(Il Romanista) - Guai a considerare la stagione finita. Guai ad arrendersi adesso, a mollare. A pensare già all’anno prossimo. A Trigoria, il giorno dopo il derby, è questo l’imperativo.
rassegna stampa roma
La Roma non molla. Ma cambia. Per vincere
(Il Romanista) – Guai a considerare la stagione finita. Guai ad arrendersi adesso, a mollare. A pensare già all’anno prossimo. A Trigoria, il giorno dopo il derby, è questo l’imperativo.
Luis Enrique non c’è, la squadra neppure, i dirigenti sono sempre lì. Al loro posto. A interrogarsi su ciò che non va. A cercare di capire come poter stare ancora più accanto all’allenatore e ai giocatori. Il punto fermo è uno e si chiama Luis Enrique. Si va avanti con lui. Oggi e domani. Magari verrà consigliato di più, magari gli verrà detto di rivedere certi atteggiamenti intransigenti, magari la società crescerà con lui. Insieme a lui. Da questo non si scappa. Così come non si scappa dal fatto che, nonostante la frustrazione e la delusione per come stanno andando finora le cose, c’è fiducia nella squadra. Nei sui giocatori più forti e in quelli che, adesso, sono chiamati a dover dimostrare qualcosa. Devono farlo in fretta, altre figuracce non sono e non saranno tollerate. Il riferimento non è al derby, che la Roma ha giocato in 10 per quasi 90 minuti e che non è stata certo la peggior partita giocata dai giallorossi fino ad ora. Il riferimento è a partite come quelle di Bergamo o Siena che, inevitabilmente, condizionano anche il giudizio sulla partita contro la Lazio. (...)
Ma la cosa sarebbe finita lì. Invece i risultati pessimi di questo inizio d’anno, l’eliminazione dalla Coppa Italia, il ricordo della debacle in Europa League e del derby d’andata sono ancora lì. Vivi. E fanno pensare. Fanno mettere in discussione quello che è stato e persino quello che sarà. Sarebbe l’errore più grave cedere alle sensazioni del momento. A Trigoria ne sono convinti. Per questo tutti supporteranno l’allenatore nel miglior modo possibile e per questo la squadrà sarà richiamata alle sue responsabilità. Servono gioco e carattere. Servono punti. Lo chiedono i tifosi. Lo dice al Romanista anche Arrigo Sacchi, uno che venticinque anni fa veniva considerato un pazzo o, nel migliore dei casi, semplicemente un incompetente e invece ha rivoluzionato il calcio. C’è una stagione da portare a termine non solo dignitosamente, che è il minimo, ma anche con qualcosa da centrare per il futuro. Per l’anno prossimo. Che non sarà interlocutorio come questo. E in cui l’alibi (copyright De Rossi) della ricostruzione non ci sarà più. E probabilmente sarà una fortuna (...)
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