(Il Romanista - M.Izzi) -Zeman e Totti s’incontrano per un bel pranzo assieme, per me uno spunto curioso per proporre una panoramica aneddotica, spero curiosa, e anche divertente. Una cosa, però, ci tengo a dirla subito.
rassegna stampa roma
Liedholm e Ancelotti, gli scudetti di Capelloe Viola: aggiungi un posto a tavola
(Il Romanista – M.Izzi) – Zeman e Totti s’incontrano per un bel pranzo assieme, per me uno spunto curioso per proporre una panoramica aneddotica, spero curiosa, e anche divertente. Una cosa, però, ci tengo a dirla subito.
Non credo nell’ equazione: pranzocene = patti di ferro = vittorie. Credo però che questi particolari siano indicativi per cogliere la personalità di alcuni personaggi chiave e l’atmosfera che regna in una squadra di calcio. Ricordo ad esempio come il 18 giugno 2001 Fabio Capello sia stato capace di festeggiare il suo compleanno e lo scudetto della Roma pranzando da solo, con sua moglie e due amici galleristi in un ristorante del quartiere San Lorenzo. Carbonara e torta al cioccolato, ma quella gioia intima, certamente fortissima, viene consumata individualmente, magari parlando di opere d’arte. Personalmente sono sempre stato un "capelliano", quindi non ho citato l’episodio per sottolineare una negatività, ma semplicemente per constatare come ciascuno viva i rapporti individuali con un approccio irripetibile. Non posso fare a meno di ricordare come nella stessa situazione, vale a dire Roma neo-campione d’Italia, Liedholm prese parte ad un pranzo offerto da Fulvio Stinchelli, a cui parteciparono sia Agostino Di Bartolomei sia il presidente Viola. E Zeman oh … Zeman da questo punto di vista sa trasformare all’occorrenza il momento del pasto in un’ occasione di socializzazione e confronto. Ne fornisce esempi in quantità il pregevole (e ormai celeberrimo) “Due o tre cose che so di lui”, che documenta, ad esempio, un pranzo consumato nell’agosto del 2010 nella valle di Savignano, dove il Foggia stava svolgendo una parte del suo ritiro. «Finita la sessione mattutina – scrive Giuseppe Sansonna – è il momento del rancio, consumato nell’altisonante Taverna degli Artisti. Non più solo patate, come un tempo, ma un profluvio di orecchiette al sugo e una manciata di ossa di coniglio alla cacciatora, contornata di insalata verde. Spolpate voracemente dai ragazzi. Spolpate anche da Zeman, circondato da tutto il clan storico. Mentre mangia osserva perplesso i manifesti che tappezzano l’intero paese: incombe, in serata, il tour dei Dik Dik. Una volta, appena arrivato da Praga, li ascoltava distrattamente anche lui, preferendogli di gran lunga la roca malinconia di Lucio Battisti». Insomma il pranzo può essere il modo per “comunicare” esperienze, anche calcistiche ai più giovani della compagnia. La Roma di Fulvio Bernardini, come diceva lo stesso “Fuffo”, andava a mangiare assieme «quando vinceva, ma anche quando perdeva». Fulvio ha fatto suaquella filosofia di convivialità trasformandola però in una pratica superiore. Cesarino Cervellati calciatore del Bologna di Bernardini ha ricordato: «Con i giocatori dialogava sempre e spesso senza tirare in ballo il calcio. Voleva conoscere tutto della vita familiare dei suoi ragazzi, li invitava a pranzo o a cena con mogli e figli, cercava di entrare dentro i problemi di ciascuno e si faceva in quattro nel tentativo di risolverli (…)».
I bicchieri o i birilli del biliardo finivano per trasformarsi nel migliore dei simulatori. Il 16 maggio 2012, un pranzo è stata l’occasione per salutare Luis Enrique, a volte, come negli anni di Spalletti è stata l’occasione per ritrovare coesione e ripartire con entusiasmo. Nella lunga storia della Roma c’è anche l’episodio negativo, risale al novembre 1931, quando Herbert Burgess pose fine alla sua straordinaria avventura in giallorosso proprio nel tremendo risveglio dopo una cena sostenuta assieme alla squadra. Burgess aveva trasmesso molto del suo spirito allo stile di gioco della Roma, che prima di lui e di Garbutt, andava in campo, come raccontava Fuvio Bernardini «non lo sapevamo neanche noi come». L’uscita di scena di Burgess, ci ricorda anche la figura di Helenio Herrera. Con tutto il rispetto per il vecchio “Mago”, non era esattamente il personaggio più adatto per “condividere” qualcosa, soprattutto a tavola. Herrera stilava tabelle d’alimentazione in prima persona e amava presentarsi nelle cucine dei ristoranti dove mangiavano i suoi “ragazzi” prima dell’arrivo della squadra. Controllava il tutto con attenzione maniacale, e prima delle partite pretendeva che le bevande venissero preparate esclusivamente da uomini di sua fiducia, temendo complotti e congiure esterne. Non c’erano dialoghi insomma, ma rapporti … Ma forse in tutta questa serie di bozzetti, il più bello riguarda un pranzo fatto da Nils Liedholm a Reggiolo, casa di Carlo Ancelotti. Nils volle andare a trovare il centrocampista nel suo ambiente, per saggiarne le qualità anche dal punto di vista umano.
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