rassegna stampa roma

La fedeltà alle idee va condivisa

(Il Romanista – P.Franchi) – Rialziamoci, titolava ieri il Romanista: e come si fa a non essere d’accordo? Chiediamo a Luis Enrique, di cui restiamo affettuosi sostenitori, come si fa a rialzarci, perché è lui e solo lui che ha il...

Redazione

(Il Romanista - P.Franchi) - Rialziamoci, titolava ieri il Romanista: e come si fa a non essere d’accordo? Chiediamo a Luis Enrique, di cui restiamo affettuosi sostenitori, come si fa a rialzarci, perché è lui e solo lui che ha il diritto e il dovere di dircelo: e come si fa a non condividere le parole del direttore di questo giornale?

Il momento è gramo, davvero gramo, non c’è bisogno che sia io a ricordarvelo. Bene, anzi, male, malissimo. Potremmo decidere di cambiare casacca, per unirci ai piagnistei e ai cori di sdegnate proteste contro società, allenatore e giocatori. Non lo faremo, o almeno io, e penso molti altri come me, non lo farò: non è vero che si stava meglio quando si stava peggio. Possiamo struggerci, mangiarci il fegato, imprecare, e anche trovare altri modi per significare il nostro (pessimo) stato d’animo. Ma è Luis Enrique che deve parlare. Anzi: che deve parlarci, spiegarci, farci sapere cos’è che secondo lui non funziona e cosa intende fare, in attesa che qualche campione (ha ragione De Rossi) venga a rimpolparlo, per dare già in questo campionato un minimo di visibilità e di continuità al suo progetto. Se non lo facesse, dovremmo derivarne che il progetto in questione è una vaghezza, e che il suo ispiratore, sballottato dagli eventi, parla a vanvera. (...)

Non lo abbiamo mai creduto, non lo crediamo, continuiamo a non crederlo. Però nessuno, nemmeno Luis, può chiederci di credere, obbedire e combattere sulla parola. Qualche domanda a Luis Enrique però, faranno bene a porla anche i romanisti. Comincio subito io, con un quesito semplice semplice che è davanti agli occhi di tutti. Il guaio vero è che quasi ogni palla persa a centrocampo e persino più avanti (è successo anche domenica, sul primo gol della Lazio) crea situazioni potenzialmente irreparabili per la difesa, che già del suo è quello che è: davanti all’attacco avversario si apre ogni volta il Mar Rosso. Gradirei sapere, caro Enrique, anche a salvaguardia della mia salute, se il suo progetto prevede o no, in materia, contromisure e, nel caso, quali. Da adottare adesso (ed è già tardi), non quando la Roma sarà diventata una squadra di marziani. Ci faccia sapere, Luis. Perché la fedeltà alle proprie idee, specie se sono, come nel suo caso, delle buone idee, è un ottima cosa. (...)