(Il Romanista - M.Macedonio) «Mamma mia, quanti siete a Roma, tra giornali, radio e televisioni! Povero Vincenzino mio…», dice al telefono Pietro Lo Monaco.
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«Ha il dna del grande tecnico»
(Il Romanista – M.Macedonio) «Mamma mia, quanti siete a Roma, tra giornali, radio e televisioni! Povero Vincenzino mio…», dice al telefono Pietro Lo Monaco.
Lo fa sorridendo, perché sa anche che Montella conosce bene quest’ambiente e difficilmente se ne farà condizionare. Comincia così la nostra telefonata con l’ormai ex amministratore delegato del Catania, avendo lui stesso ufficializzato (...) il proprio addio alla società rossoazzurra, giusto qualche giorno fa. E’ lui che, negli otto anni di permanenza al Massimino, ha costruito, passo dopo passo, quello che (...) ha definito un vero e proprio “gioiello”. Ed è sempre lui che, lo scorso anno, quasi a coronamento di un percorso, ha chiamato Vincenzo Montella per affidargli la panchina degli etnei.
Cos’è che ha intravisto in lui e che l’ha quindi spinta a sceglierlo, nonostante la sua esperienza ad alto livello fosse limitata a poche partite alla Roma al posto di Ranieri? Quelle gare sono state solo di conferma, perché seguivo Vincenzo fin da quando aveva preso ad allenare i Giovanissimi della Roma. Mi aveva colpito il fatto che avesse chiuso la stagione senza aver mai perso una partita. Il Catania, per una propria precisa politica, ha sempre puntato su allenatori giovani. Perché forte di una struttura societaria che poteva seguirli e supportarli in qualsiasi momento. Di conseguenza, il passo è stato breve. Penso che Montella abbia il dna del grande allenatore. E ha tutto per poter far bene.
Un salto, quello dai Giovanissimi alla prima squadra, che non era stato comunque da poco. Quali altre indicazioni aveva tratto da quelle gare intorno alla figura del tecnico? Innanzitutto, la serenità con cui ha affrontato l’impegno. E poi, la capacità che ha avuto, in un momento delicato della stagione, di reggere il confronto con giocatori di spessore. E noi, sapendo cosa potevamo dare, come struttura, ad un allenatore, non ci abbiamo pensato un attimo di più. Questo mix ha fatto sì che alla fine il Catania ha disputato la sua migliore stagione da quando è tornata in Serie A, con il record di punti.
Cos’è che poi ha più apprezzato di Vincenzo, nel corso di questa stagione? Ripeto: soprattutto la serenità nell’affrontare ogni tipo di impegno, e la voglia di mettersi sempre in discussione, sia sul piano del gioco che come proposta di lavoro. E quindi, non mi stancherò mai di dirlo, Montella ha tutto per diventare un allenatore importante e sono convinto che il tempo mi darà ragione.
Lei saprà che Luis Enrique, al di là delle valutazioni tecniche, ha lasciato una traccia, qui a Roma, soprattutto per le proprie qualità umane. Mi sembra di capire che lei ritiene Montella in grado di seguirne il solco, sotto questo profilo, e di avere la stessa capacità di gestire il gruppo e farsi apprezzare da questo. Senza dubbio. Lei sfonda una porta aperta. Basti dire che io ho rischiato, in serie A, con un giovane che non aveva mai avuto un’esperienza continuativa a certi livelli. Evidentemente avevo, e oggi ho ancora di più, una stima nei suoi confronti che andava al di là di ogni ragionevole comprensione. Mi auguro solo che continuino a supportarlo perché questo è un aspetto fondamentale per qualsiasi allenatore.
Come lo vede, a questo punto, nella Roma, con una rosa che, verosimilmente, sarà resa anche più competitiva di questa? Non mi faccia entrare in questioni che non mi competono. Per quanto riguarda l’organico della Roma, ci sarà chi ci penserà di dovere. Io posso soltanto dire che Montella ha tutte le qualità per fare benissimo, anche a Roma.
C’è chi, volendo proprio trovare il pelo nell’uovo, sostiene che Montella, nelle ultime dieci partite di quest’anno, una volta raggiunta la salvezza, non è probabilmente riuscito a motivare la squadra per farla arrivare a traguardi che avrebbero avuto valore storico. La colpa è esclusivamente della società. Perché nelle ultime dieci partite ha smesso di fare quello che fa abitualmente. In sostanza, ha lasciato squadra e allenatore soli. E se i risultati non sono venuti, è solo perché la società ha fatto venire meno il proprio supporto. Non cadiamo quindi in queste polemiche sterili. Conta quello che ha fatto prima. Per me, lui è l’allenatore giusto per la Roma. E se la Roma dovesse riuscire a prenderlo, avrà fatto un acquisto importante.
C’è chi rimprovera alla società di non averci creduto lo scorso anno, e di fare oggi un passo indietro rispetto a quelle scelte. E’ delle persone intelligenti fare marcia indietro. E a chi rivede le proprie posizioni va solo riconosciuto del merito
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