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Francesco: «Di Bartolomei è il Capitano»

(Il Romanista – D.Galli) – «Di Bartolomei ha significato tutto quello che da ragazzo volevo diventare».

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - «Di Bartolomei ha significato tutto quello che da ragazzo volevo diventare».

Non nel senso di un normale giocatore della Roma. No. Di più. Daniele De Rossi voleva il massimo, puntava al top, al non plus ultra della maglia. Voleva diventare Agostino. Simbolo, espressione sontuosa di cosa voglia dire essere veramente romanisti. L’uomo che per qualche istante ha issato la Roma in cima all’Europa, in un istante che per ogni tifoso della Roma resta eterno. Roma avanti ai rigori sul Liverpool in finale di Coppa Campioni. L’avamposto della mistica. Ecco perché sognare di essere Agostino vuol dire sognare di essere capitano di un momento magico. Anzi, Capitano. Quello con la C maiuscola. Quello del secondo scudetto, di un’epopea irripetibile, di un tempo che è morto con la morte. Che se n’è andato quando ci ha lasciato lui. Agostino.

«Lui è il Capitano», riconosce Totti con l’umiltà dei ragazzi semplici, fuoriclasse per genoma che ha anteposto la Roma a un sicuro Pallone d’Oro e a stipendi decisamente più sostanziosi. Nell’anno in cui la società cambia pelle, spogliandosi del suo passato recente e iniziando a parlare addirittura un’altra lingua, nell’anno in cui la per la prima volta non c’è una presidenza romana e romanista, la Roma riscopre l’importanza della Storia. Fa qualcosa che nessuno aveva fatto dal 30 maggio 1994, quando un Ago trafigge il cuore dei romanisti dieci anni dopo un altro ago, quello di Coppe e di Campioni: celebra Di Bartolomei. Prima gli intitola il campo A di Trigoria, dà un modello di riferimento ai ragazzi, ai baby del vivaio detta la strada, spiega loro che questa fu l’aria di Agostino e che quelli che indossano sono i colori del vanto. Perché un vanto erano per lui. Per Di Bartolomei. Il Capitano. Poi “La Roma”, la rivista del club, intervista Totti e De Rossi. E’ un modo meraviglioso per rendere un altro omaggio ad Agostino. Due esempi conclamati di fede giallorossa, prima ancora che due campioni, celebrano la figura del capitano. Anzi, del Capitano. Con la C maiuscola, appunto. «Ago è la storia della Roma, la storia di questa maglia e della Società, lui è il Capitano».[...]