo troppo grosso».

 

L’impressione dell’allenatore spagnolo è stata quella di qualsiasi tifoso romanista che fin dai primi minuti ha capito che al via del Mare non ci sarebbe stato spazio per rimonte o sogni di gloria. Troppo ampia la differenza - di voglia, carattere e attributi - tra Roma e Lecce. Luis Enrique, deluso, non scarica le colpe sulla squadra. Anzi, si assume ogni responsabilità: «Dopo il primo gol è finita la nostra partita e mi dispiace molto perché siamo venuti qui con ben altre aspirazioni. La responsabilità è mia. È difficile trovare delle cose buone di cui parlare, è stata una giornata deludente». Soprattutto perché in campo alla Roma è mancata personalità. Il tecnico è il primo a saperlo e ad ammetterlo: «Ognuno interpreta il calcio con la sua personalità, che è qualcosa che non si può comprare al supermercato.L’atteggiamento nostro era giusto prima della partita, ma poi in campo siamo stati lontanissimi da loro. Tutti i giocatori avevano voglia di fare, ma poi non ci sono riusciti. Ed è già successo altre volte. Purtroppo ripetiamo spesso, troppo spesso, gli stessi errori. Non so spiegare il motivo, dobbiamo solo continuare a lavorare per correggere certe situazioni. Mercoledì abbiamo una partita importantissima, da vincere per continuare, quantomeno, a sperare nel terzo posto. Dobbiamo continuare a dare fiducia a questi ragazzi». (...) «È vero - ammette ancora lo spagnolo - e io non mi aspettavo una partita così. Lo stesso vale per i giocatori, volevamo tutti dare un seguito alla vittoria contro il Novara».

La delusione, come detto, è tanta. Ma Luis Enrique non pensa a lasciare. Almeno fino a fine stagione: «Dimissioni? È un’idea che non mi è mai passata per la testa. Per il futuro aspetto a parlare, nel calcio, e in particolare nel calcio italiano, mai dire mai. Io posso dire che sono felice ed orgoglioso di essere in questa società, sapevo fin dall’inizio che non sarebbe stato facile ». Si è parlato molto del fatto che dopo il primo gol Luis Enrique si sia seduto in panchina per non alzarsi più. A qualcuno è sembrato una resa, a qualcun altro un atteggiamento polemico nei confronti della squadra (...). Lui respinge al mittente tutte le accuse: «Ognuno può vedere la partita come meglio crede, a volte seduto, altre in piedi. Io ho scelto di restare in panchina e non ci vedo niente di strano». Luis Enrique ascolta le parole di Cosmi («bisogna dare tempo al suo progetto») e poi replica: «Questo non è il mio progetto, ma il progetto della Roma. Una società in cui, ripeto, mi trovo benissimo perché viene data fiducia all’allenatore e ai giocatori». Vero. Come è vero anche che però servono i risultati. Luis Enrique lo sa: «Questi quattro gol sono bruttissimi. Ma adesso dobbiamo pensare a ricominciare, la partita di mercoledì contro l’Udinese è importantissima. Anzi, decisiva ». La ricetta per evitare altre figuracce è una sola: «Lavoro, lavoro, lavoro. Perché dobbiamo essere più cattivi e più concreti, abbiamo fatto troppi errori nel possesso palla e non siamo stati efficaci. E lo abbiamo pagato». E pure a caro prezzo.

LA RIPRESAL’appuntamento per tutti è stamattina alle 11. A Trigoria. Luis Enrique vuole parlare con la squadra al completo e lo farà, eccezion fatta per Burdisso che è in Argentina per Pasqua e per continuare la riabilitazione. Il tecnico spagnolo, come ha confidato nel post partita ai dirigenti, vuole guardare negli occhi i giocatori e capire il perché di una prestazione del genere. In pubblico li ha difesi - e continuerà a farlo - in privato pretende delle risposte. Agli stessi dirigenti ha spiegato che non ha fatto cambi perché non voleva coinvolgere altri giocatori nella figuraccia del Via del Mare e che qualsiasi sostituzione non avrebbe dato la scossa a un gruppo incapace di reagire alla prima rete di Muriel. (...) Per il resto facce basse e volti scuri, nessuna voglia di parlare (il solo Heinze ha deciso spontaneamente di presentarsi davanti alle telecamere), silenzio assoluto anche sul volo di linea che da Brindisi ha riportato il gruppo a Roma intorno alle 20.30. I giocatori sono andati a casa, qualcuno direttamente da Fiumicino, qualcun altro passando per Trigoria. Demoralizzati e anche , come si è lasciato sfuggire chi ha viaggiato con loro. Tra i più delusi De Rossi - uno di quelli più convinti di poter arrivare al terzo posto - ma anche Stekelenburg e lo stesso Heinze. Per non parlare di Osvaldo. Sono stati loro, i senatori del gruppo, sia in campo sia nello spogliatoio a riprendere qualche compagno più giovane "colpevole" di scarsa personalità al cospetto degli indiavolati uomini di Cosmi. Nessuna replica. Solo silenzio, anche in questo caso. Perché, come ha detto lo stesso Luis Enrique, "a caldo è meglio non dire niente". Si parleranno oggi, il tecnico e la squadra. Con la speranza che stavolta serva a qualcosa.