rassegna stampa roma

Due talenti e un padre comune: Mazzone

(Il Romanista – M.Izzi) – La prima cosa che mi viene in mente pensando a Totti e Baggio è legata alla mancata coesistenza in maglia azzurra

Redazione

(Il Romanista - M.Izzi) - La prima cosa che mi viene in mente pensando a Totti e Baggio è legata alla mancata coesistenza in maglia azzurra

. Nel 1998 e nel 2002, a dire il vero, l’occasione ci sarebbe anche stata, ma prima Maldini, poi Trapattoni, preferirono optare per il “niet”. Nel 1994, quando la stella di Baggio, da sola, rischiò di oscurare l’ intero firmamento del Brasile, Francesco era ancora alle prime armi, mentre il “Divin Codino” era nelle mani di un certo Sacchi, tecnico che voglio ricordare con le parole di Gene Gnocchi: «Sacchi mi sta antipatico, con il Milan secondo me ha vinto molto meno di quello che avrebbe dovuto. In Nazionale ha sciupato Zola e Baggio, e la sua prosopopea è l’opposto di ciò che mi piace. Nel calcio e non solo nel calcio. E’ un uomo poco equilibrato e lo si vede quando gli si accendono gli occhi e li sbarra come in trance. Negli Stati Uniti ha avuto culo».

Arrigo ebbe anche il tempo di fare qualcosina con Francesco Totti: lo chiamò, giovanissimo, per uno stage in Nazionale alla Borghesiana e come ricorda Stefano Petrucci: «Voleva chiedergli se si sentisse di giocare da esterno di centrocampo. Nel mosaico sacchiano quella è sempre stata la tessera più complicata da rintracciare. Avesse potuto, Arrigo avrebbe clonato Evani come la pecora Dolly. Provò a lungo in quel ruolo Amedeo Carboni che non era propriamente la stessa cosa: E Crippa, Eranio, Di Matteo, Conte. Provò a ripescare Donadoni nei Metro Stars di New York, si spinse a invitare Zola e Signori a cucirsi addosso quella posizione così complicata. Un bel giorno, appunto, chiamò Totti.[...]

 

La coesistenza con Sacchi finì lì, mentre nel 1998, quando una ditta di abbigliamento sportivo949 aveva già utilizzato il volto del capitano romanista per una campagna pubblicitaria a ridosso dei Mondiali, dando per scontata la sua convocazione, Maldini preferì puntare su Del Piero. Il fuoriclasse bianconero, ancora alle prese con i postumi di un infortunio, era in condizioni catastrofiche ma a Totti non rimase che passare i giorni del Mondiale ad inviare sms d’incoraggiamento al compagno di squadra Di Biagio. Nel 2002, il sogno del quarto mondiale di Roby viene ad arenarsi nella realpolitik del Trap. Insomma a rendersi fino in fondo conto della fortuna di avere un Baggio e un Totti in squadra è rimasto Carlo Mazzone, uno che per intenderci quando gli si chiede cosa consiglierebbe ad un giovane tecnico risponde: «Consigli non credo di poterne dare, un augurio però sì, quello di ritrovarsi in squadra gente come Totti e Baggio». Di Mazzone, Roby Baggio ha parlato nel libro autobiografico Una porta nel cielo: «Ho conosciuto molti allenatori. Alcuni erano bravi, altri meno. Con alcuni, la maggioranza, ho legato. Con Carletto Mazzone, l’uomo che mi sarebbe piaciuto incontrare prima, è stato feeling a prima vista (…). [...]