rassegna stampa roma

«Ero vicino, ma non si poteva»

(Il Romanista-L.Pelosi) «C’è scritto in qualche interrogatorio del 2006 che ero abbastanza vicino ma non si poteva». Ha risposto così Zdenek Zeman ieri a chi gli ha chiesto se c’è stato un momento in cui è stato vicino al ritorno alla Roma.

Redazione

(Il Romanista-L.Pelosi) «C’è scritto in qualche interrogatorio del 2006 che ero abbastanza vicino ma non si poteva». Ha risposto così Zdenek Zeman ieri a chi gli ha chiesto se c’è stato un momento in cui è stato vicino al ritorno alla Roma.

La storia, peraltro, era già nota.

 

Nell’estate del 2005 la Roma contattò Zeman, anzi si accordò verbalmente con lui poi, dopo un incontro nella sede di Capitalia tra un rappresentante della società, Luciano e Alessandro Moggi, non se ne fece più nulla. Già, Moggi. Facciamo un salto indietro nel tempo, tra intercettazioni e, appunto, interrogatori. Il 22 dicembre 2004 Moggi discute con Giraudo di Zdenek Zeman. E dice: «Bisogna fargli qualcosa, non so un sistema... bisogna dargli una legnata...bisogna prendere le emorragie dandogli un danno a questo qua, inventandoci qualcosa, portandogli via un giocatore, trovargli qualche...» Ripetiamo: Moggi, quello che la Roma incontrava nella sede di Capitalia. Com’era il clima in quel periodo, l’ha raccontato proprio Zeman, come si legge negli atti depositati dai magistrati di Napoli: «Altro metodo utilizzato per realizzare la mia estromissione dal mondo del calcio è sempre stato quello di persuadere vari presidenti di società calcistiche a non assumermi come allenatore... Al termine della stagione 2004/05 e allorché era chiaro che non avrei allenato il Lecce, il vicepresidente dei salentini, Moroni, mi disse testualmente che aveva partecipato a un’assemblea di Lega e che in quella circostanza Antonio Giraudo aveva detto ai presidenti di Palermo e Cagliari, Zamparini e Cellino, che io non dovevo essere assunto come allenatore... ». (...)

Nel 2005 la piazza vuole Zeman. A maggio però Luciano Moggi incontra Rosella Sensi. La situazione è sempre la stessa: il direttore generale della Juventus vuole mettere suo figlio nella Roma. Il 19 maggio Moggi parla della Roma con Capello: «Hanno accettato il principio di collaborazione. In questo momento si pone in essere in maniera diversa, loro sono disponibili a prendere giocatori, non hanno soldi ma fare scambi di giocatori lo fanno!». Capello, che ha nel mirino qualche giocatore della Roma, è soddisfatto: «Va bene». Moggi continua: «Questa ragazza si sente sola e la nostra compagnia gli fa comodo. Lunedì ci rivediamo, speriamo facciano risultato a Bergamo». A Bergamo la Roma vince e si salva. Il 25 maggio Capello richiama Moggi: «Con Rosella ci vediamo martedì, e penso che con lei non ci siano problemi grossi se non stabilire quali siano i giocatori e poi, soprattutto, metterci l’allenatore! Questo è il punto cruciale! Dopo si parte in tromba! Senza nessun problema!». Moggi rivela anche a Capello di aver convinto definitivamente la Sensi a rinunciare a Zeman. «Adesso la situazione lì sta a posto, perché so andati alla Banca a parlare… gli ho fatto mettere tutto a posto! Quindi dovrebbero stare agli ordini». Ma erano altri tempi. I tempi in cui la Roma stava agli ordini.