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Lippi: «Totti non smetterà mai di giocare»

(Il Romanista – P.A.Coletti) «Nessuna sorpresa. Come si fa a sorprendersi delle qualità che mette in campo». Parole di stima.

Redazione

(Il Romanista - P.A.Coletti) «Nessuna sorpresa. Come si fa a sorprendersi delle qualità che mette in campo». Parole di stima. Parole che testimoniano un legame forte tra due uomini uniti da una notte trionfale sotto il cielo di Berlino. Marcello Lippi e Francesco Totti. Uno toscano, l’altro romano, uno juventino l’altro romanista. Due professionisti agli antipodi. E invece, «non ho mai la sensazione che possa smettere di giocare», Lippi non perde occasione per elogiare Totti e viceversa.

Di ieri, in un’intervista rilasciata a Radio Ies, le ultime parole al miele dell’attuale allenatore dei cinesi del Guangzhou rivolte al capitano giallorosso. Il rapporto tra i due è sbocciato nel 2006, l’anno dei Mondiali, dell’Italia sul tetto del mondo, del trionfo, della festa a Circo Massimo. Un anno iniziato però con la funesta data del 19 febbraio. Il giorno della paura, dell’ansia, dell’angoscia. Dopo solo 7’ di Roma-Empoli la caviglia di Francesco Totti fa crack. «Frattura del perone, con interessamento dei legamenti della caviglia sinistra » le conseguenze dello sciagurato intervento di Vanigli. Totti abbandona l’Olimpico in barella per raggiungereVilla Stuart accompagnato dallo sguardo e dai timori di tutti i tifosi d’Italia. Dopo l’intervento chirurgico uno dei primi a parlare con Francesco fu proprio Lippi. «Andai a trovarlo, gli dissi che l’avrei aspettato e che avrebbe recuperato per il Mondiale. Questo gli diede molta fiducia».

Il ct lo voleva con sé in Germania per le sue qualità di calciatore e di uomo. «Il commissario tecnico, dal giorno dopo l’infortunio, mi ha detto che mi avrebbe portato al Mondiale, spero non ci abbia ripensato » le parole di Totti a pochi giorni dalle convocazioni ufficiali. Infatti Lippi rispettò i patti, portò Totti in Germania nonostante una condizione fisica precaria. Il resto è storia: il rigore con l’Australia, Germania-Italia 1-3, il 9 luglio, la coppa alzata al cielo. Attimi ed emozioni che vissute insieme ti uniscono per sempre. Quando Lippi è stato chiamato a ricordare quell’esperienza sono sempre uscite parole cariche di commozione dalla sua bocca. «Mi è piaciuto tantissimo l’atteggiamento di Totti. Lui che si fa male all’Olimpico e rischia di non andare al Mondiale sembrava un dramma nazionale. Per molti poteva diventare facile condannare il difensore dell’Empoli, ma Francesco invitò tutti a non dare la colpa al suo avversario. Lo portai in Germania, non era al 100%, ma ero consapevole che Francesco godeva della massima fiducia dei compagni. Poi battere un rigore negli ottavi dei Mondiali al 93’ non è da tutti, anche se ho sperato che non facesse il cucchiaio. Francesco è uno dei più grandi giocatori degli ultimi vent’anni».

Totti dopo quel Mondiale ha dato l’addio alla maglia azzurra, due anni e mezzo dopo però il ritorno di Lippi su quella panchina lo fece vacillare: «Se il ct chiamasse ci penserei mille volte, solo perché è Lippi. Con me si è comportato in maniera straordinaria. È stato un grande uomo. Con lui ho un rapporto particolare». Un rapporto di eterna stima e riconoscenza che si rinnova ogni qual volta uno dei due è chiamato a dare un giudizio sull’altro. «Francesco è il giocatore che chiunque vorrebbe avere, e che per fortuna al momento giusto l’ho avuto anch´io - ha dichiarato Lippi a Repubblica-. Francesco, come Del Piero, è un sogno: perché un ragazzino che prende a calci un pallone vuole diventare così, vuole essere unico e regalare fantasia».