(Il Romanista - M. Izzi) Quando la mattina del 22 luglio una telefonata ha anticipato a Sebino Nela il suo ingresso nella Hall of fame ero ancora a Riscone di Brunico e ho avuto la grande opportunità di osservare i suoi occhi, che dicevano tutto. Questi ultimi mesi hanno rappresentato per lui, quello che Sebino ha definito: «la fine di un incubo». Al memorial Petrucci lo abbiamo visto piangere davanti allo striscione di Luisa, la mitica tifosa con l’ombrellino. Un periodo intenso emozionalmente, culminato in una rinascita e ora in questo riconoscimento che va a premiare uno dei più grandi campioni di questo club e un uomo puro, che conserva verso i tifosi un rispetto e una cordialità che sconfina nell’affetto. Il difensore era già andato vicino all’ingresso nella Hall of fame lo scorso anno, quando si era dovuto arrendere al solo Francesco Rocca. Questa volta, sono stati Masetti, Santarini, Candela e Panucci a contendergli questo grande onore che ha però premiato il terzino campione d’Italia 1983. Altra grande elezione è quella di Attilio Ferraris IV, primo capitano della Roma e primo romano campione del mondo. Lo scorso anno avevamo già visto suo nipote Renato al vertice della gioia per l’inserimento dello zio nella cinquina dei “terzini destri”, oggi la sua soddisfazione sarà difficile da quantificare. Renato Ferraris, da bambino è uscito dalla botola di Testaccio portato per mano da capitan Masetti, adesso, se la cerimonia d’investitura ricalcherà quella del 2012, sbucherà dal sottopassaggio dell’Olimpico mentre il nome del “bravo nazionale e capitano” risuonerà, ancora una volta, accolto dal boato dei tifosi giallorossi, come se il tempo si fosse fermato. Siete in grado d’immaginare niente di più bello?
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Hall of Fame, quante storie
(Il Romanista – M. Izzi) Quando la mattina del 22 luglio una telefonata ha anticipato a Sebino Nela il suo ingresso nella Hall of fame ero ancora a Riscone di Brunico e ho avuto la grande opportunità di osservare i suoi occhi, che...
Discorso a parte merita, poi, quello di Giuseppe Giannini. La sua categoria, quella dei centrocampisti era un autentico “girone di ferro” che lo contrapponeva ad altri mostri sacri come Arcadio Venturi, Giancarlo De Sisti, Carlo Ancelotti e Toninho Cerezo. Con nomi di questo calibro l’esito della gara era quantomai incerto. Ho avuto modo di vedere Giannini il 14 maggio, in occasione della manifestazione celebrativa per i venti anni della conquista dello scudetto 1983. Giuseppe intervenne e ricordò come si vide sfuggire la possibilità di presenziare all’ultima gara di quel trionfale torneo, contro il Torino, per “colpa” di una convocazione in Nazionale giovanile. «Nonostante questo – disse – sento anche come mio quel successo perché facevo parte del gruppo (disputò 14 amichevoli, con 2 presenze in Coppa Italia e 1 panchina in campionato nella gara interna con l’Avellino) e sono sempre stato tifoso di questa squadra. Ecco, i tifosi della Roma hanno voluto, con questa elezione, non solo premiare un grandissimo campione della storia romanista, ma anche abbracciare, una volta di più, quello che è sempre stato un simbolo cristallino di passione giallorossa.
A completare la rosa dei "famers 2013" Vincenzo Montella, a cui tutti i romanisti solo legati da ricordi indelebili che lo hanno portato a spuntarla su Manfredini, Voeller, Balbo e Delvecchio. Per l’areoplanino una soddisfazione che servirà, anche per cancellare il dispiacere di non aver potuto, a suo tempo, proseguire la sua esperienza sulla panchina romanista. Per quanto riguarda la giuria di saggi che ha accompagnato questa edizione, composta da Fabrizio Grassetti, Piero Mei, Nicola Piovani e Fulvio Stinchelli, abbiamo interpellato l’avvocato Grassetti che ci ha detto: «Con dei candidati di questo spessore, chiunque fosse stato eletto lo avrebbe meritato. Detto questo, è chiaro che da tifoso alterno la gioia per l’elezione di Nela al dispiacere per Masetti e lo stesso discorso vale per Giannini rispetto ad un Ancelotti, a un De Sisti e per Montella contrapposto a Voeller e agli altri candidati di questa edizione della Hall of fame. Devo dire che il successo di Attilio Ferraris, indiscutibile, è stato un altro motivo di grande gioia. Chiudo questa esperienza pienamente soddisfatto per il riconoscimento e per l’occasione avuta di vivere questa bella esperienza che qualunque tifoso avrebbe il piacere di fare».
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