rassegna stampa roma

Il razzismo è grave, si affronti in modo serio

(Il Romanista – C.Fotia) Il razzismo è un male troppo serio e non può essere confuso con il becerume. È vero, il razzismo si accompagna anche alla volgarità, ma non sono sinonimi.

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(Il Romanista - C.Fotia) Il razzismo è un male troppo serio e non può essere confuso con il becerume. È vero, il razzismo si accompagna anche alla volgarità, ma non sono sinonimi.

Il razzismo spesso si esprime nell’insulto odioso e certamente l’attitudine a insultare gli avversari è un buon brodo di coltura per logiche discriminatorie, ma il razzismo moderno spesso si manifesta senza insulti, magari si ammanta di apparenti ragionamenti, del tipo:"Respingere gli immigrati in mare", oppure "Al nord devono insegnare gli insegnanti del nord". Per questo confondere i due piani nell’azione di contrasto è profondamente errato, proprio se si vuole, come tutti dobbiamo volere, sconfiggere la piaga del razzismo negli stadi.

Spero che il dibattito che si è acceso dopo la chiusura di San Siro ai danni del Milan non si concluda in un nulla di fatto e porti invece a soluzioni concrete. Intanto, in questo, come in altri casi, non si capisce perché non si possa, visto che negli stadi ormai viene filmato tutto, individuare i responsabili di cori razzisti e punire soltanto loro invece che adottare misure indiscriminate.

Poi, come dicevo, non si devono confondere i piani: non è la stessa cosa dire "Romanista pezzo di merda" o "Romanista ebreo" (frase quest’ultima che per me è un complimento, ma non per chi la usa). Se li accomuniamo la condanna al razzismo diventa meno forte, perché il razzismo non deve essere combattuto perché volgare, bensì perché è un modo di pensare contrario alla natura umana, e mina alla base la convivenza civile. A scanso di equivoci e prima di essere accusato di voler giustificare i cori razzisti o discriminatori ricordo che ho lanciato su questo giornale la campagna "Siamo tutti ebrei romani", dopo i cori antisemiti allo stadio Olimpico. E ricordo anche che, essendo un calabrese che vive a Roma da oltre quarant’anni, succede ancora che qualche idiota, mi è capitato di recente in una tv privata romana, mi provochi sulle mie origini. Ho lasciato lo studio perché con cretini di tal fatta non parlo. Sono stato offeso, ma non posso chiedere la chiusura della Tv.

Voglio dire che occorre valutare bene di cosa si tratti e reagire commisurando la reazione alla gravità del fatto. Se invece, ogni volta che succede un fatto, lo si affronta con le solite logiche emergenzialiste non solo non si risolvono i problemi, ma si disconoscono anche i passi avanti che sono stati fatti, pur tra errori e difficoltà. È lo stesso osservatorio sulle manifestazioni sportive, in una ricerca di cui Il Romanista ha parlato qualche settimana fa, ad ammettere non solo la diminuzione degli episodi di violenza, ma anche il cambiamento di mentalità dei cosiddetti ultras. È una maturazione che occorre incentivare e sostenere perché la vera vittoria contro il razzismo l’avremo quando dinnanzi a un coro razzista partirà un controcoro di tutto lo stadio che lo annienti.

Tutto questo è possibile solo distinguendo tra razzismo e goliardia e delimitando la repressione ai responsabili di comportamenti razzisti e violenti. Non che gli insulti agli avversari siano belli a sentirsi, ma reprimere non serve a nulla, serve prevenire, diffondere, a partire dalle scuole, i valori positivi dello sport. Lo sport è uno dei linguaggi universali dei giovani, i suoi campioni sono di mille colori, ma tutti fratelli, appartenenti all’unica razza umana. Lo sport, se ben inteso, ci insegna l’impegno, la lealtà, la solidarietà, il rispetto. Valori che sono l’opposto del razzismo e della violenza. E anche dell’insulto all’avversario. Sarebbe bello che tutti coloro che vivono con passione pura il calcio - club, tifosi, associazioni - si unissero alle istituzioni sportive e non per una comune campagna di lungo periodo.