(Il Romanista-C.Fotia) Svanisce nuovamente il sogno di portare a Roma le Olimpiadi. La prima volta ci aveva provato il sindaco Francesco Rutelli, per quelle del 2004 poi svoltesi ad Atene.
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Il fallimento
(Il Romanista-C.Fotia) Svanisce nuovamente il sogno di portare a Roma le Olimpiadi. La prima volta ci aveva provato il sindaco Francesco Rutelli, per quelle del 2004 poi svoltesi ad Atene.
Adesso Gianni Alemanno, per quelle del 2020. Mentre, però, nel 2004 il governo sostenne la candidatura che fu poi sconfitta nelle votazioni del Comitato olimpico, questa volta la bocciatura è arrivata direttamente dal governo: i conti non tornano, ha detto il premier Mario Monti, c’è il rischio di un onere per lo Stato non sostenibile nel momento in cui chiediamo ai cittadini sacrifici pesanti.
Come tutti i cittadini romani siamo delusi e “amareggiati”, come ha detto Francesco Totti che si era speso, insieme ad altri atleti per sostenere la candidatura di Roma. Tuttavia, la decisione del premier è ineccepibile. Intanto perché, come hanno sostenuto i critici della candidatura di Roma, per eventi di questo tipo i costi sono sempre destinati a lievitare: è avvenuto per le Olimpiadi di Atene, per quelle di Londra, per le Olimpiadi invernali di Torino. Non parliamo poi dei Mondiali di nuoto di Roma del 2009, sui quali sono ancora aperte inchieste giudiziarie. (...) Vogliamo però segnalare una perla che riluce nel dossier bocciato dal capo del governo: i 500 milioni previsti per il completamento della Città dello Sport di Tor Vergata, progettata dall’archistar Santiago Calatrava per i mondiali di nuoto del 2009. Oggi è praticamente un rudere costato già 200 milioni contro i 60 della previsione iniziale. Dunque, alla fine quest’opera sarebbe costata dieci volte più di quanto previsto. Il fatto che i privati sarebbero stati disponibili a investire 380 milioni, così diceva il comitato promotore della candidatura, non cambia che comunque i restanti 120 (il doppio di quanto l’intera opera sarebbe dovuta costare) avrebbe dovuti metterli lo Stato, cioè noi cittadini. Da amanti dello sport, ci spiace non poter vivere l’esperienza straordinaria di un’Olimpiade.
Da cittadini romani e italiani, siamo indignati con una classe politica, con un sindaco che hanno presentato un progetto di budget così evidentemente inattendibile da spingere il premier Monti a dire che sarebbe stato “irresponsabile” approvarlo. Certo non tutti quegli atleti che hanno sostenuto la candidatura di Roma erano a conoscenza delle cifre e non dubitiamo della loro buona fede, ma certamente avrebbero dovuto conoscerlo le forze politiche che in Consiglio Comunale e in Parlamento hanno votato a favore all’unanimità, magari attratti dalla speranza di una nuova grande mangiatoia. La responsabilità principale di questo fallimento, però è senza dubbio del sindaco Alemanno che nello spazio di due settimane è riuscito a rendersi ridicolo con la sua polemica sulla neve e ora riceve uno schiaffo in faccia che equivale a una pietra tombale sulle sue residue speranze di essere rieletto.
Il fallimento di Alemanno non riguarda infatti solo la vicenda Olimpiadi. La paura della gente, che aveva abilmente utilizzato come arma micidiale per chiudere il ciclo di Rutelli e Veltroni, gli si è rivoltata contro come un boomerang ed ora deve rispondere lui di una città abbandonata a un far west quotidiano. Bastano pochi centimetri di neve per mostrare l’assoluta impreparazione dell’amministrazione, com’era già accaduto in occasione delle grandi piogge. E la polemica ingaggiata con la protezione civile, colpevole di non aver segnalato l’esatta misura dei centimetri di neve che sarebbero caduti su Roma, ha esposto la città alla sacrosanta ira dei cittadini di altri luoghi dove sono tuttora costretti a lottare con le pale contro cumuli alti tre-quattro metri. Le uniche idee, tutte clamorosamente fallite, che la sua amministrazione ha saputo tirare fuori erano bislacche, come quella di far svolgere le gare di Formula 1 all’Eur: pensate che bello, i bolidi rombanti che sfrecciano davanti a ospedali, uffici, abitazioni. Pensate che aria salubre avrebbero respirato gli abitanti di quel quartiere! Vogliamo poi ricordare il pasticcio inverecondo del Colosseo appaltato ai Della Valle in cambio di una cifra ridicola?,
Nei giorni del gelo Alemanno tuonava contro i complotti antiromani, stabilendo un cervellotico legame tra le nevicate e la gara per la candidatura olimpica, ma chi ha organizzato il pranzo della pajata davanti al Parlamento qual che mese fa per fare pace con Bossi, amorevolmente imboccato da lui e dal presidente della Regione Renata Polverini? E chi più di lui ha costruito una casta di amici fidati inseriti in tutti i posti di potere che si potevano agguantare, cacciando coloro che osavano pensare con la propria testa? (...) Avesse avuto in Consiglio Comunale un’opposizione degna di questo nome, forse avrebbe anche fatto meno sciocchezze. Manca poco più di un anno alle nuove elezioni comunali. Non bisognerà solo scegliere un nuovo sindaco che ci faccia dimenticare questi anni orribili. Servirà il contributo di tutti i cittadini per ricostruire uno spirito civico e solidale che cancelli l’immagine di protervia, arroganza e inefficienza trasmessa da quest’amministrazione e torni a mostrare il volto bello e gentile di Roma che il mondo così tanto ama.
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