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Ghini: «Non buttiamo via tutto»

(Il Romanista – M.Macedonio) «Che dire, sono semplicemente basito». Un termine (…) che Massimo Ghini ripete più volte nel corso della nostra chiacchierata.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) «Che dire, sono semplicemente basito». Un termine (...) che Massimo Ghini ripete più volte nel corso della nostra chiacchierata.

Perché è la cifra di come gli sia ragionevolmente difficile trovare una spiegazione a quanto sta accadendo alla squadra. E soprattutto, a quanto è accaduto sabato scorso in quel di Lecce. «Alla fine della partita – dice l’attore romano, in questi giorni sul set a Palermo – ci siamo telefonati, tra amici. E nessuno riusciva a trovare una giustificazione logica ad una prestazione che è stata obiettivamente indecorosa. “Che gli passa per il cervello, a questi?” ci siamo detti. Ammetto quindi che seguire la gara è stata dura, perché non mi aspettavo un tale atteggiamento da parte della squadra. Ma credo anche che sia inutile girare tanto intorno alle responsabilità. A mio parere c’è che i giocatori non giocano. O almeno, non fanno ciò che dovrebbero. Punto».

In molti ritengono che una parte di responsabilità ce l’abbia anche il tecnico. Che peraltro se le è assunte tutte. Non è piaciuto il suo atteggiamento a Lecce. Così come l’aver detto che sull’1-0 era ormai «impossibile recuperare il risultato».Credo che lui sia rimasto basito quanto me, davanti alla prestazione dei suoi ragazzi. In questo senso, mi sento di dire che è uscita fuori la parte umana dell’allenatore. C’è un momento in cui, a fronte del lavoro fatto, è anche normale che si possa rimanere delusi davanti al disinteresse e alla non risposta dei propri giocatori. D’altro canto, mi viene anche da dire che questa squadra è composta per la gran parte da ragazzini. Che hanno, o almeno dovrebbero avere, come prima spinta quella di voler giocare a calcio. Chi meglio, chi meno bene. Ma di certo con la “voglia”, che viene prima di tutto. E non dovrebbe esserci bisogno, quindi, di particolari motivazioni. A diciannove anni non si è ancora professionisti affermati, e magari inclini a volte ad adagiarsi. Motivo per cui non credo che serva uno che gli gridi dietro di impegnarsi a giocare a calcio… Tra l’altro, non penso che l’allenatore gli dica “non correte”. Ammutinamento? Tra infortuni e defezioni varie, tutti hanno avuto la possibilità di giocare ed esprimersi per il proprio valore. Non mi sembra infatti che lui abbia mai escluso pregiudizialmente nessuno. Motivo per cui non mi spiegherei un’insoddisfazione da parte di qualcuno.

I tifosi si sono dimostrati finora molto pazienti. Anche se costa fatica accettare che due tecnici come Cosmi o Colantuono chiedano alla loro squadra di non “infierire” sulla Roma. Lo so, è terribile. E continuo a dirmi basito. Ripeto: se Luis Enrique è rimasto seduto perché rassegnato, mi preoccuperei. Credo invece – proprio perché non voglio far torto alla sua intelligenza – che la sua sia stata una scelta consapevole. E non una forma di lassismo. Un modo per lanciare un messaggio alla squadra. Perché anche vedere che il tuo allenatore non si scompone, ti dà da pensare. A volte, dei silenzi fanno molto più rumore di tante grida.

E’ già possibile, a sette giornate dalla fine, fare un bilancio di questa stagione? No, perché la speranza è sempre viva. Il campionato è così strano, che ogni due-tre settimane mi pare cambiare ogni volta tutto. Lo stesso Milan, sabato, ha perso in casa con la Fiorentina. Il Napoli si è addirittura sbracato dopo l’uscita dalla Champions. E la stessa Lazio, che pure è terza da sola, ha preso tanti schiaffi: a Palermo, a Siena, a Parma, o in casa col Bologna. Insomma, siamo capitati in un campionato mediocre proprio nella stagione del cambiamento. In cui sapevamo che la rivoluzione avrebbe comportato tante difficoltà. Aspetterei quindi a buttare via tutto. Perché di fronte ad un investimento di questo tipo, bisognerà capire veramente se si è puntato su qualcuno che non lo meritava. Non tutti i giocatori, forse, serviranno ad un progetto vincente. Ma molti hanno solo 19-20 anni e non vorrei che, una volta ceduti, dovessimo poi pentircene tra due-tre anni, quando saranno magari esplosi da qualche altra parte.

Ritieni quindi che serva ancora tempo per valutare la situazione? Dico che quando le cose non funzionano, non funzionano mai. Fin dall’inizio. E in quei casi, preso atto che non si va da nessuna parte, è giusto cambiare anche dopo poche partite. Ma qui non è così, perché, sia pure a sprazzi, questa squadra ci ha fatto vedere belle cose. Ci sono state partite che ci hanno lasciato a bocca aperta. Ed è per questo che non riesco a capire. A volte sono fortissimi, e a volte irriconoscibili. Due domeniche terribili e poi tre straordinarie. Un’altalena di risultati e prestazioni che ha voluto dire, purtroppo, tanta mancanza di continuità. Quanto ad oggi, credo che avrebbe poco senso affidare la squadra a qualcun altro. Ci conviene quindi arrivare fino alla fine. E pretendere, una volta di più, che la squadra dia del suo meglio nelle partite che restano. Poi, a bocce ferme, si ragionerà su eventuali correttivi o cambiamenti. Vorrà dire che se la situazione dovesse proprio rivelarsi incurabile, si prenderanno rimedi drastici. Ma voglio sperare che non sarà così. Perché molto di questa stagione, a mio parere, va ancora salvato.