(Il Romanista - S.Romita) - Ho fatto tanti chilometri per essere qui. Anche se solo con la testa e l’immaginazione. Ho tirato fuori il pesante pastrano di cerata verde col cappuccio antinaufragio. Ma l’acqua, come l’ira, mi entra ugualmente ovunque e la sento nelle ossa e nelle scarpe. Le dita dei piedi non me le sento più. Mastico un panino che sa di ghiaccio e sento tra i denti il fango che vedo davanti ai miei occhi nella fascia destra del Tardini. O meglio, in tutti i metri quadri del Tardini. Attendo il treno e la partita è già lontana. Tremo. E penso che così, al derby dell’11 novembre, non mi ci voglio senitire, né trovare. Perché mi sono fatto tutti questi chilometri? Per piangere? Per vedere Totti a Parma se continua a piegare con il suo destro divino questa città scudocrociata? Lo fa. E sono 218. Lui non ti delude mai. Ma più che piegare una città e una squadra piega solo le mani al portiere avversario. E su rigore. Una Roma orgogliosa certo. Ma, nei 90 minuti, mediocre. Io da Zeman pretendo di più. Alla sua difesa chiedo più professionalità. E a lui di fare meno la sfinge. Gli chiedo di essere meno Jean Paul Sartre e più Mourinho. Il campo era impraticabile? Ok. Ma anche il Dodò di ieri sera lo era. Il brasiliano sembrava Rosi. Hanno giocato tutti male? E’ vero. Tranne Lamela. Come contro l’Udinese, dopo il gol del vantaggio ci siamo accartocciati sotto la pioggia. Ma Donadoni la partita l’ha impostata bene. Due su Totti sempre. Centrali vicini. Pressione su nostri terzini sempre. Lanci in verticale sulle ali continuamente. E noi? Palle in orizzontale anche nel pantano. Che te lo insegnano all’oratorio che non si fa mai. E quando piove poi…semmai ti fai tagliare una gamba prima di farlo.
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Il diluvio
(Il Romanista – S.Romita) – Ho fatto tanti chilometri per essere qui. Anche se solo con la testa e l’immaginazione. Ho tirato fuori il pesante pastrano di cerata verde col cappuccio antinaufragio.
Siamo stati in perenne ritardo su tutti i palloni, benché frenati dall’acqua. Anche gli avversari però erano frenati. Più fortunati di noi? Può essere. Ma noi…mai un movimento per andare verso il pallone, pur sapendo che non sarebbe mai arrivato fino a noi a causa delle pozzanghere. Che, è bene ricordarcelo, esistevano anche per i giocatori del Parma. Sì, ma loro sono meno tecnici, soffrono meno. Il loro gioco ne risente di meno. Il nostro invece, che siamo pieni di classe, ne perde in dignità e bellezza. Stronzate! Di una certa forza virtuale e mediatica. Ma stronzate belle e buone da bar dello sport. Mi sono stufato di vedere la Roma soffrire. Mi sono stufato di soffrire con la Roma e per la Roma. Io non voglio filosofia dal maestro, pretendo calcio. Perché so che gliene scorre nelle vene a bizzeffe. Solo che non lo vedo mai. Qualche schizzo di minuti ogni tanto e basta. Ma non ne è imbevuta tutta la squadra. Imbevuta come lo sono io, di fede, d’ amore giallorosso e d’acqua. Non c’è sangue ma proprio acqua in quei corpi flaccidi che ho visto a Parma. Come quest’acqua che mi porto appresso sul vagone del mio ritorno nella Capitale. Capitale de che?
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