(Il Romanista - D.Giannini)Adesso la cosa si fa divertente, oppure seria. Che poi in questo caso è la stessa cosa. Adesso non si può più far finta di niente, la Roma ha fatto una cosa troppo grossa per poter solo pensare di ignorarla. Perché se tre indizi fanno una prova, otto indizi ne fanno quasi 3. Abbastanza per convincere non solo Agatha Christie ma qualsiasi giuria sulla colpevolezza dell’imputato. Nel caso specifico la Roma di Rudi Garcia, accusata di essersi prepotentemente candidata per la corsa al titolo. Una squadra che sta vivendo in uno stato di grazia che dura dal 25 agosto, dal giorno in cui è iniziata questa cavalcata quasi senza eguali.
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La squadra più bella del mondo
(Il Romanista – D.Giannini) Adesso la cosa si fa divertente, oppure seria. Che poi in questo caso è la stessa cosa.
L’Italia è a bocca aperta, l’Europa pure, tutti indaffarati a scoprire i segreti e a cercare eventuali difetti che per ora non si intravedono neppure. Tutto perfetto, numeri da leggenda: 8 su 8, 24 punti su 24, 22 gol fatti e uno solo subìto, con Biabiany che è come Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sul suolo lunare, in quel mare della tranquillità che è la rete romanista. Una Roma che sbalordisce, che supera se stessa. Come quando, fino a qualche giornata fa, si diceva che prima sfiancava gli avversari e poi li trafiggeva nel secondo tempo. Era vero, ma i ragazzi di Garcia sono andati oltre. Ora segnano sempre, ogni momento è quello buono. Prendete i 90 minuti e divideteli in sei parti da 15 minuti ciascuna. In ognuna di queste c’è almeno un gol. Con il picco tra il 16’ e il 30’ della ripresa. Segno di una squadra che corre tanto e bene. Che sta alla grande fisicamente e mentalmente. Nel senso che le individualità spiccano non a caso, ma perché c’è un gruppo granitico che permette a ognuno di rendere al meglio. Venerdì sera De Rossi ha speso parole belle per Marco Borriello («E’ l’esempio di professionalità per la squadra») uno dei simboli di questa unità romanista. Uno che doveva partire, che è rimasto e che sta diventando utilissimo.
Lui, ma non solo lui, perché tutti sono determinanti, tutti sono coinvolti, anche chi è appena arrivato, anche chi ha già vinto tutto. Come Maicon. Chi era allo stadio forse l’avrà già notato, altrimenti andatevi a rivedere su youtube le immagini dei festeggiamenti a fine partita e focalizzate l’attenzione su di lui. All’inizio lo scambio di saluti con i giocatori del Napoli, poi scompare dall’immagine. Se ne è andato? Macché eccolo che rientra nell’inquadratura e comincia la festa: De Sanctis lo prende in braccio e poi tra i due c’è uno sguardo, un faccia a faccia che dice tanto. E’ solo l’inizio, ecco l’abbraccio scatenato col preparatore Guido Nanni, e poi nell’ordine Caprari, Skorupski e Lobont, Salvatore Scaglia, Taddei, Dodò, Marquinho e Florenzi. Non fa in tempo ad abbraciare gli altri solo perché parte la corsa prima verso la Nord e poi sotto la Sud per lanciare la maglia ai tifosi. Maicon, l’uomo cui gli avvrsari girano al largo per paura, la potenza allo stato puro, che si apre in un una serie di sorrisi che riempiono il cuore dei romanisti. Maicon, un valore aggiunto. Non l’unico di una squadra che viaggia ad una media voto paurosa (vedi la tabella sotto), con Garcia che comanda dall’alto del suo 7,55.
Ma con Totti, De Rossi e Benatia a seguire tutti e tre sopra il sette. Mehdi, altra colonna in campo e nello spogliatoio. Che ieri a "twittato" le sue sensazioni: «Grande vittoria di squadra. Tanta roba! Grazie per il sostegno, è troppo bello uno stadio così pieno. Complimenti speciali a mio fratelo Pjanic...». Poi in un messaggio successivo: «Adesso un po’ di riposo ma la testa è già a Udine. Domenica è una partita speciale. Sarà difficile ma ce la possiamo fare».
Mentalità vincente, di uno che sa solo vincere. Tra la fine dello scorso campionato e l’inizio di questo i successi di fila per lui sono 15. Domenica prossima può fare 16, la Roma può fare 9, può entrare nella storia. La cosa potrebbe diventare seria, Anzi, lo è già.
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